Attualità e politica, ambiente e militanza: 90 film in programma al 65° Festival dei Popoli a Firenze
Il festival internazionale di cinema documentario. Tra gli ospiti i registi Albert Serra, Pietro Marcello e Alice Rohrwacher, Vinicio Capossela, Paolo Cognetti e Vasco Brondi
giovedì 31 ottobre 2024 18:09
Il racconto in presa diretta di ciò che sta accadendo lungo la Striscia di Gaza, con gli occhi di chi è sotto le bombe, nella prima mondiale di “To Gaza” di Catherine Libert, Fred Piet e Hana Al Bayaty, e quello dentro le vite di coloro hanno attentato la democrazia statunitense, a Capitol Hill nel gennaio 2021, raccontato in “Homegrown” di Michael Premo, proprio alla vigilia del voto presidenziale.
Sono alcune tappe del viaggio lungo 90 film del 65° Festival dei Popoli, il festival internazionale di cinema documentario più antico in Europa, che si terrà dal 2 al 10 novembre a Firenze per la direzione artistica di Alessandro Stellino, quella organizzativa di Claudia Maci e con la presidenza di Roberto Ferrari.
Viaggio che si apre con Paolo Cognetti e il suo “Fiore mio”, in prima nazionale, che ci porta sulle cime del Monte Rosa (con le musiche di Vasco Brondi), o lungo le coste liguri tra i “Portuali” di Perla Sardella, nella lotta politica del collettivo di lavoratori nel porto di Genova tra il 2019 e il 2023, con gli scioperi contro le navi degli armamenti. Ancora, le prime di “Going Underground” di Lisa Bosi, flashback sui mitici Gaznevada, dal punk e la new-wave fino all’italo disco, storia acida di ragazzi folli dalla fine degli anni Settanta a oggi, e de “Il complotto di Tirana” di Manfredi Lucibello, piega ironica tra le trame dell’arte contemporanea nella più grande bufala ordita ai danni del fotografo Oliviero Toscani alla Biennale di Venezia nel 2000.
E ospiti speciali, firme del cinema d’autore più in voga del momento, come Albert Serra che oltre a presentare in prima nazionale il suo discusso ritratto della corrida spagnola, “Tardes de Soledad”, sarà protagonista di un talk a Palazzo Strozzi. Poi i registi Pietro Marcello e Alice Rohrwacher, a colloquio sul futuro del documentario italiano ormai diretto verso le nuove frontiere del cinema di finzione, Vinicio Capossela che presenterà “Natale Fuori Orario”, originale road movie e film-concerto in cui torna ai suoi primi “concerti per le feste”, o la scrittrice francese Christine Angot, caso letterario in patria, oggi in concorso con “A Family”.
Questi sono alcuni tra i compagni di viaggio - film, documentari e ospiti - della protagonista di questa edizione, l’esploratrice del mondo che campeggia sul manifesto del festival, dove una donna - elaborata con il supporto dell’IA - si muove tra realtà e futuri possibili, si aggira per le piazze e i ponti di una città in trasformazione, attraverso la lente politica del documentario e con gli occhi puntati su quello che verrà.
Il festival fa parte del programma “50 Giorni di Cinema a Firenze” ed è realizzato con il contributo di Europa Creativa Media, MiC - Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione Sistema Toscana, Fondazione CR Firenze, Calliope Arts Foundation e Publiacqua.
Il festival sarà inaugurato alle 20.30 sabato 2 novembre al cinema La Compagnia con l’anteprima italiana di “Fiore Mio”, il primo film scritto, diretto e interpretato da Paolo Cognetti, che esordisce alla regia con un lavoro in cui pone al centro la sua passione per la montagna, come spazio geografico e dimensione interiore. Lo scrittore sarà ospite del festival insieme al cantautore Vasco Brondi che ha curato le musiche del film. Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccitaÌ, Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente nei pressi della sua casa in Valle d’Aosta. Un avvenimento che lo turba profondamente e lo spinge a raccontare la bellezza del Monte Rosa, dei ghiacciai destinati a sparire o mutare per sempre a causa della crisi climatica. Il regista ci conduce così sulle cime del Quintino Sella, dell’Orestes Hutte e del Mezzalama, attraverso paesaggi mozzafiato e incontri con chi nella montagna ha trovato, prima che una casa, un vero e proprio “luogo del sentire”.
