Al Museo Stefano Bardini la mostra 'Thomas Patch a Firenze. La memoria del Medioevo e del Rinascimento'
Gli incontri sono fruibili con il biglietto di ingresso al museo. Per tutte le iniziative la prenotazione è obbligatoria: info@musefirenze.it 055- 0541450.
sabato 04 ottobre 2025 12:50
“Thomas Patch a Firenze. La memoria del Medioevo e del Rinascimento” è la mostra con cui Firenze, in occasione dei trecento anni dalla nascita, rende omaggio al pittore, incisore, mercante e conoscitore d’arte inglese Thomas Patch (Exeter, 1725 – Firenze, 1782) e al suo profondo legame con la città raccontando le sue imprese editoriali. La mostra, promossa dal Comune di Firenze, curata da Giulia Coco e organizzata da Fondazione MUS.E, si terrà al Museo Stefano Bardini dal 3 ottobre al 15 dicembre 2025, con il coordinamento scientifico di Carlo Francini e di Valentina Zucchi.
Nato e cresciuto in Inghilterra (Exeter, 1725) e stabilitosi a Firenze nel 1755, dopo il periodo romano interrotto da un’espulsione papale, Patch trovò nella città sull’Arno la sua patria d’elezione. Qui divenne figura di spicco della vivace comunità anglofona riunita attorno a Sir Horace Mann e fu allo stesso tempo interlocutore di eruditi, aristocratici e artisti. Talentuoso pittore di vedute e sagace caricaturista, Patch coltivò anche un profondo interesse per l’arte dei grandi maestri toscani del Trecento e del Quattrocento - i così chiamati “primitivi” - anticipando l’ampia fortuna critica che avrebbero conosciuto nell’Ottocento. La mostra presenta infatti le sue pregevoli pubblicazioni su Giotto, Masaccio, Ghiberti, Fra Bartolomeo della Porta, unitamente ad alcune porzioni di affreschi della Cappella Manetti in Santa Maria del Carmine, recuperate dallo stesso artista prima dello smantellamento della cappella e straordinariamente esposti: interventi preziosi, che contribuirono in modo significativo alla diffusione del gusto per il tardo Medioevo e per il primo Rinascimento. Attraverso le sue incisioni Patch restituì al pubblico europeo i capolavori di questi artisti, promuovendone la conoscenza e la valorizzazione.
“Una mostra che unisce l'occasione di celebrare i trecento anni dalla nascita di Thomas Patch e il centenario dell'apertura del Museo Civico Stefano Bardini – spiega Giovanni Bettarini, assessore alla cultura del Comune di Firenze -. Una mostra che ci porta a conoscere Patch, l'artista che scelse Firenze come sua patria d’elezione nel Settecento, diventando un ponte fondamentale tra la vivace comunità anglofona e quella fiorentina. Il 'fiore all'occhiello' di questa esposizione è la straordinaria presentazione di alcuni frammenti degli affreschi della Cappella Manetti in Santa Maria del Carmine, recuperati da Patch stesso. La figura di Thomas Patch entra così in ideale sintonia con quella di Stefano Bardini, entrambi mossi da una profonda sensibilità per il recupero e la valorizzazione delle opere antiche. Invito tutti a scoprire la mostra dal 3 ottobre al 15 dicembre e a partecipare al ricco programma di approfondimenti, che rafforza il nostro impegno nella valorizzazione del patrimonio dei Musei Civici Fiorentini”.
"Sono passati cento anni dall’apertura del Museo Civico Stefano Bardini, ne sono passati trecento dalla nascita di Thomas Patch e non potevamo non celebrare queste due ricorrenze – ha spiegato il coordinatore scientifico della mostra Carlo Francini - Abbiamo pensato bene di riunire insieme due anniversari, qui al Museo Bardini, per dare contezza di un momento significativo della storia della nostra città e del suo patrimonio rappresentato dal fecondo rapporto della comunità anglosassone con Firenze, forse nel momento del suo massimo splendore. Avevamo già toccato l’argomento con Joshua Reynolds nel 2023 (altro centenario), ora è il turno di Thomas Patch, poliedrico e istrionico artista che senza tema di smentita merita appieno il titolo di anglo-fiorentino. L'idea di esporre i frammenti staccati degli affreschi della Cappella Manetti al Carmine, riprodotti da Thomas Patch e oggi eccezionalmente fruibili, sono il fiore all'occhiello di questa mostra, e rientrano in un percorso di valorizzazione del complesso del Carmine che i Musei Civici Fiorentini vogliono avviare".
