La Cappella Brancacci [FOTO]
La storia di questo gioiello fiorentino
sabato 11 marzo 2017 12:21
La famiglia Brancacci ha sempre posseduto l’omonima Cappella - facente parte della Chiesa di Santa Maria del Carmine- fin dal Trecento, ma fu Felice Brancacci a renderla il gioiello attuale, visitata da molti turisti e fiorentini ogni giorno.
Felice Brancacci era un ricco mercante di seta e nel 1423 incaricò Masolino di affrescare la cappella con un ciclo di affreschi su San Pietro, il santo protettore della famiglia.
Un immenso ponteggio fu costruito nel mezzo della cappella perchè fu un lavoro “ a quattro mani”. Masolino fu infatti aiutato da Masaccio, il suo allievo migliore.
I due pittori lavorarono assieme, non si conosce esattamente in quale proporzione si aiutarono; certamente, non lavorarono contemporaneamente allo stesso dipinto. Secondo le fonti dell’epoca, infatti, fu montato un unico e grande ponteggio nel centro della cappella, in modo che i due uomini potessero lavorare alle due pareti senza darsi fastidio o intralciarsi.
Dopo la partenza di Masolino e Masaccio, i lavori furono sospesi e la cappella rimase incompleta, anche a causa dell’esilio del mecenate Felice Brancacci nel 1436 a causa della sua opposizione a Cosimo dei Medici ( qui potete leggere la sua storia).
In quel periodo furono rimossi dalla cappella e dalla Chiesa del Carmine tutti i simboli e gli stemmi della Famiglia Brancacci e, probabilmente, coperti gli esponenti che erano stati dipinti negli affreschi. La cappella cambiò nome e fu dedicata alla Madonna del Popolo, in onore della tavola della “Madonna con il Bambino” del 1268 e tutt’oggi presente sull’altare.
Nel 1480, con la riammissione della famiglia Brancacci a Firenze i lavori furono ripresi da Filippino Lippi che concluse l’opera rifacendosi allo stile dei pittori che l’avevano preceduto.
La Cappella visse poi “periodi bui” dopo la fine del giuspatronato della famiglia Brancacci e nel 1771 venne danneggiata da un incendio che distrusse la Basilica.
Solo tra il 1983 e il1990 la Cappella subì un importante restauro ed è oggi visitabile separatamente dalla Chiesa del Carmine che la ospita.
Il ciclo di affreschi inizia con la "Tentazione di Adamo ed Eva", seguita da la "Cacciata del Paradiso Terrestre" di Masaccio.
Inizia poi la storia di San Pietro dipinto sempre con una tunica arancione e blu e rappresentato come un uomo adulto con una barba grigia. Una scelta rispettata dai tre pittori per creare continuità fra gli affreschi.
Si inizia con il "Pagamento del Tributo" (Masaccio), in cui Gesù manda Pietro a pescare un pesce in cui troverà delle monete d’argento per pagare le tasse; la scena si sposta poi alla "Predica di San Pietro" (Masolino) e al "Battesimo dei Neofiti" ( Masaccio) , che si susseguono come scene di un film.
Inizia poi un sotto ciclo che narra dei miracoli compiuti: “La guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita” (Masolino), la “Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra” (Masaccio), “San Pietro risana gli infermi con la sua ombra” (Masaccio) ambientata fra i vicoli di Firenze e “Distribuzione delle elemosine e morte di Anania” che si svolge per le strade di Roma (Masaccio).
Si narra infine l’ultima parte della vita di San Pietro realizzata da Filippino Lippi cinquantanni dopo le prime opere. Si inizia con “La disputa con Simon Mago e crocifissione di San Pietro” Qui troviamo raffigurati Sandro Botticelli, Antonio del Pollaiolo, Dante Alighieri e lo stesso Filippino Lippi come personaggi del momento narrato. Seguono “San Pietro visitato in carcere da San paolo” e la “Liberazione di san Pietro dal carcere”
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