Firenze, a Palazzo Vecchio l'evento 'Re-Imagine Peace: a light ahead': ospiti israeliani e palestinesi, collegamento con la Sumud Flottilla

Sul palco le cantanti Noa e Mira Awad e lo scrittore David Grossman

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venerdì 12 settembre 2025 19:45

Le voci di Bushra Awad e Robi Damelin, palestinese la prima, israeliana la seconda, due donne che hanno entrambe perso un figlio nella guerra israelo-palestinese, hanno aperto “Re-Imagine Peace: a light ahead”, l'evento in corso nel pomeriggio di oggi nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

 

Le due donne, rispettivamente membro e portavoce internazionale dell’associazione Parents Circle – Families Forum e già insignite con il Fiorino d’Oro, hanno inviato un contributo video che ha dato il via ad un pomeriggio in cui ospiti israeliani e palestinesi si sono alternati sul palco del Salone dialogando e portando la propria testimonianza. 

 

Un evento fortemente voluto dalla sindaca di Firenze Sara Funaro, e che dà il via al percorso verso il Re-Imagine Peace Festival, in programma nel maggio del 2026 a Firenze, con la direzione artistica di Noa e Gil Dor.

 

"Sono molto emozionata e contenta che siamo riusciti a organizzare questo evento importante in Palazzo Vecchio - ha detto prima dell'evento la sindaca - grazie a Noa che con grande determinazione ha voluto portare avanti questa iniziativa che parte oggi ma non si ferma, e andrà avanti a maggio con il festival Re-Imagine Peace proprio per lavorare sulla pace. E' stato difficile da costruire ma abbiamo presenze importanti. Siamo molto consapevoli che in questo momento è difficilissimo parlare di pace ma sono consapevole anche che una città come Firenze non può non far sentire la propria voce e non può non tentare di mettere allo stesso tavolo persone che in questo momento vivono una situazione drammatica. In questo abbiamo la dimostrazione, lo vediamo quotidianamente, di tantissimi israeliani che scendono in piazza a protestare contro il governo di Netanyahu e tantissime voci che sono completamente diverse da quello che sta facendo il suo governo, e penso che Firenze debba dare spazio a queste voci e fare da cassa di risonanza, e dialogare e condannare il massacro di troppe persone che stanno morendo, ma per lanciare anche un segno di speranza e di pace che prima o poi deve avvenire".

 

Le cantanti Noa e Mira Awad si sono esibite sul palco del Salone con il chitarrista Gil Dor, e che hanno poi dialogato con la scrittrice italo-palestinese Sarah Mustafa.

 

Tra gli ospiti anche lo scrittore israeliano David Grossman in dialogo con lo scrittore palestinese Muhammad Ali Taha e il giornalista Wlodek Goldkorn. 

 

Alla domanda su cosa sia per te casa, Grossman ha detto: "La definizione più importante di casa per il popolo ebraico è quella di essere un popolo che non si è mai sentito a casa sua nel mondo, in diaspora o in Israele, un popolo che anela a trovare una stavolta che garantisca la sua esistenza, quella stabilità che non ha mai avuto. La casa è un luogo dove tutto ciò che capita è rilevante rispetto a noi, tutti noi desideriamo vivere in un luogo che sia rilevante per noi, noi tutti condividiamo un desiderio di identità. Dovunque io mi rechi a parlare, in molti mi chiedono perché io abbia questa ansia sull'idea di casa, alla fine sono quattro mura... No, per chi non la ha e non l'ha mai avuta la casa è un anelito costante. Senza casa nel mondo sei solo, isolato e a margine. È una vita che mi dedico a cercare di trovare la pace tra israeliani e palestinesi e al tentativo che entrambi abbiano una casa, che riescano a creare un luogo di solidità per ma loro esistenza, di popoli che ne sono privi da millenni... Ci eravamo arrivati vicini a questo traguardo, ci sembrava di colpo possibile avvicinare la pace, che entrambi i popoli potessero avere una casa in pace ma poi due anni fa è arrivato l'orrendo giorno del sette ottobre e quel giorno di atrocità ha schiacciato i nostri sogni, i nostri desideri e la comprensione che si può avere una casa in questo mondo".

 

"La casa per me è un concetto particolare, piuttosto astratto - ha risposto Muhammad Ali Taha - non sono pietre e ferro e legno, la casa per me è l'infanzia, quando ho perso casa mia nel 1948 - durante la Nakba. Oggi vive a Kabul - ho perso  anche la mia infanzia, la casa per me è la terra, la patria, io scrivo sulla terra, sulla mia nostalgia di una casa. Quando ho perso la mia casa ho perso i miei amici, i miei giocattoli, il primo libro che ho letto, ho una nostalgia perenne per tutto questo. La casa per me è un albero, un olivo, una pianta nel giardino, un sogno. Sono tornato a visitare la località dove era la mia casa e lì è stato costruito un insediamento di coloni, lì ho guardato l'orizzonte, ho visto le costruzioni ma ho riconosciuto un albero, il melograno, l'ulivo che c'era, il pozzo d'acqua e alcune pietre. Un bimbo mi osservava, mi ha detto vedo che guardi con interesse tutto questo, si vede che ti piace questa zona che abbiamo costruito e vorrei chiederti se potessi tornare distruggeresti quello che abbiamo costruito per ricostruire casa tua. Io gli ho detto no, noi non distruggiamo, noi costruiamo, noi abbiamo costruito università, palazzi, quello che vorrei è tornare ma costruire accanto a casa tua, tornare e condividere queste bellezze, siu queste montagne c'è posto per me e per te, vorrei tornare a mangiare insieme, a gioire insieme, a condividere questi monti e queste bellezze. Chi ha parlato prima di noi ha parlato di pace, e io non voglio parlare di guerra e di sette ottobre, dico però che quando è accaduto il sette ottobre ho chiesto alle persone vicine a me, chissà quale prezzo dovremo pagare, senz'altro sarà alto, e un prezzo alto è stato pagato per davvero. La causa di quello che è accaduto è l'occupazione, ma non è questo il modo di fare. La voce purtroppo ormai è quella degli estremisti che cercano di occupare la scena politica". 

