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Ex Gkn, arriva la procedura per la cassa integrazione. Fiom protesta: 'Non accettiamo ricatti'

I lavoratori: 'Qf minaccia la disdetta di fatto dell'accordo quadro per estorcere la firma di una cassa integrazione'

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giovedì 06 ottobre 2022 18:57

“Nella giornata di oggi, ci è pervenuta la procedura di consultazione sindacale per il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per lo stabilimento ex Gkn". E' quanto si apprende dalla nota congiunta di Simone Marinelli, coordinatore automotive per la Fiom-Cgil nazionale, e Daniele Calosi, segretario generale Fiom-Cgil Firenze, Prato e Pistoia.


"All’interno della procedura, l’azienda guidata dal dottor Borgomeo praticamente disdice unilateralmente l’accordo sottoscritto il 19 gennaio al Ministero dello Sviluppo economico, accordo approvato dai lavoratori, che prevedeva un percorso certo di rilancio industriale dell’impianto campigiano, con tempi certi di realizzazione del processo. A quasi 10 mesi di distanza da quell’accordo, nulla si è concretizzato. Consideriamo grave che l’azienda, nell’ambito della procedura di cassa integrazione pervenutaci oggi, minacci il sindacato e i lavoratori scrivendo in calce che: «[…] l’eventuale esito negativo dell’esame congiunto o l’impossibilità di definire […] un’intesa sulla realizzazione del progetto industriale, costringerebbero la società ad assumere decisioni di tutt’altro segno rispetto a quelle contenute nell’accordo quadro del 19 gennaio 2022»".

 

La risposta dei sindacati: "Non abbiamo mai accettato da nessuna nostra controparte ricatti sulla pelle dei lavoratori, non l’abbiamo fatto con Gkn prima, figuriamoci oggi col dottor Borgomeo. Pertanto come Fiom, per sederci al tavolo negoziale, chiediamo la rimozione di questa forma di ricatto esposta dall’azienda, altrimenti non aderiremo al percorso di consultazione stabilito dalla procedura".


"Sin dal primo giorno in cui è iniziata questa vertenza la Fiom, assieme alla sua Rsu e ai lavoratori, ha avuto e continua ad avere un unico obiettivo: la ripresa produttiva dello stabilimento. Se la direzione aziendale di QF pensa di poter scaricare sui lavoratori e sulla Fiom le proprie responsabilità, noi non ci stiamo. Invitiamo pertanto tutti i soggetti firmatari dell’accordo del 19 gennaio a favorire tra le parti un clima volto al raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo dati tutti firmando quell’accordo, ovvero la reindustrializzazione del sito e la ripresa dell’attività lavorativa di tutti gli occupati. Noi siamo per i fatti, non per i ricatti!”.

 

Interviene anche il Collettivo di Fabbrica. "Qf minaccia la disdetta di fatto dell'accordo quadro. Minaccia che viene agita praticamente per estorcere la firma di una cassa integrazione in deroga e retroattiva (che va a coprire i mesi già passati). La novità può stupire solo chi non ha capito il gioco in atto: arrivare a una trattativa con lo stabilimento sull'orlo del baratro. Questa formulazione scritta, tuttavia, ufficializza un approccio incredibile e inaccettabile che farebbe saltare in aria qualsiasi rapporto tra le parti".

 

"Questo tra l'altro avviene in un momento in cui Confindustria nazionale ha preso in mano la trattativa. Lecito pensare quindi che Confindustria stessa sia compartecipe di questa impostazione. Se così fosse, questa volta lo squalo non è un britannico fondo inglese ma una italica associazione datoriale. Naturalmente Confindustria è libera di prendere le distanze in qualsiasi momento da questa impostazione e smentire ogni nostra ipotesi. Non sappiamo quale sia l'opinione e il grado di coinvolgimento in questa impostazione da parte del Governo, vecchio o nuovo che sia. Quello che è certo è che il non intervento delle istituzioni nel porre un limite a questa continua telenovela, sta evidentemente e deliberatamente provocando gli animi di trecento famiglie e di un intero territorio", conclude il Collettivo dei lavoratori.

 

 

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