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Firenze saluta Sergio Staino: da Hendel a Guccini, in tanti alla cerimonia a Palazzo Vecchio

La figlia Ilaria: 'Sei morto con la parola antifascista in bocca'

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martedì 24 ottobre 2023 18:31

La foto di Sergio Staino campeggia sul palco del salone dei Cinquecento, nel giorno in cui Firenze lo saluta. Poco più in basso, al centro, c'è la sagoma di cartone di Bobo in maglione blu. La sua creatura, il suo alter ego.

 

Davanti a loro il salone di Palazzo Vecchio è gremito. Familiari, amici, colleghi, compagni, hanno riempito il salone dei Cinquecento oggi pomeriggio per la cerimonia di commiato per Staino, scomparso nella mattina di sabato 21 ottobre a Firenze, all’età di 83 anni. Difficile usare una sola parola per definire Sergio Staino, che è stato vignettista, fumettista, giornalista, architetto, protagonista e animatore della vita culturale fiorentina e non solo. 

 

A 'condurre' la cerimonia l'amico di sempre, Paolo Hendel, che ha aperto il suo ricordo ringraziando i medici che hanno seguito Sergio Staino. In tanti sono arrivati a Firenze per il funerale laico di Staino, il collega Altan, Lella Costa, Daria Bignardi, Annalisa Cuzzocrea, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Davide Riondino, oltre ai sindaci di Firenze e Scandicci, Dario Nardella, che ha anche suonato il violino, e Sandro Fallani, e al presidente della Regione Eugenio Giani.


Ha preso la parola anche la figlia Ilaria, mentre il figlio Michele ha suonato il contrabbasso durante la cerimonia. “Ciao babbo. Non è stato sempre stato facile essere figlia tua, ogni evento privato veniva messo in piazza, i primi amori, le insicurezze da adolescente, quello che accadeva in casa finiva in qualche vignetta o in qualche storia. Dall'insucrezza più grande tirasti fuori una storia bellissima, cresci Ilaria cresci. Ma siamo sempre stati orgogliosi, io e Michele, di averti avuto come babbo. Ha ragione Michi quando dice che eri apprensivo, accudente, ogni mattina ci svegliavi cantando. Legatissimo a noi, ma largo di casa, la casa non eravamo solo noi, ma tutti gli amici che gravitavano intorno, gli amici erano la cosa più importante per te, hai sempre detto non mi importa avere un centesimo, ma gli amici si, e lo vediamo oggi, lo vediamo qua, e lo abbiamo vissuto, perchè la nostra casa era un porto di mare, c'era sempre qualcuno a tavola con noi. Il Natale non è mai stato limitato alla famiglia biologica, ma anche a quella allargata. Sei stato babbo e uomo buono, generoso e appassionato di cuore, coerente fino in fondo. Hai sempre creduto nel dialogo, hai sempre voluto abbattere i muri, non solo nella vita pubblica, ma anche in casa, se avevamo litigato facevi la notte in bianco, non ti davi pace se non chiarivamo. Ci hai insegnato il senso di giustizia, di collettività. La collettività ce l’hai insegnata a casa, che era aperta a tutti, e tutti si sono sentiti parte della casa, perchè lo erano. Ringrazio per l’ondata di amore che ci è ricaduta addosso in questo doloroso anno, so che non è scontato. Ringraziamo di cuore Paolo e Adriano, i nostri zii di cuore, che lo hanno e ci hanno amorevolmente accompagnati e non ci hanno mai fatti sentire soli. Grazie al babbo perché se abbiamo avuto questo amore in questo anno è stato per lui. Sei morto con la parola antifascista in bocca, anche quando non eri più lucido ci chiedevi il microfono per fare comizi, in cui incitavi i compagni a stare uniti. Ciao babbo è stato un anno terribile, ma hai avuto una vita bellissima e te la sei meritata tutta”.

 

 

 
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