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Crollo via Mariti, il corteo nel quartiere: 'Facciamoci un parco, basta morti sul lavoro'

Ad aprire la manifestazione è il grande striscione 'No Esselunga si parco'. La sosta davanti al luogo della strage

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sabato 23 marzo 2024 18:37

"Le nostre vite valgono più dei vostri profitti". Sono le parole scritte su uno striscione appeso davanti all'Esselunga di via di Novoli, il luogo scelto oggi come partenza del corteo che vorrebbe veder sorgere un parco al posto della struttura commerciale di via Mariti, a poco più di un mese dal crollo nel cantiere dove il 16 febbraio hanno perso la vita cinque operai.


"Facciamoci un parco". E' questa infatti la proposta del comitato che ha organizzato la manifestazione, l'Assemblea 16 febbraio, così come altri momenti di riflessione e protesta in queste settimane, lanciando anche una raccolta firme proprio per chiedere che nel luogo del crollo venga creato un parco pubblico intitolato alle cinque persone che hanno perso la vita.
 

Il corteo si è mosso da via di Novoli poco dopo le 16, diretto in via Mariti, dove ha fatto una sosta davanti al luogo della strage. Sulla recinzione dal cantiere, dove sono ripresi gli interventi sulle opere pubbliche esterne al cantiere interessato dal crollo, i partecipanti hanno appeso il grosso striscione con le parole "Facciamoci un parco". Il corteo è passato poi da piazza Dalmazia, piazza Tanucci e via Milanesi, per terminare in piazza Leopoldo.


Ad aprire la manifestazione è il grande striscione "No Esselunga si parco", e subito dietro un lenzuolo rosso che recita "Basta morti sul lavoro". Sono centinaia le persone presenti, tra cui una rappresentanza delle organizzazioni sindacali Usb e Si Cobas, e i lavoratori del Collettivo di fabbrica Gkn. 


"Questa manifestazione è stata indetta dall'assemblea 16 febbraio, che è nata letteralmente su un marciapiede, due giorni dopo la strage operaia. Si sono trovati tanti cittadini e cittadine, realtà sociali, politiche, pieni di dolore e rabbia - dice al microfono uno degli organizzatori del corteo - Fondamentalmente abbiamo detto che questa volta non avresarebbe bbe finita lì, che avremmo tenuto una porta aperta al nostro dolore e alla nostra rabbia, che i minuti di silenzio e dire mai più morti non ci basta più. Ci siamo detti che dobbiamo rompere le catene dello sfruttamento. Abbiamo pensato che un parco pubblico dove è avvenuta la strage, al posto del centro commerciale, sia la risposta migliore per continuare a tenere aperta questa porta, perché la memoria della strage rimanga nel tempo, e diventi centrale questo parco per le vite del quartiere e dei suoi abitanti ma anche per la lotta contro lo sfruttamento. Ci fa piacere non essere soli, ma vedere una moltitudine di cittadine e cittadini con noi, ci sono realtà sociali, sindacali e politiche che interverranno. Vogliamo parlare di condizioni di lavoro, appalti, lavoro nero, controlli che amcnano, di lavori interinali, di precariato. E di questo quartiere che vede la più alta concentrazione di centri commerciali. È un territorio in cui interi pezzi vengono privatizzati, sfruttati per il profitto privato e tolti agli abitanti. Parleremo della risposta che sta dando il Comune che non va nella direzione giusta".


Queste le posizioni dell'Assemblea: "Facciamoci un parco perché l’ennesimo, gigantesco e inutile centro commerciale non ci serve e non lo vogliamo. Facciamoci un parco perché noi in un supermercato edificato sul sangue di cinque persone non spenderemo mai un centesimo. Facciamoci un parco perché rivogliamo i nostri spazi di socialità e solidarietà, un cuore verde dove respirare nel nostro quartiere e lasciar correre lÉœ nostrÉœ bambinÉœ. Facciamoci un parco perché gli spazi pubblici ci appartengono e siamo stufÉœ di vederli svendere ai privati. Le nostre vite contano più dei vostri profitti! Facciamoci un parco che sia pubblico e tutto nostro, perché delle misere opere compensative di Esselunga non ce ne facciamo niente. Facciamoci un parco perché i cinque operai morti non siano mai dimenticati, perché i loro nomi siano incisi per sempre su una targa a ricordarci il costo inaccettabile della ricerca del profitto per il profitto. Facciamoci un parco per Taoufik Haidar, Luigi Coclite, Mohamed Toukabri, Mohamed El Farhane, Bouzekri Rahimi e per tutte le persone che ogni anno muoiono di lavoro nel nostro Paese".

 

 

Irene Grossi

 

 

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