Coronavirus nel mondo, parla Gianluca: un fiorentino in trasferta a Milano. L’intervista
‘Dobbiamo essere parte della soluzione e non del problema, state in casa per il bene di tutti’
venerdì 17 aprile 2020 10:19
Per la nostra rubrica ‘Coronavirus nel mondo’ siamo andati a intervistare fiorentini che si sono trasferiti all’estero e ci siamo fatti raccontare l’emergenza sanitaria nel paese dove si trovano e il loro punto di vista. Questa volta siamo rimasti in Italia e ci siamo messi in contatto con la Lombardia, la regione che ha registrato il maggior numero di casi positivi al Covid-19.
È Gianluca Casini a parlarci, 32enne fiorentino, nato e cresciuto tra Sesto Fiorentino e il capoluogo toscano, che lo scorso 2 marzo si è trasferito a Milano per iniziare un nuovo lavoro, anche se poi si è ritrovato per la maggior parte del tempo a fare smart working nel suo nuovo appartamento.
“Già prima della mia partenza si parlava molto del virus che già circolava al Nord – ha iniziato a raccontare - E sebbene fossi un po' intimorito, sia per ciò che mi attendeva sia per la diffusione del virus, ho deciso comunque di partire con i dispositivi necessari per salvaguardare la mia sicurezza e quella degli altri”.
Qual è la situazione a Milano? “Chiaramente non conosco benissimo Milano e non ho reali termini di confronto per poter dire quanto effettivamente la situazione sia realmente cambiata rispetto allo stato pre-Covid, tuttavia posso descrivere ciò che vedo e ho visto. Prima dello scoppio del panico, nella seconda metà di marzo, erano effettivamente poche le persone che indossavano la mascherina, anche nei luoghi in cui era fortemente raccomandato – ha affermato Gianluca - La metropolitana ne è un esempio, lo stesso luogo in cui mi sono sentito particolarmente in imbarazzo ad essere uno dei pochi ad usarla. Dopo la dichiarazione ufficiale della pandemia tutto è cambiato: strade deserte, mezzi pubblici semi-vuoti, negozi chiusi, persone ben distanziate, vedere tutto questo in una città come Milano ha fatto un certo effetto inizialmente, ma poi ci si prende l’abitudine”.
Come sta reagendo la popolazione? “Questa è una situazione che nessuno si aspettava davvero che potesse accadere, i milanesi sono impauriti come del resto tutta Italia. Sapere che gli ospedali sono pieni, quali sono gli eventuali effetti del virus sulla salute, la paura di contagiare le persone più care e il non sapere se post pandemia la propria azienda riuscirà a rialzarsi, o se il proprio contratto di lavoro sarà rinnovato o meno, lascia molta amarezza, soprattutto per chi, come me, è qui solo. Ovviamente non tutto è nero, si sta manifestando un po' ovunque molta solidarietà, alcuni cantano o suonano dalle proprie terrazze, altri invece appendono la bandiera nazionale, ecco questi piccoli gesti riescono a dare un po' di speranza e di conforto”.
Che idea ha Gianluca sulla situazione in Italia? “Il nostro Paese è in ginocchio ed è piuttosto evidente: le aziende sono fortemente in difficoltà e molti posti di lavoro sono a rischio, i contagiati aumentano ogni giorno e ad oggi non sembrano rallentare, gli ospedali sono molto affollati, ecc. Se ognuno continua a fare di testa propria comportandosi egoisticamente il processo di contenimento del virus potrà considerarsi vano”.
Il 32enne fiorentino ha parlato molto dell’emergenza sanitaria anche con amici e parenti che ha lasciato a Firenze: “Ho sentito storie di colleghi contagiati, amici contagiati, persone scappate dalla quarantena di Milano e che ha contagiato la fidanzata. Siamo tutti speranzosi di ritornare alla normalità il prima possibile, anche se la strada sarà lenta, lunga e piena di ostacoli”.
“L’emergenza all’inizio è stata fortemente sottovalutata però poi si è manifestata con forza sempre maggiore lasciandosi alle spalle molte vittime. Penso che il colpo di grazia sia stato con l’emanazione del decreto che rendeva la Lombardia ‘zona rossa’ e che ha spinto molti a scappare ed espandere così il contagio a dismisura. Le misure di contenimento sono state introdotte troppo bruscamente nel paese invece di essere introdotte volta e volta e ciò è stato deleterio. Gestire questa situazione non è certo facile per nessuno come del resto prendere la decisione giusta al momento giusto per limitarne il contagio”.
La nostalgia di casa si fa sentire… “Firenze mi manca molto, soprattutto in questa situazione. Se avessi potuto scegliere dove rinchiudermi avrei sicuramente preferito starmene a casa mia, vicino alle persone che amo, piuttosto che in un luogo sconosciuto e solo. Cerco di non pensare troppo alla distanza che mi separa dalla mia città natale ed ogni giorno mi concentro sul mio lavoro il più possibile nella speranza di rivederla presto. Anche se fisicamente sono qui solo, ho avuto la fortuna di avere dei colleghi eccezionali che mi danno supporto morale ogni giorno e che, come me, sono nella mia stessa situazione”.
Anche a lui, infine, abbiamo chiesto di fare un appello ai fiorentini per farli stare a casa: “Cari fiorentini la situazione è surreale, concordo, tuttavia dovete restare a casa e non sono le autorità a chiedervelo, ma il buon senso comune, non solo per evitare di infettare voi stessi e i vostri cari, di cui peraltro rischiate di avere sulla conoscenza, ma anche per evitare di diffondere il contagio. È necessario aiutare chi si sta sfiancando ogni giorno per proteggerci e non ostacolare il loro lavoro. Dobbiamo essere parte della soluzione e non del problema, state in casa per il bene di tutti”.
Elena Manetti