Cinema, 'With Hasan in Gaza' di Aljafari vince il Concorso Internazionale del 66° Festival dei Popoli

'Il fantasma che è in me' di Michael Beltrami vince il Concorso Italiano. Tutti i vincitori della rassegna internazionale di cinema documentario

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domenica 09 novembre 2025 12:28

Riflessione cinematografica sulla memoria, la perdita e il passare del tempo, filmando una Gaza popolata da ricordi che oggi non esiste più, “With Hasan in Gaza” del regista palestinese Kamal Aljafari (Germania, Palestina, Francia, Qatar, 2025) è il documentario vincitore del Concorso Internazionale e “Il fantasma che è in me” di Michael Beltrami (Svizzera, Italia, 2025), film diario dell’autore da quando gli è stato diagnosticato un cancro nel 2005, che diventa cronaca personale di un ventennio, tra gioie e perdite, vince il Concorso Italiano del 66° Festival dei Popoli, annunciati con la cerimonia di premiazione ieri, 8 novembre, al cinema La Compagnia. 


Il primo premio del Concorso Internazionale (7.000 euro) è stato assegnato dalla giuria composta dalla curatrice Cecilia Barrionuevo (Argentina) e dalle registe Elena Lopez (Spagna) e Mala Reinhardt (Germania) con la seguente motivazione: “La giuria assegna il Primo Premio a un film che intreccia con maestria memoria e presente in un arazzo di resilienza, in cui il ricordo stesso diventa una forza politica. Composto da immagini girate più di due decenni fa, si erge come una potente testimonianza dell’umanità di fronte alla distruzione in corso. Con uno sguardo senza tempo e coraggioso, il regista affronta la violenza della cancellazione, trasformando l’atto del testimoniare in un atto di resistenza.”   

 

Il primo premio del Concorso Italiano (3.000 euro) è stato assegnato dalla giuria composta dal produttore Leonardo Barrile, dal regista Haider Rashid e dalla distributrice Anastasia Plazzotta, con la motivazione: “Per la grande capacità drammaturgica nel costruire un racconto che, attraverso una libera ma rigorosa associazione di pensieri e ricordi, restituisce momenti tanto intimi quanto universali, senza mai cedere alla retorica ma mantenendo uno sguardo nitido, a tratti ossessivo, in cui la forma diventa significato e il significato forma. Un film in cui ognuno può riconoscere un frammento del proprio vissuto, grazie al coraggio dell’autore di esporsi fino a superare i confini del privato, mettendosi letteralmente a nudo, e a un montaggio meticoloso e sensibile che fa tesoro del principio della memoria e della permanenza delle immagini e dei suoni.”

 

“La 66° edizione del Festival dei Popoli è stata caratterizzata da una dimensione profondamente politica – ha detto Alessandro Stellino, direttore artistico del Festival dei Popoli – e i premi assegnati dalle giurie ne sono conferma. In una selezione che ha rispecchiato l’impegno del festival nel raccontare un presente segnato da guerre, genocidi e ingiustizie di ogni tipo si tributa il giusto riconoscimento a opere che affrontano con lucidità e coraggio il tema dell’impegno civile e artistico in un’epoca di grande sofferenza e di messa in crisi dei più basilari diritti umani”.


La giuria del Concorso internazionale ha inoltre assegnato il secondo premio (4.000 euro) a “The Memory of Butterflies” di Tatiana Fuentes Sadowski (Perù, Portogallo, 2025), storia personale e memoria collettiva che si intrecciano nell’indagine impietosa sulle brutalità perpetrate ai danni di un’intera popolazione durante il processo estrattivo della gomma nella regione di Putumayo, in Perù. Con la motivazione: “Per la sua prospettiva profondamente personale, che risuona con la memoria collettiva e storica, questo film offre una riflessione sottile ma potente sull’eredità coloniale e sulle sue risonanze nel presente. Attraverso un approccio poetico ai materiali d’archivio e alla forma corale, la regista trasforma le immagini in uno spazio di resistenza e di ri-immaginazione — dove passato e presente si intrecciano e si riscrivono continuamente a vicenda”.

 

La giuria del concorso internazionale ha inoltre assegnato una Menzione speciale a “Last Letters from My Grandma” di Olga Lucovnicova (Belgio, Romania, Paesi Bassi, Moldova, 2025), “per il suo atto di scrittura coraggioso e intimo, che trasforma la corrispondenza personale in un potente gesto di rivendicazione storica. Siamo stati profondamente toccati dal modo in cui la regista intreccia la macro- e la microstoria, rivisitando il patrimonio silenziato delle donne con tenerezza e forza. Questo film ci ricorda che la memoria non è semplicemente ereditata — deve essere riscritta attivamente, con coraggio.” 

