'Giù le mani da Gkn', in centinaia davanti alla fabbrica contro lo sgombero dei materiali
L'azienda aveva annunciato l'inizio dello smobilizzo di materiali dallo stabilimento di Campi Bisenzio, ma i camion non sono arrivati
lunedì 07 novembre 2022 09:31
"Vendo ferro pago operaio". Le parole campeggiano fuori dallo stabilimento ex Gkn di Campi Bisenzio, dove questa mattina centinaia di persone si sono riunite in solidarietà ai lavoratori, contro la decisione dell'azienda di iniziare a smobilitare materiali dallo stabilimento.
Gli operai ex Gkn, insieme a lavoratori, rappresentanze sindacali, studenti e solidali, hanno riempito il piazzale davanti alla fabbrica da prima delle 8 di mattina.
Davanti ai cancelli è arrivato anche l'ex sindaco di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi, neo eletto alla Camera dei Deputati tra i banchi del Partito Democratico. Presente Antonella Bundu, consigliera comunale di Firenze del gruppo "Sinistra Progetto Comune".
L'arrivo dei camion era stato annunciato venerdì, per le 8 della mattina di oggi. La direzione aziendale di Qf, proprietaria dello stabilimento di Campi Bisenzio, aveva infatti comunicato l'inizio dei "lavori di sistemazione e smobilizzo". Ma i camion non sono arrivati.
Quello che il Collettivo di fabbrica dei lavoratori ex Gkn ha subito chiamato "l'attacco più duro e frontale che questo presidio ha subito dal 9 luglio 2021".
"Con una mail venerdì alle h 15.55 l'azienda ha comunicato l'arrivo dei camion lunedì mattina alle 8.00 per quello che è, a nostro parere, a tutti gli effetti l'inizio dello svuotamento dello stabilimento. E' evidentemente una operazione preparata da tempo, una escalation studiata a tavolino, probabilmente su diretto suggerimento di Confindustria e cogliendo l'assist del Governo del "made in Italy"", scriveva venerdì il Collettivo, che ieri ha chiamato a raccolta "tutte le realtà sociali, sindacali e politiche solidali alla lotta Gkn ad essere presenti, nelle forme e modi possibili, lunedì 7 novembre a partire dalle h 8.00 di mattina di fronte allo stabilimento Gkn".
Così si legge sui social del Collettivo di fabbrica. "Invitiamo la nostra famiglia allargata, realtà sociali, sindacali e personalità solidali, lavoratrici, lavoratori, scuole, università, artisti, ad approvare ordini del giorno, semplici messaggi social, fotografie di solidarietà alla lotta Gkn, esporre striscioni. Un solo grande messaggio: "giù le mani da Gkn", una fabbrica la cui dignità è a disposizione di un intero paese. Per la fabbrica pubblica e socialmente integrata. L’assemblea dei lavoratori Gkn chiede ad ogni organizzazione sindacale di indire azioni di sciopero utili a favorire la presenza di solidali di fronte ai cancelli Gkn a partire da domani lunedì 7 novembre e per tutto il periodo necessario a impedire il grave attacco al presidio e all’assemblea permanente dei lavoratori".
All'appello hanno risposto l’Unione Sindacale di Base, Cobas e Cub, che hanno proclamato per oggi uno sciopero per l’intera giornata delle aziende del settore privato della provincia di Firenze. "Lo sciopero eÌ indetto in solidarietaÌ con i lavoratori ex GKN e contro i processi di delocalizzazione in atto nel nostro territorio". Sono esclusi dallo sciopero i lavoratori sottoposti alla 146/90 e s.m (servizi essenziali).
Da parte sua la direzione aziendale di Qf aveva fatto sapere che lo smobilizzo avrebbe riguardato materiale inutilizzabile e rifiuti. "Tutti i materiali viaggeranno con formulari rifiuti".
Ma l'Rsu ex Gkn ribatte: "Ciò che Borgomeo chiama rottami è praticamente l'intero parco magazzino, semiassi 'eccellenza' del made in Italy, letteralmente nostro sudore, trasformati in rottame da rivendere a peso di ferro. Ciò che comincia con lo smobilizzo di questi materiali è di fatto il processo di smantellamento dello stabilimento. E tale processo non può iniziare senza alcun tipo di chiarezza sul processo di ritorno a lavoro".
Nel piazzale davanti allo stabilimento ci sono blocchi di 'rottami'. "Questa è la mostra permanente del made in Italy, che è stato trasformato in rifiuto", dice Dario Salvetti, Rsu ex Gkn. "Grazie di essere qui di lunedì mattina. Ci chiedete come va, finché siamo qua non va ne bene ne male e quando non saremo più qua sarà andata molto bene o molto male. Qua ci sono un presidio e una lotta perché manca il lavoro, non manca il lavoro perché c'è la lotta. Che qua manchi un piano industriale e che non ci sia nessuna garanzia non lo diciamo noi. Oggi non esistono ne istituzioni ne organizzazioni sindacali che diano credito a questa operazione, la cassa integrazione è stato l'INPS a non autorizzarla, non noi", continua Salvetti.
