E' stato scarcerato a Roma Rassoul Bissoultanov, il principale imputato per la morte di Niccolò Ciatti. Colui che scagliò il violento calcio fatale per Niccolò era stato estradato in Italia ad ottobre, aprendo nuove speranze di giustizia per la morte del giovane fiorentino. Ma la notizia di oggi, a pochi giorni dal processo a Roma, fa esplodere la rabbia di parenti, amici e istituzioni.

"Con grande amarezza, con grande tristezza e con tanta rabbia ho saputo pochi minuti che un giudice italiano della Corte d'assise di Roma ha scarcerato l'assassino di mio figlio Niccolò", scrive il padre Luigi Ciatti su Facebook tramite la pagina "Vogliamo giustizia per Niccolò Ciatti. "Non so esattamente il motivo ma purtroppo il ceceno assassino di Niccolò è libero e chissà dov'è? Non riusciamo neanche a dare giustizia a Niccolò, e sinceramente non riesco a capire. Ci sono solo lacrime e tanto dolore niente più... in questo mondo così crudele".

Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella commenta incredulo: "Ho appena appreso dai familiari di Niccolò Ciatti, il giovane scandiccese ucciso l’11 agosto 2017 in Spagna, che uno dei presunti responsabili dell'omicidio, e specificatamente il soggetto di nazionalità cecena recluso a Roma, sarebbe stato scarcerato dal giudice della Corte d'Assise della Capitale. Al momento non sono pervenute le motivazioni ai familiari, tuttavia questa notizia lascia davvero sconcertati e disorientati. Sono vicino alla famiglia Ciatti con la quale condivido la battaglia per una giustizia giusta e veloce contro gli assassini del ragazzo e auspico quantomeno una spiegazione esauriente dell’accaduto”.

Sui social anche il messaggio di Sandro Fallani, sindaco di Scandicci: "Ho appena ricevuto un amaro messaggio di Luigi, il babbo di Niccolò Ciatti che mi ha comunicato la scarcerazione della persona accusata dell'omicidio a pochissimi giorni dalla prima udienza fissata per il 18 gennaio a Roma. Ci sono sicuramente legittime procedure che autorizzano questa decisione che però risultano incomprensibili e poco accettabili alla famiglia, al senso comune di una città e di una comunità che dopo quasi quattro anni e mezzo attende solo che sia fatta finalmente giustizia".