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Firenze, al Maggio l'inaugurazione dell'anno accademico: standing ovation per Mattarella

Giornata fiorentina per il Presidente della Repubblica. Il discorso al Maggio

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giovedì 08 febbraio 2024 12:32

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato a Fienze.

 

Nella mattina di oggi Mattarella ha presenziato all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2023/2024 dell’Università degli Studi di Firenze, evento che ha dato anche l'avvio ufficiale alle manifestazioni per i cento anni dell’Ateneo.

 

L'inaugurazione è iniziata alle 11 al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, alla presenza anche del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, oltre che della rettrice Alessandra Petrucci, del sindaco di Firenze Dario Nardella e del presidente della Regione Eugenio Giani. 

 

Lungo applauso e standing ovation per l'ingresso del presidente della Repubblica al Maggio. 

 

Le parole del sindaco Nardella: "Questi 100 anni della denominazione dell’Università di Firenze sono l’occasione, per me, per fare un punto sul rapporto che anche oggi le istituzioni di governo dei territori e del Paese hanno con la dimensione preziosissima della formazione, della conoscenza e della ricerca. Insomma, ci sollecitano, caro Presidente, come Lei ha sottolineato in molte occasioni, una riflessione sul nostro rapporto di rappresentanti delle istituzioni con il pensiero, e con quanto può favorirne la diffusione consentendo l’edificazione personale dei cittadini, da un lato, e la crescita di gruppi dirigenti in grado di guidare la società nei meandri della complessità contemporanea, dall’altro. Dal primo punto di vista, sappiamo a quali abissi può condurre l’assenza di pensiero, come in quella prospettiva di banalità del male con la quale sono stati inquadrati anni buissimi della nostra storia, e fatti che abbiamo di recente ricordato nella ricorrenza del Giorno della Memoria. Oggi come allora è l’assenza di pensiero a consentire al male di dilagare. Ed è l’ignoranza, più che la cattiveria, il nemico più subdolo per i giovani italiani e italiane. Se, poi, consideriamo il secondo profilo, la complessità crescente che ogni giorno siamo chiamati ad affrontare chiede più conoscenza, più formazione più ricerca. Eppure, il sostegno a questa infrastruttura  civile non pare essere sempre al centro delle nostre priorità di  investimento, benché nelle nostre università si formino studiosi tra i più qualificati al mondo. E l’Università di Firenze con le sue eccellenze  e le sue strutture di ricerca ha visto al lavoro nelle sue file figure che sono state tra i massimi dirigenti del Paese".

 

"In questi anni da sindaco ho lavorato fianco a fianco con l’Ateneo  fiorentino, e abbiamo sempre rappresentato questo sodalizio sostanziale, fatto di collaborazione e confronto quotidiano, attraverso più di trenta accordi siglati in questi ultimi dieci anni in diversi settori, di eventi significativi della vita dell’Ateneo organizzati a Palazzo  Vecchio, la casa dei fiorentini, come la consegna dei diplomi dottorali, il benvenuto alle matricole e le aperture dell’anno accademico. Oggi, in questo anno così importante, sono orgoglioso di essere qui ad augurare buon centesimo compleanno a quella che è stata anche la mia  università, l’accademia dove mi sono formato. In questa riflessione si inserisce la consapevolezza - oggi più che  mai – della necessità di fare sempre di più delle Università una vera leva di formazione e selezione delle nuove classi dirigenti, a partire dai territori. Spero quindi che questi gloriosi 100 anni siano l’occasione per  ricordare a tutti i decisori pubblici, a tutti i rappresentanti istituzionali, a tutti noi quanto sia necessario per il Paese crescere in termini di  investimento di risorse materiali e immateriali nel patrimonio più prezioso di cui disponiamo per il nostro sviluppo civile oltre che materiale: le intelligenze dei nostri giovani, studenti e ricercatori, il  lavoro di ricerca e di diffusione della conoscenza, i traguardi  straordinari cui gli studi possono condurci. Tutti questi beni, custoditi  nella cassaforte del nostro futuro, nelle nostre università. Alle ragazze e ai ragazzi dell’Ateneo rivolgo un saluto particolare con una personale esortazione: per favore, diffidate di chi vi dice “Questa cosa non si può fare perché non si è mai fatta” e accogliete invece chi vi lascia liberi di esprimervi e di trovare dentro di voi l’energia e la voglia di crescere; diffidate di chi vi dice che “voi siete il futuro” perché voi siete già il presente e le sfide che il mondo ci pone davanti  sono le vostre sfide".

