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'La mia vita vale più di un panino', la protesta dei rider a Firenze: presidio in Sant'Ambrogio

Presidio e sciopero dopo la morte di Sebastian, rider 26enne investito sabato sera a Firenze. Contestato il presidente Giani

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mercoledì 05 ottobre 2022 19:34

Non ci sono sushi, pizza o hamburger nei borsoni che i rider hanno poggiato in piazza Sant'Ambrogio, ma parole, richieste, proteste. "La mia vita vale più di un panino", "La nostra vita vale più dei vostri profitti", "Basta cottimo", recitano i cartelli appesi in piazza, dove tanti rider si sono riuniti in un presidio per protestare contro la morte del loro collega Sebastian Galassi, investito da un'auto sabato sera a Firenze mentre effettuava consegne.

 

"Non si può morire per una consegna", è lo striscione che campeggia in piazza, con intorno tanti rider che oggi hanno incrociato le braccia e fermato le biciclette.

 

"Invitiamo la cittadinanza tutta a partecipare allo sciopero astenendosi dagli ordini per la giornata di mercoledì 5 ottobre". E' l'appello lanciato dei sindacati in occasione dello sciopero di oggi.

 

"La morte di Sebastian ci lascia sgomenti, ma non abbiamo intenzione di rimanere in silenzio di fronte al terzo rider operante su piattaforma digitale morto in Toscana mentre lavorava, che si aggiunge al rider di Treviso deceduto solo poche settimane fa. E’ una strage che va fermata e che a nostro avviso viene alimentata dal modello organizzativo adottato dalle società, che spinge i lavoratori a correre per una consegna in più e pochi euro da portare a casa a fine serata", si legge nella nota di Cgil Firenze, Filcams Cgil Firenze, Filt Cgil Fi-Po-Pt, Nidil Cgil Firenze.

 

"Per questo abbiamo indetto uno sciopero di tutto il settore mercoledì 5 ottobre. Chiediamo alle società aderenti ad Assodelivery di assumersi le proprie responsabilità e garantire piene tutele ai propri rider a partire da un modello retributivo che superi la paga a cottimo e assicuri un corretto inquadramento contrattuale, così come sancito dalle sentenze che in questi mesi sono state emesse da più Tribunali", dicono i sindacati.

 

Tante le persone presenti in piazza Sant'Ambrogio, mentre al microfono sul sagrato della chiesa si alternano alcuni rider.

 

"Abbiamo da due anni un tavolo nazionale con le aziende per trovare un inquadramento lavorativo che ci permetta di avere diritti ed essere trattati come persone ma tutte le volte trovano scuse. Vale la nostra vita qualche milione in più di guadagno per queste aziende? Spero che le aziende tornino al tavolo per parlare con noi".

 

"Sono qui per portare avanti una lotta per quelli che per me saranno sempre colleghi, anche quando smetterò di fare il rider. Rider per una volta rider per sempre perché tra noi si è stabilito un legame fortissimo, una fratellanza e sorellanza che durerà anche quando ognuno di noi tornerà a fare un lavoro migliore di questo. Noi siamo persone e non pupazzi regolati da un algoritmo. Le attività commerciali che usano le piattaforme per le  consegne a domicilio dove i titolari sanno come siamo sfruttati, e i clienti che continuano ad usare questi servizi sono complici di una situazione illegale che va combattuta. Smettiamo di usare le piattaforme che non tutelano i lavoratori, non importa se avete promesso il sushi ai vostri amici di venerdì sera".

 

"I rider lavorano dalle dieci di mattina a mezzanotte per cinquanta-sessanta euro al giorno. I mezzi non sono assicurati, se ci rubano la bici l'azienda non vuole responsabilità. Abbiamo bisogno di un contratto regolare"

 

"Mi chiamo Riccardo ho 22 anni sono un rider, lavoro per Just Eat e Glovo, conosco tantissimi colleghi che lavorano per due piattaforme perché nessuna riesce ad assicurarci le condizioni base per arrivare a fine mese e lavorare in sicurezza. Sabato sono stato molto male quando ho saputo cosa era successo, domenica ho lavorato tante ore e nella mia testa rimbombava solo la notizia della morte di Sebastian. Questo ragazzo si è immerso nel traffico del sabato sera, gli ordini sono tantissimi e noi costretti a correre per arrivare a fine mese. C'è chi dice che i rider guidano male ma noi non abbiamo scelta, o lavoriamo in sicurezza o portiamo l'ordine in tempo. Dobbiamo correre, ci sono orari specifici in cui facciamo tante consegne. Quello che serve per la nostra sicurezza è che tutto il sistema del delivery venga ristrutturato, che ci siano contratti che garantiscono una paga base mensile, che ci garantisca di lavorare con serenità, per guidare bene senza essere costretti a correre per le strade. Centinaia di noi rischiano ogni giorno, con le macchine che ci sfrecciano accanto".

 

Al presidio erano presenti anche rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui gli assessori della giunta fiorentina Benedetta Albanese, Cecilia Del Re e Andrea Giorgio.

 

Presente anche il presidente della regione Toscana Eugenio Giani, che a fine presidio è stato contestato da alcuni presenti in piazza.

 

"Fuori fuori", "Vattene dalla piazza", "Questa piazza non è per le passerelle istituzionali", alcuni dei cori urlati a Giani.

 

“La Toscana continuerà a fare la propria parte, nell’ambito delle proprie competenze, ma adesso non è più rinviabile un intervento deciso del livello nazionale, del Governo, che ponga fine al cottimo, inquadri i rider come lavoratrici e lavoratori e lavoratrici subordinati e riconosca piene tutele” – hanno detto Eugenio Giani e l’assessora al lavoro Alessandra Nardini, ribadendo la loro vicinanza alla famiglia di Sebastian Galassi. Giani e Nardini hanno ricordato l’impegno della Regione per la sicurezza e la dignità di lavoratrici e lavoratori ciclofattorini. In primo luogo, il protocollo sottoscritto circa un anno fa con Cgil, Cisl, Uil, numerose aziende toscane del food delivery e il comitato regionale consumatori e utenti che prevede l’applicazione della disciplina del lavoro subordinato ai rider, garantendo così coperture assicurative e previdenziali, e la nascita di un marchio etico. “Un’intesa complessiva e organica per la tutela effettiva dei diritti dei rider e per sollecitare la sensibilità di consumatrici e consumatori”, hanno sottolineato presidente e assessora, "da cui poi è scaturito il documento tecnico di riferimento regionale sulle tutele e la sicurezza dei rider elaborato in sinergia con l'assessore all diritto alla salute Bezzini”. “Il nostro impegno, però - hanno spiegato Giani e Nardini – non basta, perché le Regioni devono attenersi alle proprie competenze”. “Per questo – hanno proseguito – occorre un intervento nazionale e occorre che tutte le imprese del settore, anche le grandi, facciano la propria parte". Per Giani e Nardini, “La battaglia per i diritti deve andare avanti, non è accettabile il sacrificio di vite umane sull'altare del profitto”.

 

 

Al termine del presidio alcuni rider sono rimasti in piazza e si sono riuniti in assemblea.


Irene Grossi 

 
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