Firenze, si apre l'incontro dei vescovi del Mediterraneo. L'intervento di Mario Draghi
Al via il convegno in Santa Maria Novella. Sabato i vescovi si uniranno ai sindaci, domenica la visita del Papa
mercoledì 23 febbraio 2022 17:34
Si è aperto alla presenza di Mario Draghi il convegno dei vescovi "Mediterraneo frontiera di pace", in corso da oggi fino al 27 febbraio a Firenze.
Un evento che si sommerà al forum dei sindaci del Mediterraneo in programma in Palazzo Vecchio da venerdì, dando vita ad un’assemblea congiunta dei vescovi e dei primi cittadini, che culminerà nella visita di Papa Francesco. Il pontefice sarà a Firenze nella mattina di domenica 27, tra Palazzo Vecchio e la Basilica di Santa Croce, dove celebrerà una messa alla quale sarà presente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il complesso di Santa Maria Novella, concesso gratuitamente dal comune di Firenze, ha aperto oggi le porte a circa 60 vescovi provenienti dai 20 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
“Quelli che si svolgeranno a Firenze – ha detto il Cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze – sono due incontri che si uniscono nell’eredità di La Pira e che confluiranno nella giornata di sabato in un confronto comune da cui si auspica possa uscire anche una voce unanime”.
Il presidente del Consiglio è arrivato in piazza Santa Maria Novella poco prima delle 15.30, per prendere parte all'incontro dei prelati, riuniti nel Convento della chiesa. Presenti anche il sindaco di Firenze Dario Nardella e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
Dopo l'introduzione di Mons. Antonino Raspanti, Vice Presidente della Cei, ha preso la parola il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei, che prima di pronunciare la sua prolusione di apertura, ha letto una lettera inviata dal vescovo di Kiev, Monsignor Vitalii Kryvytskyi, che non prenderà parte al convegno: "Nel contesto attuale, mentre l'intera Ucraina rischia di diventare un campo di morte, il venerabile sindaco La Pira invita tutti noi a non stancarci mai di operare per la pace e la prosperità di tutte le nazioni. In questo momento così drammatico per il mio popolo sono sicuro che comprenderete le mie motivazioni, mi sento in dovere di stare col mio popolo in veglia e preghiera per la pace. Chiedo di continuare a pregare per la martoritata Ucraina".
Dice Bassetti: "Cari e venerati fratelli, care e cari esperti e membri del comitato scientifico, vorrei rivolgere un saluto particolare al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che oggi è qui insieme a noi nella giornata inaugurale di questo secondo incontro su Mediterraneo frontiera di pace. Lo ringrazio calorosamente della sua presenza e soprattutto dello sforzo che quotidianamente rivolge all’azione di Governo per l’Italia, in un periodo così difficile a causa della pandemia e della complessa opera di rilancio del Paese. Augurandomi che quest’azione sia sempre indirizzata verso il conseguimento del Bene comune, sono felice che il Presidente del Consiglio condivida con noi i motivi ideali che hanno animato quest’Incontro di dialogo e spiritualità".
"Cari Confratelli, eccoci di nuovo insieme! - continua il cardinale - Come è bello darvi il benvenuto a Firenze, culla dell’umanesimo, la città che Giorgio La Pira ha posto a servizio della pace del mondo e dell’unità della Chiesa, e in particolare in questo antico convento domenicano dove fu celebrato il Concilio di unione. Sono trascorsi solo due anni dal nostro primo incontro di Bari: anni caratterizzati dalla pandemia e dalle conseguenti crisi economiche e sociali, sofferte soprattutto dai poveri. Ad un virus che corre a tutte le latitudini, indifferente ai confini, è stato difficile dare una risposta unitaria e globale. La pandemia ha accresciuto le divisioni sociali e ha funzionato come evidenziatore e moltiplicatore dei problemi. Naturalmente, non si sono moltiplicate solo le divisioni e le crisi, ma sono aumentate anche le espressioni di solidarietà e di amicizia. Esse fanno meno rumore, spesso sono invisibili. Ma non per questo sono meno importanti. Anzi, sono il cuore pulsante della nostra speranza: perché bisogna capire – come diceva don Tonino Bello – che «la speranza è parente stretta del realismo. È la tensione di chi, incamminandosi su una strada, ne ha già percorso un tratto e orienta i suoi passi, con amore e trepidazione, verso il traguardo non ancora raggiunto»".
“Sono queste giornate straordinarie e uniche: per la prima volta così tanti vescovi si ritrovano a Firenze dopo molti anni e per la prima volta negli stessi giorni si ritroveranno i sindaci delle più importanti città del Mediterraneo. Grazie alla Cei per aver scelto Firenze”, ha detto il sindaco Dario Nardella.