 

Il premio per il Concorso Internazionale Discoveries (3.500 euro) è stato assegnato dalla giuria formata dalla distributrice Marcella Jelić (Croazia), la curatrice e produttrice Flavia Mazzarino (Italia) e la regista Eleanor Mortimer (Gran Bretagna). La giuria ha premiato “Tin City” di Feargal Ward (Irlanda, 2025), con la motivazione: “Quando la guerra è considerata un gioco, ogni scenario è possibile. Sin dalla prima inquadratura, questo film continua a interrogarci su ciò che vediamo, costruendosi su diverse temporalità storiche. Non ci resta che riflettere su come i sistemi di potere si perpetuano e reinventano nemici davanti alla resistenza."

 

La menzione speciale del concorso Discoveries è andata invece a “Skin Despair” di Mireia Vilapuig (Spagna, 2025), con queste parole: “Questo film ci riporta alla fragilità di essere un’adolescente, catturando la tensione tra una crescente consapevolezza di sé e l’essere percepite dagli altri, sullo sfondo della violenza sessuale.”

 

Il Premio Discoveries Giuria Giovani va a “Skin Despair”  di Mireia Vilapuig (Spagna, 2025), con queste parole: “L’opera che premiamo questa sera rielabora il coming of age come un percorso di perdita e rinascita. Trasforma immagini personali in un racconto in cui corpo, memoria e immagine si fondono in una riflessione intima sulla crescita. La manipolazione visiva e sonora diventa qui metafora della frattura emotiva, e del difficile cammino verso la riconciliazione interiore. Con un linguaggio libero, e disarmante per sincerità, la regista trasforma la vulnerabilità in un atto di conoscenza. Restituisce la complessità dell’esperienza femminile in una forma che è, insieme, profondamente personale e universalmente riconoscibile”.

 

La Targa Gian Paolo Paoli al miglior film antropologico è stata assegnata dalla giuria internazionale a “D is for Distance” di Christopher Petit e Emma Matthews (Finlandia, 2025), poiché “Questo film è un saggio profondo e stratificato, che intreccia il personale con il globale. Attraverso un eccezionale archivio di filmati domestici, documentazioni di crisi mediche e riferimenti storici, esplora la memoria, la salute, la tecnologia e il capitalismo. Con sensibilità antropologica, affronta con profondo rispetto una malattia stigmatizzata, invitando alla riflessione piuttosto che al giudizio, e rivelando come famiglie, corpi e narrazioni siano direttamente influenzati dal potere, dalla cura e dal commercio”.

 

La giuria del Concorso italiano ha assegnato la menzione speciale al film “White Lies” di Alba Zari (Italia, Belgio, Francia, 2025), “Per un racconto che, con delicatezza, ci fa entrare tra gli sguardi dolci e talvolta dolorosi, e tra i silenzi di una famiglia che, con la pazienza e l’amore di una figlia, cerca di ricomporre un passato misterioso e frammentato, alla ricerca di un’origine, di una terra, di un padre. Un film che, con lo stesso sguardo gentile e malinconico della sua autrice, ci accompagna in un percorso emotivo in cui le fughe del passato e del presente si placano per lasciare spazio alla tenerezza delle piccole, ma grandi, cose del quotidiano; dove il mistero del dubbio si ribalta e diventa consapevolezza”.

 

La giuria del Concorso italiano del Festival dei Popoli ha deciso di riconoscere inoltre la menzione speciale “ad uno dei più grandi autori di documentari del nostro tempo”, Daniele Gaglianone, autore del film “Cumpartia” (Italia, 2025). 

 

Il Premio di distribuzione CG Entertainment “POPOLI Doc” al Miglior Film Italiano è stato assegnato a “White Lies” di Alba Zari (Italia, Belgio, Francia, 2025), con le parole “La regista e protagonista di questa storia ha avuto il coraggio di mettersi in scena insieme ai pezzi dolorosi di un passato che ancora le sfugge, mostrandoci con tocco delicato e poetico il difficile percorso verso la consapevolezza che la propria identità non è definita dagli errori di chi non ha saputo o potuto esserci, ma dall’amore di chi ci sarà”.

 

CG Entertainment offre poi al film europeo vincitore della sezione Habitat l’opportunità di essere distribuito on demand sulla piattaforma cgtv.it. Quest'anno il Premio distribuzione on demand CG Digital per il Miglior Film Europeo (sezione Habitat) è andato a “Slave Island” di Jimmy Hendrickx e Jeremy Kewuan (Belgio, Estonia, Taiwan, Italia, Indonesia, 2024), “Un film che parte da una presa di coscienza antropologica e assume su di sé, a poco a poco, la posizione scomoda e necessaria dell’impegno civile, ingaggiando una lotta tenace e commovente per liberare una singola persona e insieme dimostrando che la lotta per il rispetto della dignità umana va oltre la dimensione geografica e privata della singola persona. La conquista della libertà di Witta riguarda tutti noi.”

