Il Mostro che ci siamo tenuti dentro
L’eredità culturale, ironica e feroce che Firenze non ha mai smesso di portare con sé
domenica 23 novembre 2025 10:30
Firenze negli anni del Mostro non cambiò per un trauma improvviso, ma per un logorio silenzioso. La città continuava a presentarsi al mondo con la sua solita faccia: la luce sui marmi del Duomo, le colline morbide, l’Arno che rifletteva la vita come se niente fosse.
Ma sotto la superficie il ritmo si era spostato di mezzo millimetro. Un dettaglio impercettibile, eppure sufficiente a far capire a chiunque la vivesse che qualcosa, dentro l’abitudine, non era più come prima. La paura si infilava nei gesti quotidiani, non nella retorica.
Era nei genitori che preferivano lasciare libero il salotto piuttosto che lasciare i figli appartati in macchina. Era nei ragazzi che, nonostante tutto, continuavano ad andarci: ma con la macchina parcheggiata in modo strategico, i finestrini coperti alla meglio, l’istinto di tenere il motore pronto come se fosse naturale. Nessuno lo diceva, ma tutti sapevano che la normalità si era incrinata.
E poi c’era Firenze, orgogliosamente Firenze. La città che davanti al buio non arretra: lo prende di punta, lo riduce, lo svuota con l’arma più antica che possiede: la battuta.
Fu allora che iniziarono a circolare quei soprannomi che oggi sembrano folklore ma, in quel momento, erano pura autodifesa emotiva. “Cicci Cicci, il Mostro di Scandicci.” “Lello, il Mostro del Mugello.” Detti così, sembrano quasi sciocchi. Non lo erano.
Erano un modo preciso di togliere potere al terrore: portarlo al livello della gente, farlo diventare caricatura. Perché un Mostro che fa paura domina. Un Mostro che fa ridere, no.
E quel modo di riderci sopra non era superficialità: era coerenza. Firenze ha sempre saputo che la sua bellezza convive con qualcosa di più duro, più antico, più inquieto.
Firenze è una città bellissima proprio perché non è mai stata innocente. Conosce la politica che diventa vendetta, conosce la bellezza che convive con la crudeltà, conosce le storie che continuano a scorrere sotto i palazzi come falde sotterranee.
La vicenda del Mostro si è inserita perfettamente in questa geografia emotiva: non come un corpo estraneo, ma come una nuova tessera di un mosaico già da secoli spaccato a metà tra luce e ombra.
Col tempo, il racconto ha fatto il resto. La cronaca è diventata memoria, la memoria è diventata rituale, e il rituale ha trasformato la paura in identità.
È questo il vero lascito del Mostro: non l’enigma, non la morbosità, non le mille piste che ancora circolano, ma la capacità di Firenze di digerire anche questo, di metterlo nel proprio DNA e continuare a camminare senza perdere la sua eleganza brutale.
Anche i processi, negli anni, hanno fatto la loro parte. Le arringhe, le urla di Pacciani, le frasi di Vanni: tutto è scivolato nel vocabolario comune, trasformandosi in un repertorio di citazioni che ancora oggi qualunque fiorentino sa ripetere a memoria. A volte con ironia, a volte con un black humor quasi imbarazzante, ma sempre con quella familiarità tipica di quando una storia, per quanto oscura, diventa cultura popolare. Non era solo cronaca giudiziaria: era teatro involontario, entrato nell’immaginario come certe scene cult che non si dimenticano più.
Oggi la città non ha più il battito accelerato degli anni Ottanta. Ma ha una consapevolezza diversa: sa che la bellezza, quella vera, non è mai pulita. Deve passare attraverso il buio, sopportarlo, integrarlo. E Firenze, questo lavoro, lo ha fatto meglio di chiunque.
Firenze, oggi, non ha più bisogno di difendersi da quel nome. Ha imparato a conviverci, a lasciarlo dove sta: in quel punto preciso della memoria dove finisce la paura e comincia il racconto.
La città ha capito che non è la luce a renderla unica, ma il modo in cui attraversa l’ombra senza perdere la propria ironia spietata.
È questo, alla fine, il vero lascito del Mostro: aver ricordato a Firenze di che pasta è fatta. E la città, come sempre, ha risposto a modo suo: restando bella. Anche quando nessuno se lo aspettava più.
Per ripercorrere l’intera storia, ecco tutti i capitoli del nostro speciale sul Mostro di Firenze:
- L'estate del mostro
- Il passato tornò ad uccidere
- L'ultima estate del mostro
- Il volto del mostro
- Le ultime ombre del mostro
- Le ombre dopo il mostro