“In una di queste sale - ha ricordato il sindaco - il grande Leonardo da Vinci completò il cartone della battaglia di Anghiari che poi fu realizzata nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio dove ci ritroveremo sabato mattina. Questo appuntamento è una grande opportunità, un dialogo sospeso tra confronto laico e religioso, e Firenze è l’unione di questi due diversi volti. Condivido le parole del sindaco Giorgio La Pira, unire le città per unire le nazioni. Noi sindaci non abbiamo eserciti e non costruiamo muri, ma progettiamo ponti e aiutiamo cittadini a muoversi, i ragazzi a studiare, i giovani a lavorare. Che la bellezza di questa città, una bellezza non sterile, non autoreferenziale, possa ispirare i vostri cuori e illuminare tutte le menti”.
Ha poi preso la parola il presidente Mario Draghi: "Sono molto felice di essere qui con voi oggi, nel Convento di Santa Maria Novella. Voglio ringraziare la Conferenza Episcopale Italiana e Sua Eminenza Cardinale Bassetti per l’invito all’evento di oggi sul Mediterraneo. Come ha detto Papa Francesco, lo scorso incontro a Bari ha segnato un momento di grande unità nelle Chiese del Mediterraneo, una testimonianza di pace. Mi auguro che un dialogo sul divino – che nasce dalla volontà di superare differenze, incomprensioni che affliggono gli uomini da secoli – porti un messaggio di fratellanza in un momento di forte tensione per l’Europa. È significativo che l’incontro di oggi avvenga qui, a Firenze. Il Concilio di Firenze, che si chiuse nel 1439 ed ebbe in parte luogo proprio in questo convento, riuscì a riunire, seppur temporaneamente, la Chiesa di Occidente a quella di Oriente. Tra il 1958 e il 1964, sempre a Firenze si tennero i Colloqui mediterranei, voluti da Giorgio La Pira, instancabile difensore dei diritti inviolabili dell’uomo. I Colloqui mediterranei nascevano dalla convinzione che le nazioni che si affacciano sul mare avessero, come lui diceva, un “destino comune”; che il dialogo tra le religioni di Abramo – ebraismo, cristianesimo, Islam – fosse necessario per il mantenimento della pace; e che una comune cultura mediterranea potesse servire come base – di nuovo le sue parole – per un “ordine umano mediterraneo, fondato sulla giustizia e sulla felicità”.
"L’incontro di oggi e quelli dei prossimi giorni sono un invito a sviluppare questa visione a partire dalle città, che sono sempre più il centro della vita di questa regione. A ragionare sui nostri diritti e sui nostri doveri come cittadini del Mediterraneo. A lavorare perché il Mediterraneo sia un laboratorio di pace, tolleranza, prosperità, al centro dell’Europa. Quando parliamo di diritti nel Mediterraneo, dobbiamo riferirci soprattutto ai giovani. La proporzione di ragazze e ragazzi con meno di 15 anni sul totale della popolazione in Medio Oriente e nel Nord Africa è circa il doppio rispetto alla media dell’Unione Europea. Quella di coloro che hanno più di 65 è appena un quarto di quella che è la media dell’Unione Europea. Tutti i giovani hanno la legittima aspirazione di realizzare a pieno il proprio potenziale. Tuttavia, si scontrano con un mercato del lavoro che li lascia spesso ai margini. Il tasso di disoccupazione giovanile nella regione è il più alto al mondo e in alcuni Paesi supera il 40% per le ragazze. Occuparsi del Mediterraneo, vuol dire prima di tutto occuparsi delle nuove generazioni. Investire nella scuola, nella formazione e creare le condizioni per investimenti e posti di lavoro. Perché il Mediterraneo sia davvero un mare di opportunità".
"La regione è particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici, come la siccità, l’aumento dei livelli del mare, le ondate di calore. Le città si affacciano su un mare che in molti casi conserva la sua meraviglia antica, ma è anche inquinato da plastiche e rifiuti. Il rischio di incendi e la loro pericolosità è in aumento – penso, per esempio, ai boschi bruciati nell’agosto dello scorso anno, dalla Spagna alla Grecia, in Sicilia e in Sardegna.
Un’estate con picchi di temperature mai registrati prima, in un’area dove l’aumento è destinato a essere superiore alla media globale. L’emergenza climatica ci impone di accelerare nella transizione ecologica, in modo rapido ma sostenibile per cittadini e imprese. E dobbiamo aiutare in particolare i più deboli a sostenerne i costi. La transizione ecologica presenta grandi opportunità per chi ha il coraggio di investire. I Paesi del Mediterraneo devono coglierle queste opportunità – per proteggere il pianeta e avviare i giovani verso le professioni del futuro".
