Centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, Mattarella a Barbiana
'Una guida per i giovani'
sabato 27 maggio 2023 14:08
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto oggi, sabato 27 maggio, alla cerimonia in occasione del centenario della nascita di don Lorenzo Milani che si è svolta a Barbiana, nel comune di Vicchio.
Prendendo la parola Mattarella ha detto: "Ricordiamo oggi, nel centenario della nascita, don Lorenzo Milani. È stato anzitutto un maestro. Un educatore. Guida per i giovani che sono cresciuti con lui nella scuola popolare di Calenzano prima, e di Barbiana poi. Testimone coerente e scomodo per la comunità civile e per quella religiosa del suo tempo. Battistrada di una cultura che ha combattuto il privilegio e l’emarginazione, che ha inteso la conoscenza non soltanto come diritto di tutti ma anche come strumento per il pieno sviluppo della personalità umana. Essere stato un segno di contraddizione, anche urticante, significa che non è passato invano tra di noi ma che, al contrario, ha adempiuto alla funzione che più gli stava a cuore: far crescere le persone, far crescere il loro senso critico, dare davvero sbocco alle ansie che hanno accompagnato, dalla scelta repubblicana, la nuova Italia."
"Don Lorenzo avrebbe sorriso di fronte a una rappresentazione come antimoderno, se non medievale, della sua attività. O, all’opposto, di una sua raffigurazione come antesignano di successive contestazioni dirette allo smantellamento di un modello scolastico ritenuto autoritario. Nella sua inimitabile azione di educatore - e lo possono testimoniare i suoi “ragazzi” – pensava, piuttosto, alla scuola come luogo di promozione e non di selezione sociale. Una concezione piena di modernità, di gran lunga più avanti di quanti si attardavano in modelli difformi dal dettato costituzionale."
"Era stato mandato qui a Barbiana, come sappiamo, in questo borgo tra i boschi del Mugello - con la chiesa, la canonica e poche case intorno - perché i suoi canoni, nella loro radicalità, spiazzavano l’inerzia. La sua fede esigente e rocciosa, il suo parlare poco curiale, i suoi modi, a volte impetuosi, lontani da quelli consueti, destavano apprensione in qualche autorità ecclesiastica. In tempi lontani dalla globalizzazione e da internet, da qui, da Barbiana - allora senza luce elettrica e senza strade asfaltate - il messaggio di don Milani si è propagato con forza fino a raggiungere ogni angolo d’Italia; e non soltanto dell’Italia.Don Milani aveva una acuta sensibilità circa il rapporto - che si pretendeva gerarchico - tra centri e periferie." ha continuato il Presidente della Repubblica.
"Come uscire da una condizione di emarginazione? Come sollecitare la curiosità, propulsore di maturità? Come contribuire, da cittadini, al progresso della Repubblica? Il motore primo delle sue idee di giustizia e di uguaglianza era appunto la scuola. La scuola come leva per contrastare le povertà. Anzi, le povertà. Non a caso oggi si usa l’espressione “povertà educativa” per affermare i rischi derivanti da una scuola che non riuscisse a essere veicolo di formazione del cittadino. La scuola per conoscere. Per imparare, anzitutto, la lingua, per poter usare la parola. Il mondo - diceva don Milani - si divide in due categorie: non è che uno sia più intelligente e l’altro meno intelligente, uno ricco e l’altro meno ricco. Un uomo ha mille parole e un uomo ha cento parole”.
"Si parte con patrimoni diversi. Da questa ansia si coglie il suo grande rispetto per la cultura. La povertà nel linguaggio è veicolo di povertà completa, e genera ulteriori discriminazioni. La scuola, in un Paese democratico, non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l’eliminazione di ogni discrimine. “Lettera a una professoressa”, scritta con i suoi ragazzi mentre avanzava la malattia - che lo avrebbe portato via a soli 44 anni - è un atto d’accusa, impietoso, di tutto questo. “Lettera a una professoressa” ha rappresentato una lezione impartita a fronte delle pigrizie del sistema educativo e ha spinto a cambiare, ha contribuito a migliorare la scuola nel mezzo di una profonda trasformazione sociale del Paese. Ha aiutato a comprendere meglio i doveri delle istituzioni e ha sollecitato a considerare i doveri verso la comunità. La scuola è di tutti. La scuola deve essere per tutti."
