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Covid, teatri, sacrifici e aiuti. Parlano 4 giovani attori adottati da Firenze

'Si parlava di una ripartenza veloce'

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lunedì 08 giugno 2020 17:56

La Fase Due dell'emergenza Covid è iniziata e in molti casi si parla anche di Fase 3.

 

Tuttavia esistono settori che ancor non hanno risposte certe. Il teatro è uno di questi mondi, un simbolo di storia e di cultura anche a Firenze. Abbiamo fatto una chiacchierata con Beatrice Ceccherini, Claudia Ludovica Marino, Laura Pinato e Sebastiano Spada, giovani attori che fanno parte della compagnia 'I nuovi' del Teatro Niccolini e, quindi, del Teatro della Toscana.

 

Ma prima, un passo indietro. Come si capisce di voler diventare attori? "Ho cambiato due o tre università. Ma il teatro è l'unica cosa che posso e voglio fare, è una vocazione forte, che non ho per nient'altro." ci dice Beatrice. 

 

"C'è un momento nella vita in cui una passione che abbiamo coltivato diventa una vocazione. Da un hobby, una cosa che ti piace fare, diventa una cosa che vuoi fare, che devi fare. Così si sceglie di diventare attori, si sceglie una strada complicata anche per le conseguenze" continua Laura.


"Confermo che è una chiamata alla responsabilità, che porta alla consapevolezza di dover studiare. Questo è essenziale. Il talento e la voglia non bastano, bisogna studiare tanto. Bisogna sfidarsi, affidarsi a dei buoni insegnanti e scuole per capire cosa significa entrare in questo mondo pazzo che richiede la totale dedizione come persona. Non è come fare la cassiera, che quello che faccio è diverso da quello che sono. Io faccio quello che sono." aggiunge Sebastiano.


"Aggiungo anche che la consapevolezza del voler fare l'attore è seguito da un "mamma, babbo, voglio fare l'attore. E la risposta è: 'Sì, bene, ma cosa vuoi fare di mestiere?' Le persone non concepiscono il nostro lavoro e i nostri sacrifici". conclude Claudia.

 

Parliamo della vita dell'attore e dei suoi sacrifici, quindi. Tutti vediamo solo i lustrini e le luci di questo mondo, ma c'è molto altro.


"Tutti facciamo sacrifici, ma non li viviamo come tali. Io ero molto contenta, gli orari saltati, i mesi in cui sei lontano da fidanzato e famiglia perché sei in tournee, gli anni totalizzanti in Accademia in cui ho perso di vista i miei migliori amici...sono sacrifici, ma non riesco a definirli così. Lo sono di fatto, ma mi ha fatto piacere farli". Dice subito Beatrice. Sacrifici che non vengono compresi dal mondo esterno. "Stiamo ore e ore sul palco a provare in piedi, con un quarto d'ora di pausa su 8 ore di prove" aggiunge.


"La mia coinquilina mi dice sempre che se non avesse conosciuto me non si sarebbe mai accorta dei sacrifici di un attore. Mi dice sempre che lavoro tantissimo, anche a casa, hai orari assurdi. La maggior parte delle persone non immagina questa cosa"  dice subito Laura.


"La domenica è un giorno lavorativo, lavoriamo fino a tardi la sera. I nostri contratti scadono ogni 21 giorni di media. Siamo sempre nell'incertezza. Due anni fa stavamo allestendo la Mandragola e abbiamo provato per Pasquetta. Mia madre era disperata, io ero felice. Anche per me sono sacrifici, ma faccio quello che amo." aggiunge Claudia. "Non abbiamo neanche la possibilità di stare a casa se stiamo male perché ci perdiamo un pezzo delle prove e occorre un sostituto". 


"Una volta sono svenuta e un'ora dopo avevo una prova. Mio padre non capiva perché sono andata, ma la possibilità di non andare non è contemplata, perché rischi di far saltare una giornata di lavoro se non c'è sostituto. A tutti è capitato di fare prove e spettacoli con la febbre molto alta. " dice Beatrice.


