La lotta (ex) Gkn torna in piazza a Firenze, il corteo da Novoli. 'Siamo 15mila'
Manifestazione nazionale oggi, lanciata dai lavoratori ex Gkn, a venti mesi dai licenziamenti, e da sei mesi senza stipendio. La risposta al ministro Urso
sabato 25 marzo 2023 15:15
Dalla storia al presente: è partito dall'ex Fiat di Novoli il corteo "Giù le mani dalla Gkn". Lavoratori e lavoratrici dello stabilimento di Campi Bisenzio, a venti mesi da quelle lettere (mail) di licenziamento sono scesi ancora una volta in piazza, e hanno chiesto di farlo anche al territorio, che, come dicono sempre, non li ha mai lasciati soli.
Non lo ha fatto neanche oggi. Come il 18 settembre 2021, quando un'imponente manifestazione attraversò i viali fiorentini, su fino al piazzale Michelangelo, e di nuovo il 26 marzo 2022, con un grande corteo per il centro di Firenze, anche oggi in migliaia hanno raccolto l'appello dei lavoratori.
La manifestazione è partita poco prima delle 14.30, svoltando al ritmo dei tamburi sul Ponte di Mezzo, aperta come sempre dal Collettivo di Fabbrica, e dallo striscione rosso Insorgiamo, motto partigiano che accompagna questa lotta dal primo giorno, insieme alla bandiera Anpi della brigata partigiana Sinigaglia, che sventola in cima al corteo.
Secondo una prima stima degli organizzatori, sono 15mila le persone partecipanti.
Presente prima della partenza del corteo anche il presidente della Regione Eugenio Giani (che ha poi lasciato la manifestazione fichiato da alcuni manifestanti). Presenti anche Andrea Giorgio, assessore all’ambiente e alla transizione ecologica del Comune di Firenze, il deputato Pd, ex sindaco di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi, il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi, i consiglieri comunali fiorentini Antonella Bundu e Dmitrij Palagi di Sinistra Progetto Comune e Lorenzo Masi del Movimento Cinque stelle.
Tante in corteo le bandiere del Collettivo di Fabbrica e dei sindacati, Fiom, Cgil, Usb.
Arrivato in piazza Dalmazia il corteo si è fermato per un intervento di Firenze Antifascista. "Firenze Antifascista non poteva che fare il suo intervento in questo posto diventato, suo malgrado, un simbolo di antifascismo dopo la strage per mano fascista del 2011".
E' stata poi letta una dichiarazione di Alfredo Cospito, rilasciata in occasione di un'udienza al Tribunale del riesame di Perugia il 14 marzo.
Hanno preso la parola anche gli studenti autorganizzati fiorentini.
Qualche momento di tensione si è creato verso la fine del corteo, in prossimità della Fortezza, quando la manifestazione ha imboccato viale Strozzi, ma le forze dell'ordine si sono schierate davanti al sottopasso, perché non era previsto che il corteo passasse da lì. Dopo una fase di dialogo tra la testa del corteo e le forze dell'ordine, la polizia ha arretrato e il corteo è passato lateralmente, sul controviale, senza entrare nel sottopasso, arrivando ai giardini della Fortezza, dove si è concluso.
Questo il commento finale del Collettivo di Fabbrica: "I numeri. Non è il punto se sono 15.000 o 20.000. Siamo noi, voi, ancora dopo 20 mesi, di cui 6 senza stipendio. È un corteo preparato, preparando un piano industriale, un piano industriale preparato da un corteo, un collettivo di una fabbrica di medie dimensioni che chiama un corteo mentre non sa come pagare le bollette. È un corteo che dice al resto del mondo: se posso io, tu cosa potresti fare? È che la resistenza qua è alternativa. Sono le nostre difficoltà e debolezze, ma è anche la gioia di vedere quanto state penando ad avere ragione di noi. È continuità di mobilitazione, quella che in Italia manca da troppo tempo e le lavoratrici e lavoratori francesi ci insegnano. Con questo corteo avete assicurato ancora una volta un fatto: anche se ci sotterrassero, ormai siamo semi. È storia se storia vuoi fare. Grazie".
Lo scenario in cui si inserisce il corteo di oggi è quello di centinaia di lavoratori senza stipendio da sei mesi: la Qf Spa, che avave rilevato lo stabilimento Gkn di Campi Bisenzio, è in liquidazione da febbraio.
"Sei mesi senza stipendio e il sequestro di fatto del contratto nazionale è un precedente pericoloso per tutte le lavoratrici e i lavoratori di questo paese, nel nostro caso specifico è un modo per imporre i licenziamenti di fatto senza neanche dichiararli. Un anno e mezzo fa il fondo finanziario aveva avuto il coraggio di dichiarare i licenziamenti, oggi non hanno neanche questo coraggio, ci tengono in liquidazione, ci tengono a cuocere a fuoco lento. Cambia anche però che noi abbiamo un piano industriale, abbiamo un'idea alternativa, abbiamo aperto un crowdfunding, vorremmo fare una cooperativa, abbiamo dimostrato che abbiamo le idee e i progetti per ripartire", dice Dario Salvetti della RSU ex Gkn.
Dai lavoratori è infatti partita una campagna di crowdfunding, "Gkn for Future", sostenuta da Banca Etica, ARCI e Fridays For Future Italia, per sostenere il piano di reindustrializzazione dal basso, con cardini come produzione di pannelli fotovoltaici, batterie e cargo bike a ridotto impatto ecologico. La campagna ha toccato quota 27mila euro.