"Oltre alle scarse opportunità lavorative, anche l’instabilità politica contribuisce a indurre decine di migliaia, centinaia di migliaia di persone di cui gran parte giovani, a emigrare non solo per opportunità, ma per necessità. Un fenomeno che attualmente porta con sé enormi rischi per chi arriva in Europa dal Nord Africa o dai Balcani. E che al momento rappresenta un problema per i Paesi di origine, che perdono energie vitali, e per i Paesi di arrivo, che spesso faticano a integrare i nuovi arrivi, ad accoglierli con dignità. Il mar Mediterraneo ci ricorda che ciò che accade nell’Egeo riguarda anche il Tirreno, ciò che avviene al largo della Tunisia o della Libia si ripercuote sulle coste della Sicilia. Più volte in passato ho ribadito l’importanza di una gestione condivisa, equilibrata e umana delle migrazioni. Condivisa perché, senza un’assunzione di responsabilità collettiva, l’azione europea non potrà mai essere giusta ed efficace. Equilibrata, perché non basta contrastare i flussi illegali, ma serve curare con attenzione l’accoglienza. E umana, perché non possiamo essere indifferenti rispetto alle sofferenze dei migranti".
"Le autorità religiose svolgono un ruolo fondamentale nel costruire una cultura di dialogo e di ascolto tra culture e fedi diverse. Oggi, come in passato, avvertiamo la necessità della vostra opera di bene, dell’educazione all’amore, che rappresenta l’essenza della fede. L’amore per sé stessi, senza cui viene meno il rispetto della dignità umana. L’amore per la propria cultura, che non ammette l’intolleranza, ma è stimolo alla curiosità. L’amore per la propria comunità, che si esprime nella solidarietà e la cura per gli altri. La cultura del dialogo e della fratellanza si ricerca anche nella tutela delle minoranze religiose, che ancora oggi incontrano limiti alla libertà di culto, anche nel Mediterraneo. Le comunità cristiane e religiose offrono molti esempi di amicizia, fraternità e apertura nei confronti delle altre fedi monoteiste. Lo testimonia il rapporto che lega Papa Francesco al patriarca Bartolomeo e lo dimostrano i viaggi apostolici del Santo Padre, dagli Emirati Arabi all’Iraq alla Grecia. Voglio esprimere la mia riconoscenza per il vostro impegno a favore del dialogo e il mio auspicio perché possiate continuare in questa missione".
"La stabilità e la pace si organizzano nelle istituzioni, ma si costruiscono nelle città perché è lì il contrasto quotidiano alle diseguaglianze, all’odio e all’ignoranza. Penso alle politiche di integrazione e vicinato, agli investimenti infrastrutturali: tutti processi che favoriscono la crescita e lo sviluppo. Alcuni progetti incidono direttamente sulla vita nelle città: migliorano la qualità delle abitazioni, programmano lo sviluppo urbano, favoriscono la costruzione di nuove infrastrutture. Altri contribuiscono a tutelare la natura e la biodiversità, come i progetti di conservazione finanziati dall’Unione europea, anche grazie alla collaborazione tra università e centri di ricerca. Le autorità civili e religiose hanno un ruolo fondamentale nel coltivare un senso di responsabilità diffuso senza il quale questi progetti non possono avere successo. Per affrontare, nel breve e nel lungo termine, i problemi e le vulnerabilità del Mediterraneo.
"Nei secoli la vita mediterranea è andata avanti grazie a interazioni reiterate e frequenti tra le sue città e i suoi popoli. Il frutto di questi collegamenti, che possiamo chiamare cultura mediterranea, offre ancora oggi un terreno comune a laici e religiosi. Questa responsabilità condivisa ci richiama a proteggere il mare e tutto il patrimonio naturale. A custodire la bellezza delle città mediterranee, la loro spiritualità e modernità. A fornire nuove opportunità a chi cerca lavoro e maggiore rappresentanza a giovani e donne. Ci impone di tutelare la pluralità delle nostre identità, di favorire il dialogo tra culture diverse e tutelare le minoranze, etniche e religiose. Sono i nostri diritti e i nostri doveri come abitanti del ‘Grande mare’. Il nostro impegno per un Mediterraneo giusto, di pace, di libertà. In momenti di crisi dobbiamo ancor più difendere i valori in cui crediamo e che ci guidano. La convivenza, la fratellanza, la tolleranza che celebriamo in questo incontro devono realizzarsi anche oltre i confini della regione in cui viviamo. Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati. Avete scelto di mettere la vostra spiritualità, la vostra profondità di pensiero, al servizio dei più deboli. Possa il vostro messaggio di pace diventare anche il nostro - e risuonare forte laddove si cerca lo scontro e si rischia la guerra. Grazie".
Il presidente Draghi, che nel primo pomeriggio ha visitato lo stabilimento produttivo dell’azienda Ferragamo a Sesto Fiorentino, proseguirà il suo pomeriggio fiorentino visitando il cantiere del Teatro del Maggio, dove, presso la sala Zubin Mehta, l'auditorium, incontrerà le autorità e locali i rappresentanti delle categorie economiche.
Irene Grossi
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