"La scuola di Barbiana durava tutto il giorno. Cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri. Cercava di instaurare l’abitudine a osservare le cose del mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere qualcuno a tacere, tanto meno – vorrei aggiungere -un libro o la sua presentazione. Insomma, invitava a saper discernere."
"Un grande italiano che, con la sua lezione, ha invitato all’esercizio di una responsabilità attiva. Il suo “I care” è divenuto un motto universale. Il motto di chi rifiuta l’egoismo e l’indifferenza. A quella espressione se ne aggiungeva un’altra, meno conosciuta. Diceva: “Finché c’è fatica, c’è speranza”. La società, senza la fatica dell’impegno, non migliora. Impegno accompagnato dalla fiducia che illumina il cammino di chi vuole davvero costruire. E don Lorenzo ha percorso un vero cammino di costruzione. E gli siamo riconoscenti." ha concluso Sergio Mattarella.
Alla cerimonia erano presenti Filippo Carlà Campa, Sindaco di Vicchio, Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana , Agostino Burberi, ex allievo, Presidente della Fondazione don Milani. Presenti anche Yasmine Laktaoui, studentessa della scuola milaniana di Calenzano e volontaria educatrice, S.Em. Rev.ma il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Rosy Bindi, Presidente del Comitato nazionale per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani.
Il presidente della Regione Eugenio Giani ha ricordato che il prete fiorentino “pur provenendo da una famiglia agiata, fece la scelta coraggiosa di dedicarsi al sacerdozio per portare il suo servizio ai più bisognosi, compiendo così un percorso che possiamo definire rivoluzionario e contribuendo, come pochi altri nel secolo XX, alla crescita culturale, civile e religiosa del nostro Paese. E la presenza del Presidente Mattarella è la più evidente dimostrazione dell’importanza di questa figura”.
“Don Milani – ha proseguito il presidente - ha contribuito alla maturazione di valori e principi che ora ci appaiono più comprensibili, proprio perché lui li coltivò contro ogni ostacolo. Qui a Barbiana, con la sua scuola e poi con ‘Lettere ad una Professoressa’, costruì una nuova pedagogia sintetizzata nella straordinaria frase ‘Se si perde gli ultimi, la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati’”.
Giani ha concluso ricordando che “per noi toscani don Milani, come il Sindaco Santo Giorgio La Pira, sono straordinarie figure morali e politiche che vivono tutt’ora in mezzo a noi, personalità che hanno forgiato l’identità della nostra Regione che ha sempre fatto di quel suo motto ‘I Care’ un caposaldo dell’agire quotidiano”.
Presente anche il sindaco di Firenze e della Città Metropolitana, Dario Nardella: “Per noi è un giorno indimenticabile. Celebrare con il Capo dello Stato questa ricorrenza è il modo migliore per rinnovare l’impegno di tutti noi ad investire sempre di più sulla scuola. In Italia ci sono ancora troppe Barbiana: noi dobbiamo continuare a coltivare il messaggio di Don Milani e dare la parola a tanti ragazzi. La nostra città in questi anni ha dato supporto a tantissimi ragazzi svantaggiati, con l’intervento di tanti volontari e con un impegno vero, forte, del mondo della scuola. Stiamo inoltre facendo molti investimenti sulla scuola, una delle cose di cui sono più orgoglioso, con i soldi del Pnrr: costruiremo tre nuovi nidi, tre scuole dell’obbligo, due scuole superiori. Noi siamo qui oggi a testimoniare che il messaggio di Don Milani è più vivo che mai”.
“È stata una cerimonia emozionante, un onore averla potuta celebrare alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che rende omaggio e giustizia all'opera di don Lorenzo” ha aggiunto l’assessora Giuliani. “Il Comune di Firenze insieme al Comitato Nazionale guidato da Rosy Bindi, sta lavorando ad un ricco programma che durerà tutto l'anno. Fare memoria vuol dire tornare al cuore, unire il sentimento al fare, rivivere le emozioni per tramandarle. Superare le disuguaglianze oggi e ancor più urgente ed attuale".