Virginia Oldoini, la più bella fiorentina che fece l'unità d'Italia
LA storia della Contessa di Castiglione
sabato 15 ottobre 2016 11:49
Chi era la donna più bella dell’Ottocento? Facile: Virginia Aldoini, Contessa di Castiglione, nata a Firenze il 23 Marzo del 1837.
Bellissima, viziata, egoista, egocentrica e spregiudicata fin da piccola, Nicchia ( soprannome che le fu dato da Massimo d’Azeglio), fu fatta sposare in fretta e furia - in seguito ad un mezzo scandalo- con il Conte di Castiglione, Francesco Verasis in Santa Maria del Fiore a Firenze nel 1853.
Fu un matrimonio senza amore da parte della Contessa, mentre il marito succube e debole, si indebitò fino a rovinarsi del tutto pur di accontentare i capricci della donna che potremmo paragonare ad una fiorentina Rossella O’Hara. Ebbero un figlio, amato “a modo suo” dalla Contessa, che comunque non fu una buona madre.
Virginia, però, fu anche una delle donne che “fece l’Italia”. In che modo? Facciamo una piccola visita al suo importante albero genealogico e scopriamo insieme che era cugina di Camillo Benso, Conte di Cavour.
Camillo Benso, aveva appena fatto partecipare il Piemonte alla guerra di Crimea per corteggiare Napoleone III, imperatore di Francia. L’ aiuto del re era fondamentale per sconfiggere l’Austria e unire l’Italia del Centro e del Nord. “In amore e in guerra tutto è lecito”si suole dire e il Conte di Cavour prese alla lettera questo proverbio, tanto che assoldò sua cugina con un compito: sedurre Napoleone III e intenerirlo alla causa italiana.
Per questo Virginia fu inviata a Parigi, probabilmente a spese del Regno di Sardegna, per brillare e risplendere nei salotti delle Tuileries. Dopo un primo incontro con il sovrano, piuttosto deludente a causa dell’agitazione e dell’emozione della Contessa, tutto andò per il verso giusto. Secondo i diari di Nicchia lei arrivò tardi, come era suo solito, ad una festa ed incrociò l’imperatore che se ne stava andando. “Arrivate troppo tardi, MAdame” la redarguì NApoleone III. “ No Sire, siete voi che ve ne andate troppo presto” ribattè la dama.
Da quel momento l’attenzione dell’Imperatore fu catturata e molti storici danno il merito anche alla beltà di Virginia per l’interesse che Napoleone III dedicò alla questione italiana durante il Congresso di Pace e anche in seguito.
Tuttavia sappiamo che la consumazione di questo rapporto politico e clandestino avvenne il 1° Luglio del 1856 a Compiegne, mentre Virginia indossava una sottoveste di seta verde (copia impudente della camicia nuziale dell’imperatrice Eugenia). Nei diari di Viriginia si legge “ La mia camicia da notte dovrebbe sventolare insieme al tricolore per celebrare l’unità d’Italia”.
Da quella notte Nicchia divenne l’amante ufficiale dell’imperatore ma a lei non bastava, altezzosa e superba, dette il tormento all’imperatrice Eugenia, fino al 2 Aprile 1857, quando Napoleone III rimase quasi vittima di un attentato fuori dalla porta di casa sua. Agguato organizzato da italiani, un agguato “strano” a detta di molti. Il primo giallo di questa storia, dato che in molti sospettarono che ci fosse la mano dell’imperatrice dietro.
E, con grande dispiacere da parte di Cavour, il 5 Gennaio 1858 altri italiani provarono a far saltare in aria la carrozza dell’imperatore in Boulevard des Italiens, come moderni terroristi.
La relazione fra Virginia e l’imperatore si interruppe bruscamente e solo con un gran lavoro politico di Cavour riuscì a non far compromettere del tutto i rapporto fra Italia e Francia. Virginia si rifugiò quindi da alcuni amici a Londra, ove rimase per due anni, fra molteplici scandali amorosi, prima di tornare a Torino, ove scelte un esilio volontario a Villa Gloria che durerà fino al 1860. Durante la Seconda Guerra di Indipendenza Italiana Nicchia svolse un’intensa attività di spionaggio per la banca Rotschild, attività che ripeterà durante la guerra in Messico della Francia del 1866.
In quegli anni la vita di Virginia si divise fra La Spezia, Firenze, Torino e Parigi fino al 30 Maggio 1867 quando il marito morì, liberandola dal peso di un matrimonio mai riuscito e mai voluto del tutto.
Ma Napoleone III non fu l’unico Re che passò per il letto della bella Virginia: durante il soggiorno a Firenze di Vittorio Emanuele II, ella fu la sua amante ufficiale, ad un passo dal divenire regina d’Italia e, anche dopo la fine ufficiale della loro liason, rimasero in contatto.
Gli ultimi anni di Nicchia furono contraddistinti dalla nostalgia e dalla malinconia, chiusa nella sua abitazione parigina, secondo la leggenda aveva coperto tutti gli specchi e accettava pochissimi visitatori. Piena di rimorso ed astio, si credeva povera e si spense il 28 Novembre del 1899.
Chiese di essere sepolta a La Spezia, senza funzione religiosa e senza fiori, senza informare i giornali e le autorità, con la camicia da notte di Compiègne, una collana di perle e due braccialetti e ai piedi i suoi due cagnolini imbalsamati.
Le sue volontà furono totalmente stravolte dai suoi eredi. La famosa camicia da notte, dopo molti passaggi di proprietà si trova al Museo Cavouriano di Sarzana, mentre le spoglie di Virginia si trovano nel cimitero di Père Lachaise, a Parigi.
Subito dopo la sua morte, inoltre, agenti segreti della Francia e dell’Italia bruciarono gran parte dei suoi diari e delle sue lettere, per cui non si sa con certezza quale apporto abbia dato questa donna, bellissima e capricciosa, odiabile ed amabile al tempo stesso, alla nostra patria. Per molti tempo gli storici si sono rifiutati di ammettere il suo ruolo, ma da nuovi documenti emersi, esso sembra prepoderante, ma sempre oscuro.