 

Il Premio distribuzione in sala “Gli Imperdibili” del Cinema La Compagnia va a “White Lies” di Alba Zari (Italia, Belgio, Francia, 2025), con queste parole: “Per la capacità di unire indagine personale e qualità cinematografica in un racconto intimo e insieme universale; per la forza visiva e la delicatezza con cui affronta il tema della memoria familiare e dell’identità; per la maturità della scrittura filmica, che intreccia voce, immagine e materiali d’archivio trasformando una storia individuale in un’esperienza emotiva condivisa, capace di dialogare con un pubblico ampio e con la sala cinematografica”. 

 

Il premio “Diritti Umani” - Amnesty International Italia va a “Slave Island” di Jimmy Hendrickx, Jeremy Kewuan (Belgio, Estonia, Taiwan, Italia, Indonesia, 2024), con la motivazione: “In una società in cui le violazioni dei diritti umani vengono camuffate e occultate, sono ancora le persone più deboli, povere e marginalizzate ad essere prese sistematicamente di mira. Raccontare le loro storie è fondamentale per smascherare e denunciare ingiustizie e disuguaglianze che hanno radici antiche. Il film fa emergere l’attivismo ostinato di un piccolo gruppo di persone, mettendo al centro tutto il potenziale della loro lotta dal basso, indispensabile per riportare in libertà bambine e bambini tenuti in stato di schiavitù nell’isola di Sumba, in Indonesia”.

 

Il Premio Distribuzione in sala “Il Cinemino” assegnato dal team de Il Cinemino è andato a due documentari. A “White Lies” di Alba Zari, con la motivazione: “Con White Lies, Alba Zari trasforma la ricerca della propria identità in un viaggio cinematografico di rara intensità, dove la memoria personale diventa strumento di indagine collettiva. Attraverso un linguaggio visivo essenziale, la regista ricompone i frammenti di una storia familiare segnata dal trauma e dal silenzio, restituendo dignità e voce a tre generazioni di donne. Il film affronta temi difficili — la manipolazione, la fede, la violenza psicologica — con misura e lucidità, evitando ogni forma di sensazionalismo. L’autobiografia si intreccia alla riflessione politica e culturale, restituendo al documentario la sua forza più autentica: quella di interrogare il reale e di generare empatia. Per la potenza emotiva dello sguardo, la qualità della scrittura cinematografica e la capacità di instaurare un dialogo profondo con lo spettatore, White Lies si distingue come un’opera necessaria, capace di trovare nella sala cinematografica il suo spazio naturale di condivisione e riflessione". 

 

E anche a “She (Lei - Storie operaie dal Vietnam)” di Parsifal Reparato (Italia, Francia, Vietnam, 2025), con queste parole: “Per la capacità di trasformare l’osservazione documentaristica in un racconto corale di grande forza emotiva e profondità sociale. Attraverso un lavoro di ricerca durato anni, il regista accompagna lo spettatore all’interno del più grande parco industriale dell’elettronica in Vietnam, dando voce alle operaie la cui quotidianità è segnata da ritmi estenuanti, anonimato e pressioni sociali. Il film, costruito su più livelli narrativi — tra fabbrica, villaggio e laboratorio performativo — intreccia realismo e simbolismo, restituendo un’immagine complessa delle contraddizioni tra lavoro, dignità e aspirazioni personali. She non è solo un documentario sullo sfruttamento globale: è un atto di responsabilità civile e artistica, un invito a riflettere sul valore della memoria collettiva e della testimonianza, capace di coinvolgere il pubblico in sala attraverso la delicatezza, il coraggio e l’umanità delle protagoniste."

 

Il Premio AMC, dall’Associazione Montaggio Cinematografico e Televisivo a un documentario del Concorso Italiano, è andato a “She (Lei - Storie operaie dal Vietnam)” di Parsifal Reparato (Italia, Francia, Vietnam, 2025), con la motivazione: “Il documentario si distingue per un montaggio che accompagna una costante ed elegante progressione del racconto; restituisce una profonda lettura e comprensione dello spazio narrativo, e presenta un ritmo interno coerente con la ritualità e le emozioni delle sue protagoniste. Le pause e le accelerazioni rispondono con sensibilità all’intensificarsi del racconto, composto da diverse voci che armoniosamente convivono e confluiscono in un unico flusso narrativo. Il montaggio sonoro partecipa a una tessitura in stretta relazione con il piano visivo, amplificando, nel suo complesso, la capacità immersiva dell’opera. Inoltre, il film elabora un linguaggio visivo originale, innovativo e ibrido che genera nuova forza espressiva e stratificazione di senso al suo interno". 

 

La menzione speciale del Premio AMC va a “Il fantasma che è in me” di Michael Beltrami (Svizzera, Italia, 2025), con questa motivazione: “Un riconoscimento per la capacità di costruire una narrazione articolata, sostenuta e attraversata da diversi piani temporali, mantenendo organicità e fluidità. Un montaggio che si distingue per il ritmo serrato, l’utilizzo creativo del materiale di archivio, in cui lo spettatore viene condotto in un racconto profondamente introspettivo, tra realtà e percezione personale”. 

 

 

In foto 'With Hasan in Gaza', il regista palestinese Kamal Aljafari, 'Il fantasma che è in me'

 

 

 
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