"Non permettiamo di usare parole offensive contro questo presidio che dopo 16 mesi viene ridotto a termini come abusivismo. Qua si è fatta cultura, cinema, si è parlato di transizione ecologica. Si, abbiamo fatto un bar, si, abbiamo autogestito la mensa, contro il nostro logoramento psicologico. Anche questa mattina fa parte del logoramento, hanno fatto un al lupo al lupo che poi non sbocca in nulla. È una partita a scacchi per raggiungere il nostro logoramento. Per portare fuori milioni di euro di materiali devono piegare psicologicamente trecento operai che resistono da 16 mesi. Qua si gioca una partita più generale, perché stanno provando a chiuderci ora con una nuova tecnica, per fare seguito a come chiudono le multinazionali, una chiusura per logoramento, ritirando i licenziamenti e aspettando che siano i lavorare a mollare".
"Che questa sia una partita collettiva lo dicono loro: da 16 mesi ogni volta che andiamo ad un tavolo ci dicono avete ragione ma noi, istituzioni non abbiamo gli strumenti perché il problema è più generale, per questo abbiamo detto Insorgiamo". L'azienda non si è fatta viva. "Oggi non sappiamo se verranno, ma tanto proveranno a tornare. Al momento non siamo allo scontro frontale, ma non è detto che non ci arriveremo. Finché l'assemblea approverà noi andremo avanti. Ora però abbiamo bisogno di uno sforzo ancora maggiore, non solo resistere ma anche progettare. Il territorio lo dobbiamo tenere con noi non solo con la protesta ma anche col mutualismo. Date forza alla fabbrica pubblica socialmente integrata", conclude Salvetti.
I lavoratori stanno infatti per depositare lo statuto dell'Aps "Società Operaia di Mutuo Soccorso - Soms" per realizzare i progetti della fabbrica pubblica e socialmente integrata, che probabilmente si associerà all'Arci, e potrà quindi chiedere in gestione la mensa e il bar. "Stiamo provando ad organizzare qualsiasi attività lavorativa in regime di autoproduzione e autorecupero, chiedendo l'intervento pubblico nella massima trasparenza".
Questa la nota della Fiom Cgil. "La Fiom-Cgil considera la decisione di QF di procedere, a partire dalla giornata di oggi lunedì 7 novembre, allo svuotamento dei rifiuti del materiale ferroso presenti dentro lo stabilimento, un’inutile provocazione che tende solo ad allontanare ogni possibilità di reindustrializzazione del sito. Il Dott. Borgomeo sta effettuando una grande operazione di distrazione di massa per non ammettere davanti ai lavoratori, al territorio, al Governo e alle Istituzioni, il non rispetto dell’accordo da lui stesso sottoscritto il 19 gennaio scorso presso il Ministero dello Sviluppo Economico".
"QF, per il tramite del dott. Borgomeo, preferisce indirizzare la vertenza sul terreno dell’ordine pubblico anziché ammettere davanti all’intera opinione pubblica che sia il Ministero che Invitalia non hanno considerato sostenibile e, quindi non percorribile, il contratto di sviluppo da lui stesso proposto, mancando le garanzie che l’azienda deve produrre e che sono previste proprio dalla normativa che disciplina accordo e contratto di sviluppo. Il problema perciò non è la non agibilità dello stabilimento, bensì l’inesistenza, come certificato dal Ministero, da parte di Borgomeo del piano industriale riguardante lo stabilimento di Campi Bisenzio".
"Come Fiom-Cgil ribadiamo la nostra disponibilità a confrontarci su tempi e modi per lo smobilizzo dei materiali a vario titolo, ma a fronte della condivisione di un piano industriale solido e concreto che, ad oggi, non è stato presentato alle Parti e ai Ministeri competenti, alla Regione ed a Invitalia. Come Fiom-Cgil riteniamo quella dell’azienda l’ennesima azione che tende a non affrontare i reali problemi della vertenza, nel tentativo di creare ulteriori tensioni nei confronti sia di tutti i soggetti impegnati a trovare una soluzione per il rilancio industriale del sito, sia dei lavoratori che sono in una condizione di forte preoccupazione poiché, da ormai oltre 12 mesi, non vedono prospettive per il loro futuro lavorativo. In ragione di tutto ciò la Fiom-Cgil valuterà ogni azione utile a garantire la reale reindustrializzazione del sito, confrontandosi con i lavoratori, come sempre fatto durante tutta la vertenza, a partire dai propri iscritti e dalla propria RSU", conclude la Fiom.
Irene Grossi