Lavoro, lo studio Cgil: 'Lo stipendio è sempre lo stesso e a fine mese non ci arrivi'. Landini a Firenze per lo sciopero
In crescita polarizzazione del lavoro e fatica economica delle famiglie, tra precarietà, perdita di potere d’acquisto e rinunce
giovedì 27 novembre 2025 10:59
In Toscana crescono la polarizzazione del lavoro e la fatica economica delle famiglie, tra precarietà, perdita di potere d’acquisto e rinunce anche sui bisogni essenziali: sono alcuni dei contenuti dello studio “Noi e il denaro nel tempo” realizzato da Ires Toscana sulla base di dati fiscali di Caaf Cgil Toscana.
Ires Toscana, Cgil Toscana e Caaf Cgil Toscana hanno messo in piedi da qualche mese un Osservatorio permanente sui redditi individuali e sulla condizione economica delle famiglie toscane. L’ultimo approfondimento dell’Osservatorio, chiamato “Noi e il denaro nel tempo”, mette in luce un dato chiaro: la società toscana è sempre più divisa tra chi riesce a mantenere un livello economico stabile e chi, invece, deve ogni giorno fare i conti con la precarietà, la perdita di potere d’acquisto e la rinuncia a bisogni essenziali.
L’indagine, curata da Ires con il ricercatore Andrea Cagioni e il coordinamento del presidente Maurizio Brotini, Alessandra Coli e Veronica Dorgali, si basa su 100 interviste condotte tra giugno e agosto 2025 negli sportelli Caaf Cgil dell’area fiorentina e pratese, allo scopo di comprendere come le famiglie toscane percepiscono la propria condizione economica tra passato, presente e futuro, incrociando dati quantitativi e testimonianze dirette.
L’indagine si inserisce in un più ampio progetto di ricerca che utilizza i dati fiscali e Isee raccolti dai centri Caaf Cgil Toscana per costruire una base informativa solida e rappresentativa della condizione economica delle famiglie toscane. L’obiettivo è offrire strumenti di analisi utili alla riflessione sindacale e alle politiche sociali regionali, mettendo in luce come cambiano nel tempo redditi, patrimoni e percezioni di sicurezza economica.
Dallo studio emerge una polarizzazione del lavoro dipendente: cresce la distanza tra lavoratori stabili, con contratti a tempo indeterminato in aziende medio-grandi e ben retribuite, e lavoratori precari o part-time involontari. I primi godono di redditi integrativi e sicurezza economica; i secondi vivono condizioni di fragilità e incertezza. Secondo lo studio, oltre la metà dei lavoratori e delle lavoratrici intervistati si trova in condizioni di lavoro non standard (contratti a termine o part-time involontario). Molti ammettono di non riuscire più a “fare quadrare i conti”: “Uno stipendio mi entra, ma con tutte le cose da pagare non arrivo a fine mese” – racconta una commessa quarantenne. “Se non ci fosse Caritas, noi non si andrebbe avanti”, aggiunge un giovane disoccupato di 29 anni.
La precarietà contrattuale e la riduzione del potere d’acquisto creano una diffusa sensazione di vulnerabilità: “Mi tocca prendere psicofarmaci, ho paura di non farcela”, confida un operaio di 48 anni. “Non riesco più ad andare dal dentista o a fare visite preventive: tutto è diventato un lusso”, spiega una docente precaria di 58 anni.
Il 55% del campione ha dichiarato di aver ridotto o tagliato spese per bisogni essenziali, come salute, alimentazione o tempo libero. “Prima andavo in vacanza due volte l’anno, ora una settimana sola. Compro le scarpe solo quando sono distrutte”, dice una dottoressa fiorentina. “Persino il taglio dei capelli è diventato un sacrificio”, racconta un’assistente familiare di 39 anni. “Ho rinunciato a curarmi e anche a cercare di avere figli, non ce la faccio”, confessa una commessa quarantenne.
