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Firenze, presidio per la Palestina all'Università. 'Siamo stati caricati e manganellati'

La mobilitazione degli studenti questa mattina sotto al Rettorato, poi tensioni con la polizia in piazza Brunelleschi

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martedì 21 novembre 2023 14:16

"Per una Palestina libera, fermiamo il genocidio". E' la mobilitazione organizzata questa mattina dagli studenti universitari dei collettivi Studenti di Sinistra e Collettivo d'Ateneo: un presidio e un'assemblea sotto al rettorato in piazza San Marco, mentre era in corso la seduta di Senato Accademico dove i loro rappresentanti hanno chiesto la scissione degli accordi tra l'Università di Firenze e gli atenei e le istituzioni israeliane.

 

"Mobilitiamoci come studenti per chiedere la cessazione dei rapporti tra Unifi e gli atenei israeliani e una presa di posizione chiara dell'ateneo sul genocidio in atto", le motivazioni della mobilitazione.

 

Massiccia la presenza di forze dell'ordine in piazza San Marco. Non sono mancati momenti di tensione, soprattutto in piazza Brunelleschi, fuori dalla facoltà di lettere, dove gli studenti sono stati caricati.

 

"In piazza San Marco, ci è stato subito impedito di avvicinarci alle porte del Rettorato dove si stava svolgendo la Seduta di Senato Accademico, schierando due camionette di forze dell'ordine in assetto anti-sommossa. Quando abbiamo deciso di spostarci verso l'università, siamo stati caricati e manganellati prima in piazza Santissima Annunziata e poi, ancor più grave, al cancello d'ingresso della biblioteca di piazza Brunelleschi, in cui hanno cercato di impedirci l'ingresso picchiando nuovamente lÉ™ studentÉ™ che volevano entrare nei loro spazi. Il messaggio è chiaro: Non solo l'Università di Firenze si rende complice di un genocidio in atto, ma autorizza la violenza indiscriminata contro la componente studentesca nei luoghi che ci appartengono", affermano Studenti di Sinistra e Collettivo di Ateneo.

 

"Oggi Martedì 21 come studentÉ™ abbiamo fatto presidio sotto il Rettorato, chiedendo la cessazione degli accordi didattici e di ricerca tra l'Università di Firenze e le Università israeliane nonchè con le aziende belliche come la Leonardo S.p.a. e che finanziano la guerra come Eni. La rettrice, oltre ad aver ritenuto inammissibile la mozione, ha messo in discussione report internazionali di onu e amnesty, dicendo che a questi lei avrebbe potuto "contrapporre tutti i report delle istituzioni Israeliane". Inoltre, ha voluto ribadire come il Senato Accademico non sia uno spazio di discussione e che non si poteva prendere posizioni da una o l'altra parte. Ma qui si parla di genocidio, di uno stato che opprime e di un popolo oppresso. E l'università ha già deciso da che parte stare. Le rappresentanze hanno allora deciso di lasciare la seduta: se non c'è spazio nemmeno per parlare di un genocidio, a cosa serve l'Università e a cosa serve il Senato Accademico?", spiegano i collettivi.

 

"Questa mattina era stato indetto un presidio sotto il Rettorato dell'Università degli studi di Firenze, per denunciare i rapporti tra alcuni ambiti della ricerca e accademici con l'industria bellica. Il riferimento era nello specifico alla situazione di Gaza e Cisgiordania. Leggiamo cronache su una discussione negata, in Senato Accademico, che avrebbe determinato la volontà di spostare il confronto in piazza Brunelleschi, dove ci sono ampi spazi, tradizionalmente utilizzati dalle studentesse e dagli studenti, come è giusto e dovuto che sia. Se non possono recarsi all'università, le studentesse e gli studenti dell'università dove dovrebbero andare? Il fatto che le forze dell'ordine siano state schierate sia di fronte al Rettorato, che alla sede di piazza Brunelleschi, caricando in quest'ultimo spazio, è grave e preoccupante. Esprimiamo solidarietà alle studente e agli studenti, chiedendo a tutte le istituzioni di fare lo stesso", dichiarano i consiglieri Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune.

 

Arriva la risposta dell'Ateneo. "Nel corso della seduta odierna del Senato accademico dell’Università di Firenze è stato proposto da un rappresentante degli studenti il testo di una mozione, in cui si chiedeva all’organo di governo, fra l’altro, di riconoscere e condannare la condotta di Israele nell'attuale situazione di conflitto con espressioni che vanno oltre i limiti di una fisiologica critica di carattere politico. Pertanto, la Rettrice, in quanto Presidente dell'organo, ha riferito dell’inammissibilità di tale mozione, alla luce delle regole che disciplinano il funzionamento del Senato accademico, come di qualsiasi altra assemblea rappresentativa".

 

Sul tema, nel corso della seduta, la rettrice Alessandra Petrucci ha ricordato che le università sono “sedi primarie della ricerca scientifica” che “operano, per la realizzazione delle proprie finalità istituzionali, nel rispetto della libertà di ricerca dei docenti e dei ricercatori nonché dell'autonomia di ricerca delle strutture scientifiche” e ha dichiarato: “I fatti che si sono affacciati con prepotenza nel panorama internazionale in questo scorcio di anno creano in me e nella comunità che rappresento un sentimento di sbigottimento. Impossibile non esprimere solidarietà nei confronti delle tante, troppe vittime che si trovano ostaggio delle guerre. Nei loro confronti va la nostra solidarietà, una solidarietà che non deve e non può conoscere confini di appartenenza. Non esistono morti giusti o morti ingiusti esistono morti e basta. Ed è in nome loro che non spetta a noi decidere la scelta dei termini nei quali declinare e indagare il tema della guerra. Le Università – ha aggiunto la rettrice - non sono dei decisori politici ma luogo di formazione e ricerca come chiaramente scritto nelle leggi che le hanno istituite. Sarebbe un errore imperdonabile se intorno a queste si costruissero barriere; si alzassero muri in nome di chi ha la pretesa di dare una lettura dei fatti in termini di torto o ragione. Non possiamo disattendere il nostro messaggio di pace che costruiamo ogni giorno attraverso l’accoglienza di tutti gli studenti e ricercatori stranieri ai quali offriamo i nostri spazi fisici e relazionali, la nostra vicinanza il nostro sostegno. Anche quando è difficile accettare nel proprio io un fatto, un evento, una guerra il nostro essere istituzione per la formazione e la ricerca non ammette favoritismi a favore di una o di un’altra parte ma impone di rifuggire da quella semplificazione binaria amico/nemico che non può essere l’orizzonte delle democrazie pluraliste. Nostro compito è, piuttosto, quello di mettere a disposizione gli strumenti di formazione e ricerca, la cultura e la scienza che ci contraddistinguono al fine di comprendere situazioni anche molto complesse per lo sviluppo del pensiero critico di tutti”.

 

 

 

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