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Coronavirus nel mondo, da Firenze a Sydney: la testimonianza di Enrico

“L'attività sportiva è autorizzata, basta essere al massimo in due e mantenere le distanze. Le spiagge invece sono chiuse”

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venerdì 10 aprile 2020 16:59

Firenze, Sydney, Londra, New York. Città che solitamente ci sembrano distanti ma che mai come in questo momento sono unite nella lotta contro un nemico invisibile e silenzioso, il Coronavirus.

 

Abbiamo parlato con Enrico De Giglio, fiorentino di 36 anni che da quasi 8 anni vive a Sydney, che ci ha raccontato un po' della sua vita australiana.

 

Perché hai deciso di trasferirti?

Tutto è cominciato durante le vacanze di Natale del 2011 quando sono andato a trovare un mio grande amico che ha vissuto a New York per 6 mesi. Andare in giro per la città con lui mi ha fatto vedere le cose con gli occhi di un locale, visitando posti, frequentando bar e vivendo esperienze che una normale guida non può mostrare. L'idea di andare a fare un'esperienza all'estero, anche se già nei piani, è diventata più incombente quando il mio migliore amico e la sua ragazza sono partiti per Sydney con volo sola andata nel febbraio 2012. Lui mi ha convinto ad anticipare i tempi. La possibilità di vivere in una città che offre molte prospettive dal punto di vista lavorativo, salariale e di crescita personale, una qualità della vita alta e la vicinanza al mare e parchi dove posso andare con brevi spostamenti in vespa, hanno fatto il resto. Avevo bisogno di cambiare aria e uscire dalla quotidianità di Firenze e dell'Italia, dove a volte fare semplici cose diventa una missione. Ambientarmi non è stato facile, considerando la lingua e una società molto improntata sul lavoro e sul rispetto delle regole.

 

Qual è la situazione a Sydney?

Al momento il Primo Ministro Scott Morrison, particolarmente odiato da parte degli Australiani dopo le vicende degli incendi, sta seguendo la politica del mantenere un piede in due staffe. Bar, ristoranti e caffè sono chiusi così come musei, teatri e negozi, tranne quelli di prima necessità. Molti lavorano da casa, molti sono stati lasciati a casa. Di contro, i cantieri sono ancora aperti e, di conseguenza, tutto ciò che ci ruota intorno, come fornitori e negozi che vendono articoli per edilizia. Per esempio, però, anche i parrucchieri sono ancora aperti con appuntamenti di massimo mezz'ora e non più di un cliente alla volta. L'attività sportiva è autorizzata, basta essere al massimo in due e mantenere le distanze. Negli altri stati australiani, come Tasmania e Victoria, hanno optato per la chiusura totale perché comunque il sistema è federalista quindi possono decidere come meglio credono. A mio parere, rispetto all'Italia il rischio di contagio è più basso, ovviamente al di fuori delle grandi città, perché la densità di popolazione è minore.

 

Come reagisce la popolazione e che percezione c'è del virus?

A parte il panico iniziale, con la presa d'assalto e le liti furibonde nei supermercati, diciamo che la questione è stata presa un po' più seriamente dopo che a Sydney hanno chiuso le spiagge perché due settimane fa c'erano 5000 persone a Bondi, una delle più famose e frequentate. Per quanto riguarda la gente normale, a parte chi lavora, gli altri si limitano a girellare nelle zone limitrofe. Qui si fa un sacco di sport all'aria aperta, quindi Scott Morrison ha deciso di non impedirlo, ha paura che la gente impazzisca. In generale c'è la concezione di evitare il più possibile il contatto con gli altri, ma comunque molti frequentano ancora gli amici più stretti, come se il virus avesse delle preferenze. Per quanto riguarda me, ingegnere civile, sto ancora lavorando perché i cantieri sono ancora aperti e, di conseguenza, lo siamo anche noi. Io vado in ufficio 2-3 giorni a settimana, mentre tutti gli altri miei colleghi in ufficio lavorano da casa. Per quanto riguarda la nostra fabbrica non ci sono stati cambiamenti particolari perché comunque è grande e quindi le distanze sono mantenute anche in condizioni normali, mentre in cantiere tutti indossano le mascherine e i guanti e c'è un'organizzazione abbastanza rigida per i lavoratori come per esempio sugli orari della pausa pranzo per evitare assembramenti.

 

Come vedi la situazione in Italia?

Io ero in Italia proprio all'inizio dell'esplosione del contagio, quando il Presidente del Consiglio Conte ha deciso di chiudere quasi tutto il 10 marzo e quindi ho vissuto la situazione da vicino, con anche l'ansia di rimanere in Italia e non poter tornare in Australia. Sembra che le cose stiano finalmente cominciando ad andare nella direzione giusta, ma ci sarà un'ulteriore sforzo da parte di tutti per abbassare la famigerata curva. Il problema sarà ovviamente la terribile recessione che ne deriverà, spero che l'Italia riuscirà ad uscirne in un modo o nell'altro. In generale, la speculazione politica fatta da certe fazioni del Parlamento è assolutamente indecente, ma credo che purtroppo questa sia una prerogativa dello Stato Italiano.

 

Come stanno vivendo questa situazione i tuoi familiari a Firenze?

La mia percezione, in base alle videochiamate con gli amici e con mia mamma, è che ci sia molta preoccupazione per quello che accadrà una volta che la situazione si sarà più o meno risolta. Le ripercussioni economiche e in termini di opportunità lavorative per il dopo Covid-19 sembrano creare più apprensione del virus stesso, probabilmente perché il contagio a Firenze è piuttosto contenuto. E poi si sprecano sui social e nelle chat i video di Nardella che va in giro a chiedere alla gente di stare a casa.

 

Ti manca Firenze?

Mi manca, ma per il momento mi è sufficiente tornare a casa una volta all'anno, non lo farei in modo permanente. Certo mi piacerebbe vedere più spesso mia mamma, mia sorella e gli amici con cui sono cresciuto. Per non parlare di certe pietanze tipiche fiorentine, come il lampredotto!

 

Hai un appello ai fiorentini?

I fiorentini sono nati nella culla del Rinascimento e quindi si sentono superiori agli altri e credono di sapere sempre cosa sia giusto fare, io per primo. Spero che in questo caso siano un po' meno presuntuosi e seguano i consigli degli esperti... state a casa per favore!

 

 

Jessica Chirli

 
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