Non si fa attendere la risposta dei lavoratori alle parole di Adolfo Urso, ministro per le imprese e il made in Italy, che ieri a Firenze ha detto che per sbloccare la vicenda Gkn "è necessario che sia ritirata la procedura di liquidazione e che gli operai consentano l'accesso alla fabbrica".
"Urso fa poche dichiarazioni, alimentando la confusione - afferma la RSU ex Gkn - Dichiara che il Governo non ha strumenti: cosa non vera. Continua la logica secondo cui il Governo, per non passare da complice, preferisce passare da impotente. Dichiara che il Governo deve rispettare le regole. Non è vero: concedendo la cassa integrazione retroattiva 11ter sul 2022 ha di fatto violato le regole, prendendo una decisione politica: ha rimborsato un imprenditore per il disturbo di non aver fatto nulla. La cassa retroattiva di questo tipo apre un nuovo capitolo negli ammortizzatori sociali di questo paese: sancisce che non è necessario avere una causale chiara per avere soldi dallo Stato. Basta prendere in ostaggio un’impresa. Dichiara che lo Stato non può nazionalizzare. In verità, dati i casi storici, lo Stato non nazionalizza facendo politiche industriali attive e a beneficio della collettività, ma lo ha fatto solo quando c’è da socializzare le perdite e scaricare sulla collettività disastri industriali e bancari. Ci racconta la favola dell’investitore straniero preoccupato che non si avvicina. Come a Taranto, come a Piombino, come a Termini Imerese, come con le supercar cinesi in Emilia? Urso racconta la favola di un investitore che nemmeno esiste. Delle due cose l’una: o le sei manifestazioni di interesse giunte in Regione Toscana sono fuffa o Urso con queste sue dichiarazioni sta attivamente lavorando a farle saltare. Che intervengano le istituzioni facendo chiarezza. Urso dice che per concedere la cassa integrazione ci vuole un piano industriale e il ritiro della liquidazione: vero. Come da precedente punto, lo Stato ha concesso una cassa integrazione senza piano industriale e senza ritiro della liquidazione. Questa si chiama politica attiva del logoramento del lavoro. Urso dichiara che i lavoratori devono favorire l’accessibilità dello stabilimento. Valuteremo come procedere riguardo a queste sue dichiarazioni".
"C’è una valanga di evidenze che dimostra che lo stabilimento è perfettamente accessibile. Le schede tecniche giunte alle manifestazioni di interesse provengono dalla Regione Toscana la quale ha avuto tutto il tempo e modo di fare sopralluoghi nello stabilimento. La domanda è semplice: nel momento in cui tutte le attività di reindustrializzazione e scouting sono garantite, a cosa Urso vuole rendere accessibile lo stabilimento? C'è il rischio di una potenziale speculazione immobiliare? Faccia chiarezza. Infatti in tutte le sue dichiarazioni, come in quelle del resto della proprietà, si parla del sito come luogo fisico, inanimato. La fabbrica viene chiamata “questo sito così significativo”. La fabbrica sono gli operai che la abitano e le competenze tecniche che vi sono dentro. E Urso, paradossalmente, non nomina nemmeno gli stipendi. C’è una sentenza di tribunale, decreti ingiuntivi e pignoramenti: come si permette Urso di interagire con tale azione legale? Noi siamo legittimi socialmente, non abbiamo bisogno di appoggiarci sulle sentenze per sostenere le nostre ragioni, sebbene le confermino. Chiarisca il Ministro Urso da che parte vuole stare".
"Al Ministero dell’Immobilità del Made in Italy è andata male. C’è un piano industriale elaborato dal basso, in linea con tutti gli obiettivi dichiarati dalla Comunità Europea e, se il pubblico volesse, chiuderebbe questa partita in cinque minuti. Ognuno porta nella discussione ciò che ha e sa: Urso non è chiaramente informato non portando nulla alla discussione, il Collettivo di Fabbrica ha un piano industriale e tutti gli strumenti possibili e immaginabili. In Gkn ci sono 38.000 metri quadri, ma dubitiamo riescano a contenere il vuoto delle recenti dichiarazioni di Urso sulla nostra vicenda", conclude ma RSU.
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PERCORSO, VIABILITÀ, TRASPORTI
Questo il percorso del corteo: da viale Guidoni passerà dal Ponte di Mezzo, arriverà in piazza Dalmazia, poi via Corridoni fino al Romito, passerà dal piazzale Montelungo, farà il giro della Fortezza di lato al sottopasso (non è stato permesso di passare sotto al cavalcavia) fino ai giardini della Fortezza.
Sul fronte viabilità, saranno possibili disagi alla circolazione e al trasporto pubblico. La Polizia Municipale, impegnata con oltre 25 pattuglie, disporrà chiusure alla circolazione a monte del percorso del corteo in particolare nelle zone di viale Guidoni-via Forlanini-via di Novoli, via Mariti-piazza Dalmazia-viale Morgagni-via Corridoni e via dello Statuto-largo Martiri delle Foibe.
Previste deviazioni per il trasporto pubblico, che interesseranno le linee 2, 17, 20, 23, 28, 31, 32, 55, 56 e 57 (leggi qui per i dettagli). Per quanto riguarda la tramvia, alcune fermate della T1 saranno soppresse: dalle ore 14 fino a cessate esigenze sarà soppressa la fermata Dalmazia; dalle ore 17 fino a cessate esigenze saranno soppresse le fermate Strozzi-Fallaci e Fortezza. I passeggeri non potranno salire né scendere alle fermate limitatamente alle fasce orarie indicate. Il servizio invece sarà regolare sia sulla T1 che sulla T2, salvo imprevisti dovuti allo svolgimento della manifestazione.
Irene Grossi
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