 

"La pace non la decidono i letterati ma i generali. Noi abbiamo un compito, seminare la speranza nei nostri popoli, dire ai bambini che loro saranno in grado di vivere insieme in questo paese. Grossman, dovremmo scavare una fossa profondissima dove seppelire tutto l'odio accumulato in questi anni, per poi iniziare a seminare rose che si chiamano speranza per il futuro. È giunto il momento che nasca la speranza per gli arabi e gli israeliani. Il problema fondamentale è l'occupazione, che è dannosa per i palestinesi ma anche per gli isateliani, e liberandoci dal peso dell'occupazione possiamo seminare la speranza. Io ho vissuto con tutte le guerre israelo palestinesi dal 1948 ad oggi e quella di oggi è la peggiore di tutte, ma il mio sguardo è sui bambini, nei loro occhi c'e il futuro. Loro possono giocare insieme. È il momento che il popolo israeliano si liberi da questa leadership che la sta portando alla distruzione", ha aggiunto Muhammad Ali Taha.

 

"Vorrei dirvi come possiamo noi che scriviamo contribuire a migliorare la situazione, ma voglio ricordarvi una cosa a me cara - ha detto Grossman - che è il destino dei 48 israeliani ancora imprigionati e vessati da Hamas, non passa giorno che io non pensi a quelle persone che sono in un inferno. Voglio anche ricordare i bambini palestinesi uccisi a migliaia, è per me inconcepibile che si sia potuto uccidere tanti futuri, tanti modi diversi di essere nella vita. Chiedo a tutti di non consentire all'animosità all'odio della guerra di rapirci e portarci via, vi prego non lasciatevi sequestrare dall'odio".

 

Nel Salone dei Cinquecento anche il collegamento con un'imbarcazione in procinto di imbarcarsi con la Global Sumud Flotilla, la più grande iniziativa per portare aiuti umanitari a Gaza. A concludere l'evento la sindaca Funaro, che ha chiamato sul palco due persone provenienti da Gaza e accolte a Firenze.

 

"E' un momento che rimarrà impresso nel cuore della nostra Firenze - ha detto Funaro - abbiamo ascoltato testimonianze ce ci hanno toccato, come le parole delle due madri che hanno perso i loro figli, una palestinese e una israeliana, che hanno deciso di non lasciarsi schiacciare dal dolore più grande che esista al mondo ma di trasformarlo in un ponte, ci hanno insegnato che la pace non è un'idea astratta ma nasce dalla scelta di chi anche nel lutto rifiuta di cedere all'odio. Firenze, che è la città che ha fatto del dialogo la sua indentità più profonda vuole continuare a svoglere il suo ruolo con questo spirito, offrendo la propria voce e il proprio impegno come città che crede nella forza del dialogo e nella possibilità della pace. Oggi dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo, la strada della pace appare molto lontana, quasi irraggingibile e per gettare semi di speranza dobbiamo partire dalla consapevolezza della situaizone attuale e dai drammatici avvenimenti che sono davanti ai nostri occhi. Da Firenze, che è città di pace e di dialogo, penso che si debba alzare un grido profondo e inequivocabile, basta alla strage degli innocenti". 

 

"In questi mesi Firenze ha accolto persone che sono fuggite dall'inferno, molti di loro non riescono nemmeno a raccontare l'incubo che hanno vissuto e sono loro che aprono gli occhi al cammino difficile verso la pace, ma penso che proprio perchè è così difficile, non dobbiamo abbandonarlo e lavorare incessantemente per questo. Voglio parlare da sindaca, da donna, da ebrea, sono profondamente sconvolta da quello che sta accadendo e voglio riprendere le parole di David Grossman, l'ebraismo in cui mi riconosco è laico e umanistico, crede nell'uomo e l'unica cosa che ritiene sacra è la vita umana. Da Firenze, che ha sempore difeso i diritti umani e accolto i popoli oppressi che scappavano dalla guerra, da qui dobbiamo dire che si deve fermare tutto questo. Netanyahu e il suo governo di destra stanno devastando, affamando, deportando il popolo palestinese, stanno lacerando l'animo del popolo di Israele provocando la diffusione dell'odio e alimentando la rinascita dell'antisemitismo in tutto il modno. La violenza genera solo altra violenza, la guerra genera altra guerra. Va ribadito che il popolo di Israele non è Netanyahu, in centinaia manifestano non arrendosi alla guerra. Questa sera Firenze ribadisce il suo ruolo, che ha sempre avuto nel solco della storia. Firenze città del dialogo tra i popoli non vuole restare in silenzio".

 

Alta l'adesione riscontrata per l’evento: esauriti i posti diponibili, è stato trasmesso sul canale YouTube “Dirette streaming” del Comune di Firenze.

 

 

 

 
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