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Firenze, al cantiere di via Mariti il presidio dei sindacati contro le morti sul lavoro. Sul palco il fratello di una delle vittime

In migliaia al presidio nel giorno dello sciopero nazionale. Presenti i segretari nazionali di Cgil e Uil Landini e Bombardieri

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mercoledì 21 febbraio 2024 17:35

Si è aperto con un minuto di raccoglimento il presidio organizzato fuori dal cantiere di via Mariti da Cgil e Uil. Un lungo serpentone di persone 'accerchia' quel cantiere dove hanno perso la vita cinque persone, e dove tre sono rimaste ferite. Il corpo dell'ultimo operaio vittima del crollo di venerdì è stato estratto dalla macerie alle 23 di ieri sera, dopo oltre 100 ore di lavoro senza sosta dei vigili del fuoco.
 

Oggi fuori da quel cantiere ci sono molti garofani bianchi, portati dai manifestanti, che numerosi stanno partecipando al presidio sindacale in occasione dello sciopero nazionale contro le morti sul lavoro.
 

Al presidio sono presenti anche i segretari nazionali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, che hanno lasciato due mazzi di gigli bianchi fuori dal cantiere. Presenti anche il sindaco di Firenze Dario Nardella e il deputato Pd Emiliano Fossi. 
 

"E' un modello, un sistema che non funziona, un modello di funzionamento delle imprese, del mercato, che ha messo al centro i profitto fine a se stessa e che ha fatto leggi che permettono il subappalto a cascata, che permettono contratti diversi. Va proprio cambiato tutto il meccanismo ed è necessario a partire dai cantieri privati introdurre le stesse norme che ci sono nel pubblico, e allo stesso tempo bisogna introdurre la patente a punti, che vuol dire che certe imprese che non rispettano le norme non devono lavorare, e vorrei ricordare che questa impresa è la stessa che a Genova in un cantiere analogo per Esselunga aveva già fatto disastri, per fortuna non c'erano stati morti ma c'erano stati infortuni. Ci fosse stata la patente a punti questa azienda non avrebbe più potuto lavorare perché non aveva rispettato le norme e le regole. Così come qui siamo di fronte a lavoratori migranti che sono morti, in nero, quindi si pone anche il tema di  cancellare la legge Bossi Fini e da un certo punto di vista di affrontare in modo diverso questa situazione. Per noi non è sufficiente un incontro a Palazzo Chigi, ci vuole una vera e propria trattativa che si conclude quando si saranno risolti questi problemi e si saranno fatte queste modifiche. Basta chiacchiere e basta impegni a parole sulla carta o pacche sulla spalla" ha detto Landini.
 

Tra la folla qualcuno alza cartelli con scritto "Vogliamo un parco".
 

In alto, appeso ad una terrazza che affaccia sul cantiere, campeggia lo striscione dei sindacati: "Sicurezza: il cuore del lavoro". Un altro recita: "Basta cordoglio".
 

Presente anche l'Imam di Firenze Izzedin Elzir "I familiari hanno deciso che appena le salme saranno liberate dalla magistratura di riportare i loro cari a casa in Marocco e Tunisia, e stiamo lavorando per fare tutto questo nella maniera più veloce possibile. Queste persone non erano invisibili, vivevano tra noi, lavoravano, andavano al supermercato, avevano una casa, a volte siamo noi che non vogliamo vedere l'altro. Abbiamo bisogno di tornare a scoprire la nostra umanità, scoprire che dietro alle costruzioni e alle fabbriche ci sono persone come noi e togliere i pregiudizi che abbiamo verso l'altro". 

 

"Lo diciamo con tanta rabbia, basta, non vogliamo più contare i morti. Il ministro del lavoro in prefettura aveva espresso i suoi dubbi sul fare qui questa manifestazione. Caro ministro, i nostri lavoratori e le nostre laboratrici hanno queste immagini nel cuore, lei le tenga nella coscienza", inizia così l'intervento dal palco di Bombardieri. 

 

L'intervento conclusivo dal palco è del segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini. 

 

"I dati che ci arrivano da tutta Italia, dai luoghi di lavoro sia metalmeccanici che edili è di una grande adesione allo sciopero di oggi, e questa è la migliore risposta che poteva e doveva esserci. Ma noi dobbiamo qui, insieme, davanti a questo cantiere, prenderci un impegno". 

 

Il Governo ha convocato a Palazzo Chigi, lunedì 26 febbraio, le rappresentanze sindacali e datoriali per un incontro sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. 

