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Gkn, la legge contro le delocalizzazioni la scrivono i lavoratori. Dal presidio passa Alessandro Barbero

Il testo redatto da un gruppo di giuslavoristi. Al presidio anche Maurizio Landini

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venerdì 03 settembre 2021 16:25

"Nessuna legge sulle nostre teste, ma una legge che sia scritta con le nostre teste". Lavoratrici e lavoratori della Gkn annunciano così un documento per una legge per fermare le delocalizzazioni, un testo che "Siamo pronti a presentare, ad arricchirlo sui cancelli di ogni azienda, a sostenerlo nelle piazze", si legge sulla pagina Facebook del Collettivo di fabbrica.

 

L'assemblea permanente delle lavoratrici e dei lavoratori Gkn ha votato e fatto proprio un documento di indirizzo per una legge contro le delocalizzazioni, redatto dal gruppo dei giuslavoristi intervenuto il 26 agosto di fronte ai cancelli.


Questo il testo pubblicato dal Collettivo


"FERMIAMO LE DELOCALIZZAZIONI
Delocalizzare un’azienda in buona salute, trasferirne la produzione all’estero al solo scopo di aumentare il profitto degli azionisti, non costituisce libero esercizio dell’iniziativa economica privata, ma un atto in contrasto con il diritto al lavoro, tutelato dall’art. 4 della Costituzione. Ciò è tanto meno accettabile se avviene da parte di un’impresa che abbia fruito di interventi pubblici finalizzati alla ristrutturazione o riorganizzazione dell’impresa o al mantenimento dei livelli occupazionali Lo Stato, in adempimento al suo obbligo di garantire l’uguaglianza sostanziale dei lavoratori e delle lavoratrici e proteggerne la dignità, ha il mandato costituzionale di intervenire per arginare tentativi di abuso della libertà economica privata (art. 41, Cost.).
Alla luce di questo, i licenziamenti annunciati da GKN si pongono già oggi fuori dall’ordinamento e in contrasto con l’ordine costituzionale e con la nozione di lavoro e di iniziativa economica delineati dalla Costituzione.
Tale palese violazione dei principi dell’ordinamento, impone che vengano approntati appositi strumenti normativi per rendere effettiva la tutela dei diritti in gioco. Per questo motivo è necessaria una normativa che contrasti lo smantellamento del tessuto produttivo, assicuri la continuità occupazionale e sanzioni compiutamente i comportamenti illeciti delle imprese, in particolare di quelle che hanno fruito di agevolazioni economiche pubbliche.
Tale normativa deve essere efficace e non limitarsi ad una mera dichiarazione di intenti. Per questo motivo riteniamo insufficienti e non condivisibili le bozze di decreto governativo che sono state rese pubbliche: esse non contrastano con efficacia i fenomeni di delocalizzazione, sono prive di apparato sanzionatorio, non garantiscono i posti di lavoro e la continuità produttiva di aziende sane, non coinvolgono i lavoratori e le lavoratrici e le loro rappresentanze sindacali.


