Alessandro Preziosi: "Il mio Don Giovanni parla ai giovani" L'intervista
Intervista all'attore e regista che sarà al Verdi con Don Giovanni di Molière
mercoledì 26 novembre 2014 17:37
Una carriera divisa tra cinema, televisione e teatro, e una passione per i classici che non lo spaventano, anzi, li ama, e li porta in scena nei teatri italiani. E' Alessandro Preziosi, che dopo Cyrano e Amleto, stavolta intepreta e dirige il Don Giovanni di Molière. Passerà anche dal Teatro Verdi di Firenze la tournée dello spettacolo di e con Preziosi, produzione di Khora.teatro e Teatro Stabile d’ Abruzzo. Dal 27 al 30 novembre lo vedremo con parrucca e cerone nei panni di un grande seduttore, che però non ama le ipocrisie.
Rompiamo il ghiaccio parlando subito dello spettacolo. Che Don Giovanni deve aspettarsi il pubblico del Verdi?
Il mio è un Don Giovanni molto vicino ai giovani, voglio incuriosirli e accattivarli. rispetto alla distanza che spesso si può incontrare tra un pubblico giovane e i classici, il mio obiettivo è di rendere lo spettacolo più facilmente intellegibile ai giovani, perchè mi interessa il loro giudizio. Ovvero capire se vale la pena vivere una vita dissoluta, coerente con se stessi ma tendente alla dannazione, o cambiare vita e aspirare a qualcosa di più alto. Vedo Don Giovanni come una vittima, un capro espiatorio creato dalla letteratura per dimostrare come quel tipo di vita porti alla dannazione.
Si può dire quindi che il suo Don Giovanni si distacchi dalla tradizione
Il testo è stato rispettato nella costruzione drammaturgica, ci siamo presi solo qualche libertà, con una traduzione che permettesse una fruibilità semplice e diretta. Lo spettacolo include la tradizione in quanto ha come presupposto il rispetto per quello che Molière ha voluto dire, ma si distacca dalla spietatezza che l'autore aveva verso Don Giovanni.
Parlare di Don Giovanni vuol dire parlare di seduzione. Che seduttore sarà il suo personaggio?
La seduzione di Don Giovanni si coniuga col dissacrare. E' seduttivo verso il mistero della vita e della morte, non necessariamente verso la figura femminile, usa la persuasione del linguaggio ed è la curiosità verso l'oggetto del desiderio ad alimentare la sua seduzione.
Don Giovanni seduttore dissacrante, è questo l'obiettivo della sua regia?
L'obiettivo è quello di scardinare le ipocrisie, è questo che farà Don Giovanni sulla scena, mettere in luce i limiti e le falsità dei personaggi che incontra. Ma la scelta che lo porterà alla dannazione sarà quella di diventare lui stesso un ipocrita, perché sapendo che nella società si creano legami di solidarietà tra ipocriti, sceglie di diventarlo lui stesso, per trarne convenienza. E' quando decide di uniformarsi agli altri che arriva la dannazione.
Cosa lega Amleto, Cyrano e Don Giovanni, i tre classici che ha portato in scena in questi anni?
Amo molto i classici, e questi sono tutti e tre testi seicenteschi, secolo che mi affascina. Da un lato ci sono le passioni mondane e la spensieratezza, ma dall'altra una generazione che aspetta l'avvento dell'era moderna.
Si conclude un ciclo, o c'è già un altro classico in cantiere?
No, col Don Giovanni si chiude un ciclo, e dopo la fine di questa tournée non ho altro in mente, per ora, ma non sarà certo un addio alle scene teatrali, anzi.
La sua carriera si divide tra cinema, televisione, e palcoscenico. Che peso ha il teatro?
Il teatro è fondamentale. La mia carriera non potrebbe prescindere dal teatro, è formativo, essenziale. Non mi sono mai posto la domanda se poterne fare a meno, perché per me è fisiologico.
Ci tolga una curiosità, le piace Firenze?
Mi piace da matti. La trovo una città profondamente poetica, ci torno sempre molto volentieri, ho tanti amici qui. Il Teatro Verdi poi è uno dei più belli d'Italia e il pubblico fiorentino è magnifico.