"Il Contratto Collettivo Nazionale prevede la malattia, ma questo fa saltare il lavoro di altra gente. Specifichiamolo. E' un modo di procedere tipico del teatro. La passione, l'amore per quello che facciamo non ci fa pesare queste zone d'ombra". Conclude Sebastiano.

 

Dove erano i nostri attori quando è scoppiata l'emergenza Covid? 


Laura doveva iniziare una nuova produzione del Teatro della Toscana che sarà fatta, probabilmente, l'anno prossimo. Aveva appena fatto i provini e dovevano iniziare le prove. "Le prove sono state rimandate di una settimana, poi due. Ci avevano chiesto la disponibilità per Aprile e Maggio ma è stato rimandato. Io ero a Firenze e ci sono rimasta, anche se la mia famiglia vive in Veneto." 


Claudia e Sebastiano erano a Milano dove i teatri hanno chiuso quasi subito, il 23 Febbraio. Stavano provando e i responsabili sono arrivati e hanno mandato tutti a casa, sospendendo lo spettacolo. Recitavano una rivisitazione dei Promessi Sposi. "Recitare la peste in quei giorni era incredibile. Era la vera potenza del teatro, ma gli spettatori le ultime sere erano meno" ci dice Sebastiano. "Nel momento in cui abbiamo chiuso si parlava di una ripartenza veloce. Dovevamo andare a Genova e Bologna, ma sono state entrambe annullate nel tempo. Non sapevamo cosa sarebbe successo, io ho lasciato le cose in camerino e le mie cose sono ancora così". Entrambi hanno fatto il lockdown a Firenze. 

 

Come e in che forma sono arrivati gli attori negli aiuti governativi? "Credo che il nostro sia uno dei pochi settori a cui è stato imposto un limite di giornate lavorative per ottenere il bonus dei 600 euro. A marzo erano 30 giornate lavorative riferite al 2019. Per aprile e maggio il limite è sceso a 7 giornate. Sembrano poche, ma secondo una ricerca fatta da Vita da artisti, mediamente un attore ha 19 giornate pagate. Perché? C'è una forte presenza di lavoro nero, le prove spesso non vengono pagate; per questo il limite è stato abbassato. Ma si è creato il limite della definizione della categoria: come si distingue un attore professionista da un amatoriale? Non si può definire dalle giornate lavorative di anno" dice Claudia.

 

Sebastiano, Claudia, Laura e Beatrice sono normalmente scritturati da Teatri che sono strutture pubbliche, si definiscono fortunati perché lavorano completamente in regola. E hanno avuto il bonus. Però sono consapevoli dei problemi del loro mondo. 

 

Come e quando ripartirà il mondo del teatro? "Di certo non si sa nulla. Ovviamente c'è la voglia di ripartire appena sarà possibile. Le difficoltà saranno enormi, perché le misure di sicurezza che hanno proposto consentirebbe lo svolgimento solo di monologhi." dice Claudia.


"La maggior parte dei teatri non riaprirà, nonostante la riapertura fosse permessa a Giugno. Almeno a fine Settembre probabilmente non si parlerà di rappresentazione dal vivo" aggiunge Beatrice. "I teatri non riescono, inoltre, a prevedere gli incassi. Quindi anche pensare all'organizzazione di una produzione è complicato" conclude Sebastiano. 

 

Il mondo degli attori non ha rappresentanti diretti nei tavoli dedicati al teatro. Nonostante siano la punta di diamante del mondo dello spettacolo, è una categoria rimasta un po' indietro. Nelle scorse settimane hanno fatto delle manifestazioni per poter rivendicare un diritto d'ascolto e per accendere i riflettori sul ruolo dell'attore nella società. Un ruolo complicato, in bilico fra sacrifici, sogni e tanto lavoro e che, troppo spesso, non viene investito di una professionalità.

 

 

Agnese Paternoster

 

 

 
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