Firenze, a Palazzo Medici Riccardi apre la mostra 'Carlo Adolfo Schlatter. Artista dello spirito'
La mostra nelle Sale Fabiani fino a febbraio
mercoledì 26 novembre 2025 19:56
Dal 27 novembre 2025 al 22 febbraio 2026 le Sale Fabiani di Palazzo Medici Riccardi ospitano la mostra “Carlo Adolfo Schlatter. Artista dello spirito”, un percorso espositivo dedicato a una delle figure più singolari del panorama artistico fiorentino del primo Novecento.
La mostra è promossa dalla Città Metropolitana di Firenze e organizzata da Fondazione MUS.E, con la cura di Anna Mazzanti, e il coordinamento scientifico di Valentina Zucchi, in collaborazione con Casa Museo Schlatter, Scuola del Design del Politecnico di Milano e Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux.
Pittore, scrittore e studioso di filosofia e di teosofia, Carlo Adolfo Schlatter (1873–1958) si forma ai corsi della Scuola del Nudo ad inizio secolo e studia con Ciaranfi e Ussi, in un contesto culturale animato da una profonda riflessione spirituale e da un diffuso sentimento anti-positivista. La sua adesione alla teosofia, alla fine dell’Ottocento, segna un passaggio fondamentale nella sua ricerca artistica, che si sposta da un iniziale realismo di gusto macchiaiolo verso un simbolismo di ispirazione ideale e mistica. Attraverso la pittura, la grafica e la scrittura, Schlatter elabora un linguaggio personale e visionario, capace di unire introspezione e tensione spirituale, natura e pensiero, visibile e invisibile.
“Cogliamo la possibilità – dichiara Claudia Sereni, consigliera della Città Metropolitana di Firenze delegata alla Cultura - di scoprire questo artista in tutte le sue sfaccettature, un uomo che ha vissuto a cavallo di due secoli, che si è formato all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Facciamoci attraversare dal suo percorso umano, passando da una sala all’altra dell’esposizione a Palazzo Medici Riccardi, dallo Schlatter mistico all’esoterico, dal simbolico allo spirituale”.
“L’arte di Carlo Adolfo Schlatter è pensiero fatto immagine – aggiunge Valentina Zucchi, responsabile scientifico di Palazzo Medici Riccardi - Attraversando civiltà, miti, religioni e filosofie da Oriente a Occidente, egli rivolge il proprio sguardo oltre la trama della vita per scandagliare le profondità del sé e dell’esistenza. I suoi dipinti, le sue incisioni e i suoi scritti, qui esposti per la prima volta, restituiscono l’esito delle sue ricerche, nell’ambito della vivace atmosfera culturale fiorentina che all’alba del Ventesimo secolo attingeva alla filosofia e alla teosofia per avviare nuovi percorsi di riflessione e di espressione artistica”.
“Fra Otto e Novecento, artisti più o meno noti, a partire da Kandinsky e Mondrian per arrivare alla svedese Hilma af Klint, ormai assurta a paladina antesignana della teosofia e dell’astrazione, trovano nella disciplina teosofica una importante fonte ispirativa – spiega Anna Mazzanti, curatrice della mostra - Non di meno Carlo Adolfo Schlatter nutre la sua espressione artistica di queste teorie, ma in maniera inversamente proporzionale: sono i pensieri teosofici a far scaturire il proprio immaginario visivo di teosofo-artista”.
“Dopo circa cento anni vengono esposte le opere di Carlo Adolfo Schlatter, per la prima volta dopo la sua morte – ha detto Alessandra Schlatter - Un tributo di Firenze a questo artista in un palazzo così significativo, che ha raccolto il suo messaggio: le mie parole sono semi al vento germoglieranno in un altro uomo. Città Metropolitana di Firenze e Fondazione MUS.E hanno realizzato questo sogno, fornendo il terreno dove questi semi possono germogliare ed essere consegnati al futuro, in un mondo che cerca delle risposte che solo l’etica può dare”.