Il primo giorno del festival, al cinema La Compagnia, comincia alle 17 con “Qui è altrove” di Gianfranco Pannone storia tra teatro e carcere ambientata a Volterra, nell’istituto di detenzione collocato all’interno della Fortezza Medicea: qui c’è, appunto, la Compagnia della Fortezza, fondata 35 anni fa e gestita dal regista Armando Punzo, che ogni estate allestisce il suo spettacolo nel carcere, con i detenuti come attori. Gianfranco Pannone ha seguito all’interno del carcere di Volterra le prove di Armando Punzo con la sua compagnia, fino al primo debutto. Entrambi saranno presenti in sala per presentare il film. Alle 18.30 sullo schermo, invece, la storia di una piccola fattoria in una foresta norvegese, con “A New Kind of Wilderness” di Silje Evensmo Jacobsen (per la sezione Habitat): qui vivono una vita isolata i Paynes con l'obiettivo di essere liberi e selvaggi, una famiglia unita e in armonia con la natura: tuttavia, quando una tragedia la colpisce, il loro mondo idilliaco si sconvolge e li costringerà a forgiare un nuovo percorso nella società moderna. Il film ha vinto il Sundance Film Festivalnella sezione dei documentari internazionali.
Il programma sarà diviso in Concorso internazionale Lungometraggi e Concorso italiano, mentre ai cortometraggi e mediometraggi sarà dedicato il nuovo Concorso Internazionale Discoveries, per i lavori di giovani registi e registe da tutto il mondo; in Doc Highlights i film di grande risonanza internazionale e poi le sezioni Habitat, dedicata all’ambiente e ai temi della sostenibilità e dei diritti umani, Let the Music Play per i documentari musicali, Popoli for Kids and Teens per il giovane pubblico e il Doc at Work - Future Camps, con le sorprendenti opere provenienti dalle migliori scuole di cinema di tutta Europa. Tra le novità del programma i Fuori concorso, opere di grande rilevanza tematica o realizzate da cineasti di prestigio, capaci di gettare una luce inedita su luoghi, storie e personaggi del nostro paese. Infine, la sezione Feminist Frames, una selezione di opere realizzate da registe donne sul tema della militanza e concentrata su vari momenti di lotta nel corso del secolo scorso, gli omaggi a Judit Elek e Albert Serra, con una selezione dei loro film e incontri aperti al pubblico.
Saranno 9 i film del Concorso Internazionale Lungometraggi, tutti in anteprima, per i quali la giuria composta dal regista Martin Solà (Argentina), la regista Kumiana Novakova (Croazia) e la produttrice Michela Pini (Svizzera) assegnerà il Primo Premio (7.000€), il Secondo Premio (4.000€) e la Targa "Gian Paolo Paoli" al Miglior Film Antropologico. 10 i cortometraggi e mediometraggi in anteprima del nuovo Concorso Internazionale Discoveries, saranno invece giudicati dalla giuria formata da Charlotte Serrand (Francia), Emma Caviezel (Germania) e Flavia Dima (Romania) che assegnerà il Premio Discoveries (3.500€).
Periferie, professioni di ieri e di domani, sogni e lotta politica si intersecano nel Concorso Italiano, che propone in gara 7 documentari. Si apre con la prima mondiale “Cose che accadono sulla terra” di Michele Cinque (3/11), ritratto di una famiglia di moderni cowboys, con la missione di continuare ad allevare il proprio bestiame senza danneggiare l’ecosistema; in prima assoluta anche “In perpetuo” di Federico Barassi (7/11), che si interroga sulla vita degli ultimi conoscitori di una antica pratica di pesca, i trabucchi, dove il ritmo delle giornate è scandito solo dal rapporto tra uomo e mare, generoso quanto impietoso e distruttivo; di diritti sul lavoro, dialogo e sacrifici racconta “Portuali” di Perla Sardella (prima mondiale, 5/11), uno spaccato sulla lotta politica del C.A.L.P., Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova, tra il 2019 e il 2023, con gli scioperi contro la “nave delle armi” e la ricerca di un sindacato più attento alle istanze del presente; “Pensando ad Anna” di Tomaso Aramini (prima mondiale, 4/11) è un flashback negli anni Settanta e racconta le rivolte e la vita personale di Pasquale Abatangelo, ex “delinquente politicizzato” e cofondatore dei NAP, organizzazione armata di sinistra attiva nei diritti dei detenuti, tra interviste, ricostruzioni performative e materiale d'archivio: il regista, con il giornalista Fulvio Bufi e altri attori, interroga Abatangelo stesso sulla necessità della violenza politica per il cambiamento sociale (direttore della fotografia è Peter Zeitlinger, storico collaboratore di Werner Herzog). “Honeydew” di Marco Bergonzi e Michael Petrolini (prima mondiale, 7/11) ci porta, invece, in una località californiana dove alla fine degli anni '70 si raduna un gruppo di persone con il sogno di vivere liberi da ogni costrizione: qui, la legalizzazione a uso ricreativo della marijuana nel 2016 attira imprenditori interessati al business, minacciando i coltivatori locali. In prima nazionale, invece: “Valentina e i muostri” di Francesca Scalisi (4/11), ambientato in un villaggio rurale siciliano sfigurato, dove Valentina prenderà in mano la sua vita, creando bellezza per cambiare il destino suo e delle persone che la circondano; e “Tineret” di Nicolò Ballante (5/11), che ci catapulta nella vita di Andrei, ragazzo moldavo nella periferia di Roma, dove - tra corse in auto, il lavoro nella stalla, amici e musica trap - sogna di diventare un artista nonostante i problemi economici. La giuria del concorso italiano è composta dal fotografo e documentarista Paolo Woods, dalla giornalista Carolina Mancini e dal ricercatore e scrittore Rodolfo Sacchettini, che assegnerà il Premio al Miglior documentario italiano (3.000€).
