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Gkn, dalla fabbrica la manifestazione nazionale: in migliaia al grido di 'Insorgiamo'

La mobilitazione indetta dai lavoratori davanti allo stabilimento di Campi Bisenzio

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sabato 24 luglio 2021 09:52

Scritta di bianco sul grande striscione rosso, è la parola "Insorgiamo" a campeggiare in testa al corteo, davanti ai cancelli della Gkn. È da lì che è partita il 9 luglio scorso, è da lì che parte oggi. 

 

Il Collettivo di fabbrica apre il corteo, ma non è solo: ci sono studenti, lavoratrici, lavoratori, pensionati. Da tutta la Toscana, e da molte città italiane, da Parma, da Bologna, da Trieste. Migliaia, oltre cinquemila, le persone presenti. 

 

Il concentramento davanti ai cancelli è iniziato dalle 9, e ha continuato ad allargarsi, con il traffico in zona che piano piano ha iniziato a bloccarsi. Alle 10.30, tra il suono dei tamburi e i colori dei fumogeni, il corteo inizia a muoversi. Dai cancelli della Gkn, verso la zona industriale circostante. In testa ci sono lavoratori e lavoratrici Gkn. 

 

Loro, quei cancelli non li hanno mai lasciati, e oggi la protesta parte proprio qui. Oggi, sabato 24 luglio, è il giorno della manifestazione nazionale. Oggi, il grido 'Insorgiamo' si allarga, così come vogliono i lavoratori e le lavoratrici Gkn, che vogliono scendere in piazza per tutti i lavoratori a rischio licenziamento.

 

"Il nostro slogan non è soltanto “la Gkn, non si tocca”, ma il motto che viene dalla Resistenza fiorentina: “Insorgiamo”. Perché i periodi bui capitano nella storia, ma prima o poi vengono spazzati via da un moto di indignazione e dalla sensazione che improvvisamente pervade la società che “così non si può andare avanti”, l'appello giorni fa del Collettivo di fabbrica che ha lanciato la manifestazione nazionale, dopo lo sciopero metropolitano che lunedì ha portato migliaia di persone in piazza Santa Croce a Firenze. La mobilitazione stavolta è proprio a Campi Bisenzio, davanti ai cancelli dello stabilimento di cui è stata annunciata la chiusura il 9 luglio. Il giorno in cui i 422 lavoratori (ma i posti di lavoro in ballo sono molti di più), hanno saputo che sarebbero stati licenziati. 

 

Dallo sgomento alla lotta, una lotta che è stata accompagnata da un bagno di solidarietà con cui il territorio ha abbracciato il presidio permanente degli operai, un bagno che però ha bisogno di non prosciugarsi. "Abbiamo bisogno che la solidarietà nazionale che abbiamo ricevuto si concretizzi in persone in carne ed ossa, in una manifestazione nazionale da tenersi di fronte alla fabbrica".
 

Il corteo ha attraversato tutta la zona industriale di Capalle, fino alla sopraelevata dell'autostrada. Un lungo serpentone composto da migliaia di persone. Parlano rappresentanti di realtà locali come il Cartonificio fiorentino e la Qualità e Servizi, ma anche dipendenti comunali di Milano, di un ospedale di Bergamo, rappresentanti dei lavoratori di Alitalia, di Poste Italiane. Dalle fabbriche lungo il corteo i lavoratori escono a salutare i manifestanti, tra gli applausi. 

 

"Si perde sempre, tranne quella volta che si vince", "Nessuno ferma la lotta operaia", "Non c'è resa non c'è rassegnazione ma solo tanta rabbia che cresce dentro me", i cori accompagnano tutto il corteo, fino al ritorno davanti ai cancelli dello stabilimento, intorno alle 12.30. Al corteo hanno partecipato anche il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi e il presidente della Regione Eugenio Giani.

 

A chiudere la mattinata è l'intervento di Dario Salvetti, lavoratore Gkn delegato Fiom e Collettivo di fabbrica. "Vorrei che sia chiaro che chi ha lottato durante il primo lockdown per essere mesi a casa in sicurezza, ci pesa molto aver dovuto organizzare una manifestazione a tappe sapendo che potremmo ammalarci o contribuire alla crescita dei contagi. Ma noi siamo in questa situazione perché qualcuno ha deciso che una misura pandemica dovesse finire. Non accettiamo la sospensione unilaterale dei diritti sostanziali in nome della pandemia. Se le aziende possono licenziare, allora i lavoratori e le lavoratrici possono mettersi in assemblea permanente e fare cortei, altrimenti si fa un utilizzo unilaterale della pandemia".


"Avevamo bisogno di guardarvi negli occhi, e sappiamo che siamo solo la punta. Siete chiamati a testimoniare il fatto che questa azienda è di fatto adesso in mano ai lavoratori. La proprietà ha lavorato per un anno per chiuderla, mentendo anche ai propri dirigenti, non è interessata a questa azienda, noi invece la abbiamo costruita, e potremmo fare ripartire la produzione in qualsiasi momento. Quando venite qui ci chiedete come stiamo, come volete che stiamo? Siamo qui, in piedi, come qualcuno che ha preso una tranvata in faccia e ha ancora i lividi, ma è in piedi. Ci guardiamo per capire se ce la facciamo, se qualcuno cederà, abbiamo tanta adrenalina, che a volte cala. Ma vi chiediamo, voi come state? Noi fino al 22 settembre abbiamo lo stipendio, poi ci saranno tfr, accordi, ma chi ci domanda come stiamo, magari sta messo peggio di noi, magari chi è qui con noi adesso ha il contratto in scadenza, magari il giornalista che ci intervista lavora a cottimo a 5 euro al pezzo. Non ci sembra che nessuno stia bene. Ma allo stesso tempo stiamo benissimo, perché abbiamo la dignità e la testa alta. Ci chiedete dove vogliamo andare. Per noi è chiaro che questa è una vertenza nazionale e politica. Quando il governo continuerà a scappare, e noi vi riconvocheremo, ci sarà la benzina per partire? Questo è il senso della parola Insorgiamo".


"Vogliamo che siate testimoni di una operazione vile. Chiude la fabbrica, tutti dicono Gkn non si chiude, ma questo non si tramuta in nulla di concreto, quelle 500 persone vengono lasciate lì, e piano piano quelle persone prese dalla stanchezza, se la voteranno da sole la chiusura della fabbrica, accettando quei quattro soldi. Così tutti diranno che ce la siamo chiusi da sola, sarà il delitto perfetto".


"A livello comunale abbiamo avuto parole e fatti, a livello regionale abbiamo avuto le parole e aspettiamo i fatti, dal Governo non abbiamo avuto né parole né fatti. Il Governo ha la stessa posizione di Melrose, sta pensando a come riscrivere la mail di Melrose. Una mail con cui hanno disvelato la loro natura. Noi quella mail vogliamo rimandarla al mittente. Guardiamoci negli occhi. Noi vinciamo se tutti cessiamo di essere minoritari, abbiamo un presente e un futuro da giocare, che si gioca oggi, trasformando questa lotta in una leva per cambiare i rapporti di forza del paese. Si perde sempre tranne quella volta che si vince. Le vittorie sono rare, costano fatica perché cambiano la storia. Noi siamo il villaggio di Obelix, ma sarebbe il caso di riconquistare la Gallia. Questo vi stiamo chiedendo".  

 

Irene Grossi

 

 

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