La soddisfazione media per la propria situazione economica attuale si ferma a 6,05 su 10, ma scende a 5,13 nel confronto con il 2022. Quasi tutti gli intervistati indicano l’aumento del costo della vita come causa principale del peggioramento; gli incrementi salariali e pensionistici sono giudicati inadeguati perché non compensano l’inflazione. Molti dichiarano che “con 50 euro non si riempie più il carrello della spesa come prima”. C’è poi la questione delle differenze di genere: le donne riportano livelli di soddisfazione mediamente inferiori agli uomini, sia nel presente che nel confronto con il passato. “Nel 2022 riuscivo a mettere qualcosa da parte, ora no. I risparmi si stanno erodendo”, spiega un cuoco comunale di 52 anni. “Pigliavo meno ma stavo meglio. Ora ho più stipendio, ma arrivo a fine mese col fiato corto”, commenta un’impiegata comunale di 46 anni.
Accanto a chi vive difficoltà, una minoranza (circa il 20%) racconta esperienze positive: “Ho avuto promozioni e aumenti salariali, la mia situazione è migliorata”, afferma un quadro del settore energetico. “Mi ritengo fortunato: buone condizioni di lavoro, welfare aziendale e sindacato presente fanno la differenza”, racconta un impiegato metalmeccanico di 54 anni.
Alla domanda su come vedono il futuro, il 39% degli intervistati parla di “stabilità”, ma i pessimisti (33%) superano gli ottimisti (28%). Paure legate all’inflazione, alle guerre e alla precarietà lavorativa condizionano la fiducia nel futuro. “Spero di stare come ora, ma il mondo va in una direzione orribile”, dice un pensionato di 68 anni. “Non so se tra un anno riuscirò a pagare tutto: le bollette ti mangiano viva”, ammette un’infermiera di 29 anni. “Qua non c’è futuro, lo stipendio è sempre lo stesso e a fine mese non ci arrivi”, aggiunge un giovane operatore socio-sanitario.
Il 12 dicembre, giorno dello sciopero generale, a Firenze arriva il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “Lo studio conferma con chiarezza ciò che da tempo denunciamo: cresce la polarizzazione sociale, tra chi ha un lavoro stabile e chi vive nell’incertezza, tra chi riesce a programmare il futuro e chi è costretto a rinunce quotidiane – dice Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana -. Avere dati solidi e aggiornati è essenziale per costruire analisi e proposte: questa ricerca ci aiuta a leggere la realtà non solo attraverso i numeri, ma attraverso le vite delle persone. Serve una svolta nelle politiche pubbliche e industriali, e per questo come Cgil siamo in mobilitazione rivendicativa verso il Governo: il 12 dicembre sarà sciopero generale contro una Manovra ingiusta, con manifestazione regionale a Firenze che sarà conclusa da Maurizio Landini, per noi toscani un onore e un piacere. Facciamo anche appello alle controparti datoriali: salari più alti, lavoro stabile, welfare inclusivo e una vera lotta al carovita. La Cgil Toscana continuerà a battersi per ridurre le disuguaglianze e restituire dignità economica e sociale a chi oggi fatica a farcela”.
“L’inchiesta mostra processi di polarizzazione all’interno dell’area del lavoro dipendente che non solo si accentuano, ma che debbono essere letti anche attraverso l’integrazione o meno con altre fonti di reddito, siano esse entrate da investimenti finanziari o soprattutto proventi da immobili di proprietà dati in affitto – commenta Maurizio Brotini, presidente di Ires Toscana –. Anche nella casistica dei proprietari rileva rispetto alla situazione economica avere un mutuo in corso o meno. Nelle fasce del lavoro povero, precario, a partita Iva con basso fatturato, a nero, l’eliminazione del reddito di cittadinanza ha comportato uno sprofondamento economico sociale ed esistenziale e il peso delle utenze come acqua-luce-gas-rifiuti è divenuto insopportabile, consegnandoci la lotta contro il caro vita un punto essenziale nella mobilitazione sindacale”.
“Abbiamo messo a disposizione i dati del Caaf perché rappresentano un patrimonio unico per capire come stanno davvero le famiglie toscane – spiega il presidente di Caaf Cgil Toscana Claudio Guggiari -. Ogni giorno i nostri sportelli raccolgono informazioni preziose su redditi, ISEE, spese e difficoltà reali delle persone. Trasformare questi dati, in forma aggregata e anonima, in conoscenza utile per la ricerca e per l’azione sindacale significa dare valore al nostro lavoro e al rapporto di fiducia che ogni giorno costruiamo con i cittadini. Il Caaf non è solo un servizio fiscale: è anche un vero e proprio osservatorio sociale al servizio della collettività”