“Dopo aver omaggiato il soggiorno fiorentino di sir Joshua Reynolds due anni fa, torniamo a evocare le atmosfere che hanno connotato Firenze nel tardo Settecento con un'esposizione centrata su un grande artista e amatore dell'arte fiorentina, Thomas Patch – dichiara Valentina Zucchi, coordinatrice scientifica della mostra - La sua sensibilità verso gli antichi maestri - e le pubblicazioni che ne seguirono - contribuirono a diffondere il gusto e il desiderio di Firenze in Inghilterra e in tutta Europa. In ossequio ai Musei Civici Fiorentini e alla loro storia, la mostra riserva un'attenzione speciale agli affreschi della cappella Manetti in Santa Maria del Carmine, cui Patch si dedicò, e al Museo Stefano Bardini, segnando un'ideale continuità fra il collezionismo e il mercato dell'arte che nacquero intorno alla comunità anglosassone a Firenze in quel periodo e che conoscerà un'importante espansione fra Otto e Novecento, vedendo proprio Bardini fra i suoi protagonisti”.
“Eclettico uomo del suo tempo, Thomas Patch ha praticato tecniche e generi artistici diversi - ha dichiarato la curatrice Giulia Coco -. La mostra si concentra su uno dei suoi molteplici interessi, forse il più "sperimentale", che lo ha portato a praticare l'incisione e l'estrazione di parti di affreschi da autodidatta, mosso dalla curiosità e da un gusto abbastanza precoce per i primitivi, condiviso dai suoi connazionali, oltre che dalla preoccupazione di preservare testimonianze figurative del passato, tema attuale nel dibattito culturale di quegli anni a Firenze".
Opere come The life of Masaccio (1770), The life of Fra Bartolomeo della Porta (1772), The life of Giotto (1772) e la serie di incisioni dedicate alla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze (1772-74, in collaborazione con Ferdinando Gregori) Thirty-four Engravings of the Third Gate of the Baptistery of St. John in the city of Florence rappresentano infatti imprese di straordinaria importanza, capaci di diffondere il prestigio dell’arte fiorentina anche Oltremanica.
In particolare, The life of Giotto preservò per sempre la memoria delle pitture della Cappella Manetti al Carmine, allora attribuite a Giotto e oggi riferite a Spinello Aretino. Patch riuscì non solo a raffigurare le scene e alcuni dettagli tramite incisione ma anche a salvarne alcune porzioni, subito avviati al commercio internazionale e oggi distribuiti in collezioni italiane e internazionali. L’esposizione ne presenta al pubblico una larga parte: attualmente, infatti, sono noti dodici frammenti delle Storie di San Giovanni battista, di cui sette sono esposti in mostra, in prestito dal Museo nazionale di San Matteo a Pisa e dalla Pinacoteca Malaspina di Pavia, offrendo la rara occasione di comparare le scene immortalate da Patch con gli affreschi superstiti, anche grazie a un allestimento particolarmente suggestivo.
La sua figura - sotto il segno del Grand tour e in stretto dialogo con il collezionismo inglese - si pone così in dialogo ideale con Stefano Bardini, che nell’Ottocento fondò la propria attività proprio sul recupero e la valorizzazione di opere antiche e affreschi staccati e a cui è dedicato il museo civico.
In occasione della mostra sono previsti alcuni appuntamenti speciali: domenica 19 ottobre alle 11 Giulia Coco presenterà l’approfondimento Thomas Patch e Firenze: memorie di un anglo-fiorentino sulla figura di Patch e della comunità anglosassone a Firenze nel suo tempo; il 23 novembre, sempre alle 11, sarà la volta di Juri Ciani, Maria Grazia Cordua, Giulia Vaccari dell’Accademia di belle arti di Firenze, che, nell’incontro dal titolo Lo storico calco in gesso della Porta del Paradiso: conservazione e nuove strategie di fruizione e valorizzazione, presenteranno al pubblico la pulitura del calco della Porta del Paradiso di Ghiberti custodita presso lo stesso istituto e le due digitalizzazioni fotogrammetriche (prima e dopo la pulitura), indagini scientifiche preliminari alla realizzazione di modelli virtuali, utili per la conservazione e lo studio del manufatto; infine domenica 14 dicembre, allo stesso orario, Federica Pontini, esperta della storia e delle vicende collezionistiche degli affreschi staccati dall’artista in Santa Maria del Carmine sarà protagonista di Thomas Patch e la fortuna dei frammenti murali della cappella Manetti in Santa Maria del Carmine.
Gli incontri sono fruibili con il biglietto di ingresso al museo. Per tutte le iniziative la prenotazione è obbligatoria: info@musefirenze.it 055- 0541450.
Inoltre, in relazione alle indagini in corso sul calco della Porta del Paradiso, presso l’Accademia di belle arti saranno successivamente organizzate due speciali visite allo storico gesso.