 

"Lunedì, quando il governo ha scelto di convocarci - continua Landini - dovremo dire che di parole, di chiacchiere, di impegni, non ne vogliamo più accettare, è il momento di atti, di cose concrete e di prendere decisioni, e fino a quando queste decisioni e questi accordi non vengono fatti, noi non possiamo né fermarci né stare a guardare. Sono già successe tragedie, addirittura oggi altre due persone sono morte sul lavoro e c'è un ferito grave. Siamo di fronte ad una strage che continua. Quando abbiamo discusso coi compagni Cgil di Firenze abbiamo pensato che non dobbiamo fermarci ai morti che ci sono stati ma alle ragioni che lo hanno prodotto. Questo cantiere è lo specchio del modello di funzionamento dell'impresa e dell'economia che oggi in Italia sta venendo avanti. Ben quattro dei cinque morti sono migranti, dobbiamo continuare a raccontarci che dobbiamo chiudere le frontiere o è il momento di cancellare la Bossi Fini che costringe le persone ad essere clandestine. Se c'è lavoro nero non è colpa di chi è costretto ad accettare questo ricatto, c'è un imprenditore che ti lavorare in nero, la responsabilità è di imprenditori che possono più essere chiamati imprenditori quando non rispettano le leggi. Ci vuole una patente a punti, un'azienda che non rispetta le regole non deve più lavorare e non deve più essere messa nelle condizioni di partecipare agli appalti. Mi aspetto che lunedì questa richiesta non sia solo del sindacato, mi aspetto che le associazioni imprenditoriali assieme a noi chiedano la stessa cosa". 

 

"I morti non stanno avvenendo solo nei cantieri, avvengono nei trasporti, nella logistica, avvengono nelle aziende metalmeccaniche, come è avvenuto qui alla povera Luana. È il momento non solo nella rabbia ma di assumere l'impegno che a partire da oggi non abbiamo più intenzione di fermarci. L'ultima volta che ci hanno convocato a Palazzo Chigi ci fanno parlare cinque minuti e ci salutano. Noi questo film non vogliamo più vederlo. Il subappalto a cascata è una bugia che ce lo chiede l'Europa, ha voluto reintrodurlo questo Governo e va cancellato, c'è una cosa molto semplice da fare, estendere a tutti i cantieri privati tutte le regole che siamo riusciti a conquistare nel pubblico". 

 

"La Uil ha lanciato la campagna zero morti sul lavoro. Non deve rimanere lo slogan della UIL ma di tutto il mondo del lavoro. Facciamolo diventare questo un elemento di campagna generale, tutti insieme questo obiettivo dobbiamo assumerlo e praticarlo. Quando continuano a morire tre persone al giorno allora dobbiamo fare più di quello che stiamo facendo. Dobbiamo rimettere al centro salute e sicurezza come elemento non mediabile. Lo dico al Governo, se lunedì non inizia una strada nuova e non si trovano soluzioni, noi non ci fermiamo e andiamo avanti usando tutti gli strumenti a nostra disposizione, fino ad arrivare a manifestare a Roma tutti insieme per dire basta a questa situazione", conclude Landini. 

 

Sale sul palco anche Sarhan, il fratello di Mohamed Toukabri, uno degli operai che ha preso la vita nel cantiere. "Sono venuto qui per riportare la salma di mio fratello in Tunisia, sto aspettando da sabato. Tutta la mia famiglia sta aspettando lì. Quanto ci vorrà? Quanto dobbiamo aspettare per fargli un funerale?". 

 

Una donna dal presidio lascia un fiore a Sarhan. "Ho lasciato il mio lavoro e sono venuto da Napoli per prendere la salma di mio fratello - aggiunge Sarhan Toukabri - Aveva il permesso di soggiorno, stava lavorando regolarmente, aveva anche il contratto. Mio fratello era in Italia dal 1990. Non cosa è successo, chi sia il colpevole, vorrei saperlo anche io, ci vuole più sicurezza per non fare succedere queste cose né agli stranieri né agli italiani". 

 

"Dobbiamo raccogliere tutte le energie da tutte le realtà che sono coinvolte in questa battaglia - ha detto il sindaco Nardella dopo il presidio - Dobbiamo lavorare tutti insieme, per davvero, senza passerelle e senza formalità sbrigative, perché questa è l'ultma volta che ci viene concessa dall'opinione pubblica, che è stanca e stufa di parole di indignazione a cui non seguono mai fatti e mai impegni concreti. Sono emerse tante proposte per questo luogo, credo che questo sentimento di trasformare una ferita così profonda come questo cantiere in qualcosa di importante che trasmetta un messaggio positivo, qualcosa che conservi la memoria di ciò che è successo per sempre penso sia un desiderio sano da raccogliere, ovviamente dobbiamo capire come, ma noi come amministrazione comunale non ci tiriamo indietro, come ha detto anche l'assessore Sara Funaro nel raccogliere l'idea di Padre Bernardo Gianni. Siamo pronti a fare la nostra parte, sapendo che è un cantiere privato, è una proprietà privata, ma col passare dei giorni potremmo trovare ua strada, perché quella che è una ferita diventi un simbolo di risposta, di battaglia per la vita".

 

 

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