Giustizia riparativa, il primo centro toscano sarà a Firenze
Programmi che coinvolgono vittima, autore del reato e comunità
mercoledì 09 luglio 2025 19:16
Sulla giustizia riparativa, che non è più l’utopia di qualche filosofo del diritto, il sistema toscano è pronto. “Stiamo attendendo indicazioni ‘gestionali’ dal Ministero e l’attribuzione quindi delle risorse impegnate - spiega l’assessora alle politiche sociali della Toscana, Serena Spinelli -. Ci sono ancora alcuni punti da mettere a fuoco. Ma di fatto siamo pronti per partire”. Il primo centro di giustizia riparativa a sorgere sarà a Firenze: il Comune ha già da dato da questo punto di vista disponibilità.
Di giustizia riparativa, che ha l’ambizione di risanare la frattura tra chi ha commesso e chi ha subito un torto (non di sostituirsi, ma di affiancare il processo penale italiano), si è parlato a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della giunta regionale, nel corso del primo di tre giorni di convegno dedicato a “Carcere, inclusione sociale, comunità: il sistema delle politiche regionali per la giustizia penale in Toscana”. L’occasione è stata una tavola rotonda per presentare il libro “Oltre la vendetta. La giustizia riparativa in Italia” edito nel.2025 da Laterza e scritto dal magistrato Marcello Bortolato, presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze, e dal giornalista Edoardo Vigna: volume che raccoglie il testimone della pubblicazione del 2020 “Vendetta pubblica. Il carcere in Italia”.
La giustizia riparativa, al grande pubblico ancora in buona parte oscura, è oramai a tutti gli effetti una legge italiana. E’ parte della riforma Cartabia avviata nel 2022, che le ha dato una disciplina organica ampliandone i casi di applicazione, e Regioni e Comuni sono soggetti chiamati da protagonisti ad organizzarne l’architettura, seduti insieme nelle conferenze locali che dovranno lavorare all’apertura dei centri di giustizia riparativa. Obiettivo finale: strutturare programmi che coinvolgono vittima, autore del reato e comunità, per comporre e risolvere le conseguenze del reato ed esprimere emozioni e bisogni, attraverso la partecipazione attiva e consensuale delle parti con l’assistenza di un mediatore. In caso di accordo con effetti positivi anche sull’esito del processo, spiega la Regione.
“Nel centro che apriremo lavoreranno sei mediatori: questo è il livello essenziale delle prestazioni (il cosiddetto Lep ndr) fissato dal Ministero: dovremo monitorare se questo è sufficiente – commenta l’assessore Spinelli -, i Lep sono stati infatti definiti dal Ministero sulla base delle risorse finanziarie a disposizione e non partendo da un ragionamento sui reali bisogni”. “Giustizia riparativa non vuol dire dimenticare il reato e chi l’ha compiuto” ricorda ancora Spinelli. Certo è che, sottolineano altri relatori citando Don Milani, “dove c’è troppa punizione finisce la giustizia”. La giustizia non può essere solo punizione. E punizione non vuol dire solo carcere: numeri alla mano oggi in Italia, si ricorda nel corso della tavola rotonda, sono 62 mila i detenuti, altre 100 mila le persone sottoposte a misure alternative e tra 90 e 100 mila i liberi con sospensione delle pena.
“La giustizia riparativa – conclude Spinelli - è uno strumento prezioso che ci è offerto per riaffermare la dimensione collettiva della giustizia e, su un piano più generale, la presa in carico collettiva dei bisogni dei singoli e della comunità, su cui c’è bisogno di investire”.
“La giustizia riparativa è un tema che ci sta molto a cuore. E come Amministrazione stiamo portando avanti progetti perché Firenze diventi sempre più protagonista”. È quanto dichiara l’assessore al Welfare di Firenze, Nicola Paulesu che questa mattina è intervenuto al convegno promosso da Anci e Regione Toscana “Carcere, inclusione sociale, comunità. Il sistema delle politiche regionali per la giustizia penale in Toscana”.
“La giustizia riparativa è un paradigma innovativo in cui la vittima e l'autore del reato sono attivamente coinvolti nella risoluzione e nella trasformazione del conflitto, con l'aiuto di una figura terza come i mediatori – spiega Paulesu –. Si tratta di percorsi spesso complessi, che non sostituiscono i processi penali ma sono complementari e che vedono al centro la vittima, ma anche il dialogo, la responsabilizzazione del reo, il coinvolgimento della comunità se necessario”.
L’assessore ricorda come il Comune abbia partecipato attivamente a tutti i tavoli interistituzionali e alle conferenze locali con rappresentanti del ministero proponendo la candidatura per accogliere il Centro di giustizia riparativa in città, mettendo a sistema le esperienze importanti che già esistono come quelle della Società della Salute di Firenze nell’ambito del progetto regionale “Reti territoriali e Giustizia Riparativa”.
“Nell’ultima riunione dell’11 giugno abbiamo confermato la disponibilità all’avvio del centro come previsto dalla riforma Cartabia. Ora si attende solo il via libero del Ministero” sottolinea Paulesu che aggiunge: “Stiamo promuovendo la costruzione di una rete di realtà che possano coinvolgere le adeguate figure professionali insieme all’autore di reato ed alla vittima. Stiamo lavorando per l’individuazione della sede più idonea, e inoltre è in via di sottoscrizione il protocollo con le Università di Firenze, Siena e Pisa per la formazione dei mediatori”.