 

"Quello di oggi per Firenze è un momento solenne: in un luogo, il nuovo teatro dell’Opera che è stato inaugurato proprio in occasione delle celebrazioni dei 150 anni della nascita del nostro Paese, in occasione del centenario della fondazione dell’Università di Firenze, che ha riportato la cultura ed il futuro al centro della vita cittadina, il Capo dello Stato ci ha omaggiato con la sua presenza”. A dirlo il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. “La scelta del pesidente Mattarella di presenziare oggi a questa cerimonia – ha affermato Giani - è quanto mai significativa, perché il livello di cultura di un Paese si misura anche dalla sua capacità di formare i propri giovani, dare loro valori e capacità di innovazione. E la Toscana ha una lunga tradizione di cultura, creatività, innovazione, che affonda le radici nella storia ma anche nel recente passato ha giocato un ruolo di primo piano, diffondendo sapere e sensibilità democratica anche grazie a figure come quella del rettore dell’Ateneo di Firenze Piero Calamandrei”.

 

“Firenze per secoli non ha avuto l’Università - ha aggiunto Giani - perché la scelta del Granducato era stata quella di concentrare gli studi universitari a Pisa, ma a Firenze fiorivano le Accademie, come quella della Crusca, quella delle Arti e del Disegno o quella dei Georgofili, che ancora oggi danno il loro contributo alla crescita del sapere. Riportare a Firenze una formazione di livello universitario fu il primo atto del Governo provvisorio di Bettino Ricasoli nel 1859, che costituì cinque facoltà nell’Istituto di studi pratici e di perfezionamento. E finalmente cento anni fa è stato fondato l’Ateneo fiorentino, che ha portato avanti la missione di arricchire e unire la società civile, formando le nuove generazioni”.

 

La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Presidente Mattarella.

 

"Ringraziando la Magnifica Rettrice per l’invito a essere presente in questa occasione così importante, desidero rivolgere qualche brevissima parola di saluto a tutti i presenti: al Ministro, che ringrazio per le considerazioni che ci ha illustrato su punti fondamentali della vita delle nostre Università, al Presidente della Regione, al Sindaco, a tutte le Autorità, alla Rettrice e ai Rettori di altri Atenei presenti che condividono con questo Ateneo questo centenario di così grande rilievo. Un saluto ai docenti dell’Ateneo, al personale tecnico-amministrativo, bibliotecario, ai collaboratori, e, come sempre, un saluto particolarmente intenso alle studentesse e agli studenti, con gli auguri per i loro studi. La Magnifica Rettrice, poc’anzi, con la sua relazione, ci ha illustrato anzitutto l’importanza di questa ricorrenza dei cento anni. Sappiamo bene, in realtà, che si tratta soltanto dell’ultimo tratto, del più recente tratto della storia accademica di Firenze, che nasce - come il Sindaco, il Presidente della Regione, la Rettrice ci hanno rammentato - oltre ottocento anni addietro con lo Studium, e si è sviluppata nei secoli in forme diverse, in fasi differenti, ma sempre con presenza accademica di alto significato, d’altronde corrispondente alla grande ricchezza culturale di Firenze. La Rettrice ci ha dato conto dello stato dell’attività, della vita dell’Ateneo, della condizione di eccellenza con cui si svolge questa attività e questa vita, dello sviluppo costante dell’Ateneo. La ringrazio anche per alcune considerazioni che ha svolto, ricordando, tra l’altro, alcune figure di docenti illustri di questo Ateneo, che ne annovera un grande numero.