“Siamo lieti di questa collaborazione con la Fondazione MUS.E per realizzare la mostra Carlo Adolfo Schlatter. Artista dello spirito in Palazzo Medici Riccardi – ha dichiarato Riccardo Nencini, presidente del Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux - troverete esposti sei disegni provenienti dal fondo Schlatter, donato nel 2015 al Gabinetto Vieusseux dagli eredi dell’artista. Per l’occasione sarà allestita una piccola esposizione di documenti d'archivio, curata da Anna Mazzanti e dall’Archivio Contemporaneo, grazie anche al lavoro svolto dalle allieve della scuola di design del Politecnico di Milano. La mostra documentaria sarà visitabile nella sede dell'Archivio Bonsanti, via Maggio 42, nel consueto orario di apertura. Potete così vedere da vicino alcuni preziosi documenti di questo singolare artista e conoscere il nostro Archivio”
L’allestimento, articolato in sette sezioni, accompagna il visitatore in un viaggio scandito dai temi centrali della produzione di Schlatter. Il percorso si apre con l’autoritratto trentenne, il ritratto della moglie Emma Moni, figura centrale nella vita e nell’immaginario dell’artista. Dopo la sua scomparsa, la teosofia diventerà per Schlatter anche una prassi di conforto e di avvicinamento spirituale all’anima dell’amata, all’epoca nella quale ormai si ritrae in sembianze del tutto simboliche.
Segue una sezione dedicata ai Paesaggi, in cui la natura, da semplice rappresentazione del reale, si trasfigura in simbolo di elevazione dell’anima: il paesaggio diventa specchio interiore e manifestazione dello Spirito Infinito. Così il paesaggio si fa strumento mistico, emblema di elevazione spirituale, di lotta contro la materia e di aspirazione verso la “liberazione”. Le Marine, invece, assumono una valenza esoterica: il mare è metafora del flusso di coscienza e dell’Infinito, luogo di confine tra materia e spirito.
In Contrasti si trova una selezione di opere che presentano scenari contrastanti e caratterizzati da accentuati effetti cromatici e atmosferici dagli evidenti valori simbolici. Ora il calore del sole e del fuoco pervade l’ambiente come espressione della conoscenza e dell’essenza superiore; ora i toni freddi identificano un contrasto con l’immensità dell’universo e degli astri. Schlatter sembra conoscere e perseguire particolare attenzione alle teorie dei colori presenti sia in ambito teosofico che simbolista. E ancora, nella sezione Simbolismo Schlatter raggiunge una dimensione pienamente spirituale. Colori, luci e forme si fanno veicoli di forze cosmiche e principi metafisici, in dialogo con le teorie cromatiche teosofiche e simboliste.
Schlatter è autore di volumi a carattere teosofico, qualcuno a stampa e per la maggior parte illustrati e scritti a mano, per questo libri unici. Tale singolare aspetto ha indotto a dedicare una sezione ai Manoscritti e ai libri a stampa. Pittura e parola convivono in una profonda unità di intenti: le illustrazioni realizzate in forma di xilografie, di linoleumgrafie, che definiva “monolinotipie”, con ritocchi a mano, diventano strumenti di meditazione, veri e propri simboli rituali di elevazione mistica. Per l’artista, scrittura e pittura erano due manifestazioni dello stesso impulso spirituale: rappresentare l’invisibile e accompagnare l’anima oltre il mondo sensibile.
La mostra si conclude con due ambienti fortemente evocativi. Il primo è l’Atelier, ricostruito a partire da una fotografia storica in bianco e nero dello studio dell’artista, in Viale dei Mille. La narrazione allestitiva si basa su un’immagine ambientale che riproduce la fotografia posta in relazione con alcuni elementi di arredo ed oggetti originali nonché alcune opere a parete riconoscibili nella foto. Tra i dipinti spicca Il cimitero di Portovenere, luogo molto caro all’artista e soggetto ricorrente nella sua produzione. Infine il Testamento spirituale, una videoinstallazione in cui l’attore Amerigo Fontani interpreta le parole finali dell’artista, offrendo al pubblico un messaggio di rinascita e di luce.
Una piccola sezione della mostra trova spazio all’Archivio Contemporaneo A. Bonsanti, Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux dove è esposta una selezione di documenti (fotografie, schizzi, menabò, e il testamento originario) provenienti dal Fondo Schlatter donato nel 2015 dagli eredi che verrà inaugurata mercoledì 26 novembre alle 16.
La mostra è resa possibile anche grazie al sostegno della Società Teosofica Italiana APS e dall’azienda Pietre di Rapolano.