Riteniamo che una norma che sia finalizzata a contrastare lo smantellamento del tessuto produttivo e a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali non possa prescindere dai seguenti, irrinunciabili, principi.
1. A fronte di condizioni oggettive e controllabili l’autorità pubblica deve essere legittimata a non autorizzare l’avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte delle imprese.
2. L’impresa che intenda chiudere un sito produttivo deve informare preventivamente l’autorità pubblica e le rappresentanze dei lavoratori presenti in azienda e nelle eventuali aziende dell’indotto, nonché le rispettive organizzazioni sindacali e quelle più rappresentative di settore.
3. L’informazione deve permettere un controllo sulla reale situazione patrimoniale ed economico-finanziaria dell’azienda, al fine di valutare la possibilità di una soluzione alternativa alla chiusura.
4. La soluzione alternativa viene definita in un Piano che garantisca la continuità dell’attività produttiva e dell’occupazione di tutti i lavoratori coinvolti presso quell’azienda, compresi i lavoratori eventualmente occupati nell’indotto e nelle attività esternalizzate.
5. Il Piano viene approvato dall’autorità pubblica, con il parere positivo vincolante della maggioranza dei lavoratori coinvolti, espressa attraverso le proprie rappresentanze. L’autorità pubblica garantisce e controlla il rispetto del Piano da parte dell’impresa.
6. Nessuna procedura di licenziamento può essere avviata prima dell’attuazione del Piano.
7. L’eventuale cessione dell’azienda deve prevedere un diritto di prelazione da parte dello Stato e di cooperative di lavoratori impiegati presso l’azienda anche con il supporto economico, incentivi ed agevolazioni da parte dello Stato e delle istituzioni locali. In tutte le ipotesi di cessione deve essere garantita la continuità produttiva dell’azienda, la piena occupazione di lavoratrici e lavoratori e il mantenimento dei trattamenti economico-normativi. Nelle ipotesi in cui le cessioni non siano a favore dello Stato o della cooperativa deve essere previsto un controllo pubblico sulla solvibilità dei cessionari.
8. Il mancato rispetto da parte dell’azienda delle procedure sopra descritte comporta l’illegittimità dei licenziamenti ed integra un’ipotesi di condotta antisindacale ai sensi dell’art. 28 l. 300/1970
Riteniamo che una normativa fondata su questi otto punti e sull’individuazione di procedure oggettive costituisca l’unico modo per dare attuazione ai principi costituzionali e non contrasti con l’ordinamento europeo. Come espressamente riconosciuto dalla Corte di Giustizia (C-201/2015 del 21.12.2016) infatti la “circostanza che uno Stato membro preveda, nella sua legislazione nazionale, che i piani di licenziamento collettivo debbano, prima di qualsiasi attuazione, essere notificati ad un’autorità nazionale, la quale è dotata di poteri di controllo che le consentono, in determinate circostanze, di opporsi ad un piano siffatto per motivi attinenti alla protezione dei lavoratori e dell’occupazione, non può essere considerata contraria alla libertà di stabilimento garantita dall’articolo 49 TFUE né alla libertà d’impresa sancita dall’articolo 16 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE”
Riteniamo altresì che essa costituisca un primo passo per la ricostruzione di un sistema di garanzie e di diritti che restituisca centralità al lavoro e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori.


Per permettere una ponderata valutazione degli interessi incisi dal testo dell’atto legislativo in cantiere riteniamo necessaria ed immediata una sospensione da parte del Governo delle procedure di licenziamento ex l. 223/91 ad oggi avviate dalle imprese.

 

Documento redatto da
Danilo Conte
Giovanni Orlandini
Paolo Solimeno
Massimo Capialbi
Pier Luigi Panici
Silvia Ventura
Giulia Frosecchi
Marzia Pirone
Francesca Maffei
Approvato dall'assemblea permanente delle lavoratrici e dei lavoratori Gkn".

 

Ieri dal presidio permanente allo stabilimento di Campi Bisenzio è passato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che prima del dibattito in Piazza del Carmine per la festa della Fiom, ha incontrato i delegati della Fiom in Gkn.  


Anche il Professor Alessandro Barbero, presente ieri alla festa della Fiom, è passato questo mattina dal presidio, per incontrare i lavoratori ai cancelli di Campi Bisenzio.


"Ma per che cosa stiamo lottando esattamente? Per vivere e per sopravvivere. Certamente. Per mantenere il posto di lavoro. Ovviamente. Per difendere uno stabilimento produttivo, con commesse. Vero. Ma stiamo lottando anche per il posto di lavoro come patrimonio collettivo.Che ieri apparteneva a te, che oggi è mio e domani sarà tuo. Per la dignità, il sudore, le risa, le storie, i litigi che hanno permeato e costruito questa fabbrica. Lottiamo per chi c'era, per chi c'è, per chi ci sarà. In Gkn ci sono i robot nuovi ma anche macchine marchiate dal piano Marshall. Ci sono gli accordo sul cottimo pre-68, i volantini e i verbali della sconfitta della Fiat dell'80. Per questo Alessandro Barbero era proprio al suo posto. Tra chi la storia la difende e umilmente prova a farla. Non per presunzione ma perché non ci hanno lasciato scelta: perdere o provare a fare qualcosa di storico", afferma il Collettivo.

 

Intanto parte da stasera, da Napoli, il 'tour' che il Collettivo di fabbrica di lavoratori e lavoratrici Gkn farà in alcune città italiane. Le assemblee saranno a Napoli, Roma, Torino e Milano. "Verremo a raccontarvi di noi. Verremo ad ascoltare di voi. Verremo a discutere di quanto sia importante insorgere".

 

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