Operazione 'Broken Wall': smantellata rete che eludeva l’IVA su merci cinesi

Sei misure cautelari e sequestri per 19 milioni

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mercoledì 19 novembre 2025 09:43

Con l’operazione 'Broken Wall', Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Firenze, coordinate dalle Procure Europee di Bologna e Torino (EPPO), hanno bloccato una rete criminale che per anni aveva introdotto in Italia grandi quantità di merce cinese evitando il pagamento dell’IVA e dei diritti doganali. Il risultato è di sei misure cautelari – due arresti in carcere e quattro obblighi di dimora – e sequestri per oltre 19 milioni di euro. La frode IVA ricostruita dagli investigatori ammonta a circa 90 milioni.

 

Il cuore della struttura fraudolenta, secondo la Guardia di Finanza, si trovava proprio nel territorio fiorentino. Il gruppo sfruttava la cosiddetta 'procedura 42', che permette l’ingresso di merci in uno Stato UE senza pagamento immediato dell’IVA se destinate a un altro Paese dell’Unione. In realtà, le merci non uscivano mai dall’Italia: dopo lo sdoganamento venivano immesse sul mercato nazionale, mentre formalmente risultavano dirette verso clienti comunitari fittizi. Un ruolo centrale lo aveva un deposito fiscale situato a Sesto Fiorentino, utilizzato come snodo per occultare la reale destinazione delle merci.

 

L’indagine ha messo in luce anche l’abuso della 'procedura 45', relativa ai depositi IVA. Le merci venivano introdotte nei depositi in sospensione d’imposta e poi fatte uscire con autofatture, seguite da false cessioni intracomunitarie. Di fatto, i beni circolavano in Italia senza che l’IVA fosse mai pagata. 

 

Nel corso dei controlli effettuati all’aeroporto e nelle aree doganali di Firenze, sono stati individuati ulteriori indizi della frode: il gruppo importava e-bike dichiarando valori fino a dieci volte inferiori al reale, tra 50 e 110 euro ciascuna. Sono stati sequestrati anche circa 500mila capi di abbigliamento oggetto di contrabbando. Le perquisizioni hanno permesso di recuperare documentazione, anche digitale, analizzata con il supporto del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza.

 

L’indagine ha toccato anche società con sede in Bulgaria e Grecia collegate alla rete. Su richiesta della Procura Europea, sono stati attivati i canali di cooperazione internazionale con Germania, Polonia, Bulgaria, Spagna, Repubblica Ceca e Ungheria. I controlli eseguiti all’estero hanno confermato che le aziende indicate come destinatarie delle merci erano solo facciate, prive di strutture operative.

 

Il nome 'Broken Wall' richiama l’apparato di false procedure costruito per proteggere la frode. L’operazione, coordinata dalla Procura Europea, ha unito attività investigative italiane ed estere, impedendo – sottolinea la Guardia di Finanza – un danno rilevante per il bilancio nazionale ed europeo. L’intervento ha anche evitato ricadute pesanti sul tessuto economico fiorentino, dove le merci venivano rivendute a prezzi ribassati, penalizzando le imprese in regola.

 

Le ipotesi di reato sono al momento provvisorie e saranno valutate nelle fasi successive del procedimento. Gli indagati devono considerarsi innocenti fino a eventuale sentenza definitiva.

 

La Guardia di Finanza ricorda infine che le procedure doganali 42 e 45, nate per facilitare gli scambi tra Paesi UE, possono diventare strumenti di evasione se usate in modo improprio: far risultare merci come destinate all’estero, mentre restano sul territorio nazionale, consente di evitare l’IVA e altera la concorrenza a danno delle imprese che rispettano le regole.

 

 

 
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