Firenze, crocifisso ligneo attribuito a Donatello
Nuova scoperta in una chiesa della città
venerdì 06 marzo 2020 10:31
Attribuito a Donatello un crocifisso nella chiesa di Sant’Angelo a Legnaia.
Il Cristo Crocifisso è del 1461-1466 circa e non è di grandi dimensioni (altezza cm. 89, larghezza braccia cm. 82.5); ha un peso estremamente contenuto di 3,300 Kg, esclusa la croce che lo sorregge, non originale. Un oggetto reso leggero non soltanto dall’utilizzo di un legno fra i meno pesanti come il pioppo, ma soprattutto dalla presenza di parti interne svuotate.
Il Crocifisso, appena ricollocato nella sua sede originaria, l’Oratorio della Compagnia di Sant’Agostino, è stato restituito alla sua antica funzione liturgica e soprattutto riconsegnato alla comunità che ne ha avuto cura per molti secoli.
Elementi che indicano si tratti di un crocifisso processionale, ‘alleggerito’ proprio per essere portato al cospetto dei fedeli e condotto lungo le vie del piccolo borgo di Legnaia.
Scolpito in tre masselli di pioppo, costitutivi del corpo e degli arti superiori, il Crocifisso di Legnaia è giunto nella struttura lignea originaria, sostanzialmente ben conservata, tranne che per l’elaborazione plastica della testa (anticamente completata da un rivestimento in gesso modellato, purtroppo andato perduto), e delle estremità inferiori delle ciocche di capelli.
Le analisi dei materiali e delle tecniche di esecuzione, e la comparazione dei dati stilistici ed espressivi, hanno consentito a Gianluca Amato, storico dell’arte, studioso di scultura del Rinascimento, di ricostruire le vicende artistiche del Crocifisso e ricondurre la sua paternità all’attività estrema di Donatello, padre della scultura italiana del Quattrocento.
La scoperta si colloca nell’ambito delle verifiche collaterali alla stesura della tesi dottorale, discussa da Gianluca Amato nel 2013, presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, e dedicata allo studio del Crocifissi lignei toscani fra tardo Duecento e prima metà del Cinquecento.
“Quanto alla paternità della scultura, essa si basa su solidi riscontri stilistici. Sulla base di tali evidenze l’inedito Crocifisso si configura come un’opera emblematica della produzione tarda di Donatello, databile nei primi anni sessanta del Quattrocento" – spiega Gianluca Amato –.
Molti aspetti dell’intaglio di Legnaia offrono riscontri stringenti con l’Oloferne del gruppo mediceo della Giuditta (Firenze, Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli). A ciò si aggiungono le similitudini tra il perizoma, modellato in tela imbevuta di colla e di gesso, e le intense modulazioni del copioso panneggio della Giuditta.
Sul grado di finitura dell’opera sembrano aver influito le vicende personali dell’anziano scultore, dalla fine del sesto decennio del Quattrocento Donatello fu oberato da numerose commissioni che non sempre fu in grado di portare a termine. L’inedito Crocifisso rappresenta, pertanto, un’opera realizzata da Donatello nell’ultimo periodo della sua vita. Alla fase conclusiva della lavorazione risale la ritrovata policromia originale, paragonabile, a livello concettuale, alle stesure di pittori fiorentini culturalmente affini a Neri di Bicci”.