L'Ultima Cena riemerge dal fango, l'opera di Vasari torna a Santa Croce dopo 50 anni
Stasera e domani due serate di apertura straordinaria a ingresso gratuito
venerdì 04 novembre 2016 16:15
Torna alla luce l'Ultima Cena. Dopo cinquant'anni torna visibile l'opera di Giorgio Vasari, travolta dal fango e dall'acqua in una sala del Museo dell'Opera di Santa Croce nel novembre del 1966.
E tutti potranno subito ammirarla nel Cenacolo di Santa Croce, in due serate di apertura straordinaria a ingresso gratuito. Si tratta dell'evento Due notti per Vasari, stasera e domani, venerdì 4 e sabato 5 novembre, dalle 20 alle 24.
Allo svelamento dell'opera, nel giorno del 50esimo anniversario dell'alluvione di Firenze, erano presenti, oltre alle autorità locali, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.
Realizzato da Vasari nel 1546 in origine per il refettorio delle Murate, spostato poi in San Marco e in Santa Croce, dopo l'alluvione il grande dipinto è rimasto per 40 anni nei depositi della Soprintendenza per un restauro a lungo giudicato pressoché impossibile. Dal 2004 l'Ultima Cena è stata affidata all'Opificio delle Pietre Dure, che ne ha compiuto il restauro grazie al contributo di Prada, Getty Foundation e Protezione Civile.
"A cinquant'anni dall'alluvione riappare un grande dipinto che pochi possono ricordare di aver visto - afferma Irene Sanesi, presidente dell'Opera di Santa a Croce - quella Ultima Cena che l'opera di Santa Croce ha voluto dare priorità al restauro di questo cenacolo perché oggi, accogliendo Vasari, diventi simbolo di un lungo percorso compiuto, dall'emergenza alla reazione, dalla tragedia alla speranza.
Vasari torna dov'era il Crocifisso di Cimabue, altra vittima dell'alluvione. L'Opificio è riuscito a superare un'impresa quasi impossible riportando alla luce quello che sembrava distrutto per sempre. L'opera in seguito p, grazie al contributo di CR Firenze, ha progettato un sistema di sollevamento che in caso di pre allerta è in grado di portare il quadro a sei metri di altezza, un metro sopra al livello dell'Arno del 66. Quel milione di visitatori che ogni anno giunge da ogni parte del mondo potrà vederlo. La storia di Vasari è una storia di speranza che ci fa guardare al futuro".