 

"Ricordare, come ha fatto poc’anzi, Piero Calamandrei e Giorgio La Pira, mi ha fatto pensare da un lato - tra le tante doti del primo - al grande rigore costituzionale di Calamandrei, e per il secondo - tra le tante doti anche sue - alla visione non illusoria o sognatrice, ma coraggiosa e profetica del mondo e delle sue prospettive. E in questo quadro si sono inserite le parole che la Rettrice ha consegnato al Corpo docente e agli studenti. Se non ricordo male: l’inclusione, l’incremento e l’impegno inteso come adempimento del dovere. Anche quest’anno le parole - abbiamo letto quelle dei due anni precedenti - sono un felice richiamo alla sostanza della vita accademica che ha trovato riscontro - mi sembra pienamente - nelle parole del rappresentante delle studentesse e degli studenti, Carlo Spadoni, che ci ha illustrato il modo in cui gli studenti avvertono l’importanza, la buona condizione e ciò che l’Ateneo deve fornire. Nell’aver ricordato - come sottolineato - l’importanza dell’insegnamento inteso come elemento di una comunità, di studio, di insegnamento e di ricerca, ha colto il punto centrale della vita delle nostre Università. Questa comunità che si è articolata nel corso del tempo intorno a questo principio è quella che consente di lanciare poi nel protagonismo della vita i nostri giovani. Lo ringrazio anche per avere posto, alla fine del suo intervento, l’accento sulla centralità della persona umana, che è stato, in fondo, ripreso anche dal rappresentante del personale, il dottor Oriolo, quando ha parlato dell’articolo 34 della Costituzione, del diritto allo studio e delle prospettive di realizzazione di lavoro, di ingresso nella società come protagonisti dei giovani".

 

"Vorrei ringraziare, a nome di tutti, la dottoressa Cheli che ci ha illustrato come chi si occupa dello spazio, la nostra Agenzia, ma i tanti protagonisti dello spazio si dedicano a consegnare all’umanità non soltanto la cura del clima, dell’ambiente, dell’acqua, dei tanti elementi decisivi, ma anche, nel piano generale, la conoscenza della Terra. Conoscenza di cui, in realtà, disponiamo ancora in maniera insufficiente e ridotta. Anche perché viene dissipata, abitualmente, gran parte del tempo, delle energie e delle risorse nel competere, nel contrastarsi, nel combattersi e nel cercare di distruggersi, quando vi sono di fronte per l’umanità sfide e traguardi necessariamente comuni. Ma è importante la relazione che ci ha fatto la dottoressa Cheli perché ha sottolineato come nello spazio si svolga un’attività culturale, di ricerca scientifica, di consegna all’umanità di strumenti di sempre maggiore conoscenza. E se c’è un messaggio importante in questo momento è quello di far sì che lo spazio rimanga un ambito collaborativo di conoscenza scientifica, di fronte a tentativi di farne uno spazio di interventi commerciali o di speculazioni commerciali, se non addirittura, come qualche cenno fa temere, di competizione militare. Anche in questo l’Ateneo di Firenze, in linea con la sua tradizione e la sua cultura, manda un messaggio: con questa scelta di far parlare dello spazio, della Ricerca scientifica nello spazio che rimanga tale, a servizio dell’umanità, preservando il futuro che nello spazio ha una visione collaborativa. È questo, in fondo, il messaggio che viene dai nostri Atenei nel dialogo tra docenti e studenti. È con queste poche parole che rivolgo gli auguri per l’Anno accademico ai docenti, alle studentesse e agli studenti, con grande incoraggiamento per quanto si fa in questo Ateneo e con l’augurio di buon Anno accademico".

 

Il Presidente Mattarella si è recato poi al Museo della Specola, e nel pomeriggio sarà al parco di San Donato a Novoli, per l'intitolazione al magistrato Pier Luigi Vigna. Mattarella si recherà poi in Santa Croce, per l'inaugurazione della Fondazione Piero Bargellini.

 

 

 
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