Momento speciale del festival sarà il panel “Documentario italiano: verso la finzione?” (6 novembre, cinema La Compagnia, 18.30) che vede protagonisti i registi Pietro Marcello e Alice Rohrwacher. Una conversazione dedicata alla transizione dal documentario alla finzione compiuta da un’intera generazione di filmmaker che, proprio a partire dal confronto con la realtà, ha contribuito a rinnovare la cinematografia del nostro paese negli ultimi due decenni. In dialogo, insieme a Gabriele Genuino (Rai Cinema), due figure di primissimo piano, capaci di raccontare le contraddizioni di un’Italia “bella e perduta” e le “meraviglie” di un paese ancora incerto tra il proprio passato contadino e il presente segnato da un’industrializzazione mai pienamente realizzata.
Non ultimo, tra i nomi in concorso, quello della scrittrice francese Christine Angot - per la presentazione del suo film documentario “A Family”, in concorso per i lungometraggi. L’autrice incontrerà il pubblico all’Istituto Francese di Firenze (8 novembre, ore 18) per approfondire le tematiche affrontate nella sua narrativa, che fanno di lei una portavoce di primo piano nel campo della denuncia delle violenze subite dalle donne.
L’attualità e l’analisi storica e politica si intrecciano nella sezione Doc Highlights che propone titoli di grande rilevanza, come la prima mondiale “To Gaza” (3/11) di Catherine Libert, Fred Piet, Hana Al Bayaty: il dramma vissuto da migliaia di famiglie palestinesi, uomini, donne e bambini sembra non finire mai e continua ininterrotto dall’ottobre 2023, ma le cause sono da ricercare nella storia dei popoli coinvolti in uno dei più lunghi conflitti mediorientali. Il pubblico viene coinvolto nell’epicentro della tragedia e nella continua opera di ricostruzione dell’identità di un popolo che vive sotto le bombe. In guerra, ma contro se stessa, è anche l’America raccontata da “Homegrown” di Michael Premo (4/11), pluripremiato giornalista, che getta uno sguardo risoluto sulla vita di tre attivisti di destra (un futuro padre del New Jersey, un veterano dell’Air Force e un carismatico attivista texano) nell’estate del 2020, durante la campagna elettorale di Donald Trump, che porterà dritti alla contestazione per le elezioni perse e all’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti d’America nel gennaio 2021. In collaborazione con Calliope Arts Foundation, ci sarà l'anteprima di “Dahomey” di Mati Diop (9/11), trionfatrice all’ultima Berlinale, che si interroga su cosa rimane di una cultura che è stata saccheggiata da un colonialismo predatore, lungo il viaggio per la restituzione di una serie di opere d’arte dalla Francia al Benin. Tra realtà e futuri imprevedibili si muovono invece “Real” di Adele Tulli (3/11), escursione visionaria e coinvolgente nel mondo digitale, sulla relazione che intrattengono i nostri corpi e le nostre menti con il virtuale per mezzo del proliferare di computer e smartphone, e “Cyborg Generation” di Miguel Morillo Vega (08/11), dove un musicista diciottenne decide di progettare un organo cibernetico e di impiantarlo illegalmente nel proprio corpo, acquisendo così un nuovo senso che gli permette di percepire i suoni provenienti dallo spazio. Infine “Natale fuori orario” (9/11), il nuovo film di Gianfranco Firriolo scritto da Vinicio Capossela, anomalo e originale ibrido tra road movie e film-concerto, elogio del potere aggregante della musica e contemporaneamente e riflessione sullo scorrere del tempo, presentato in sala da Capossela.
Biglietti: 60 euro abbonamento completo, 40 ridotto; 12 euro giornaliero (10 ridotto). Biglietti: unico pomeridiano 8 euro (6 ridotto); unico serale 8 euro (6 ridotto).
Il Festival dei Popoli fa parte del programma “50 Giorni di Cinema a Firenze”. La 50 Giorni è parte del Progetto Triennale Cinema, sostenuto dal Ministero del Turismo e delle istituzioni locali e realizzato grazie al Protocollo d’Intesa tra Comune di Firenze, Regione Toscana e Fondazione Sistema Toscana, Fondazione CR Firenze, Camera di Commercio.