Arte, il Museo dell'Opera del Duomo presenta la videoinstallazione 'Eldorato'
L'opera di Giovanni de Gara sarà visibile al pubblico dal 15 ottobre al 1 dicembre
venerdì 10 ottobre 2025 12:42
Il Museo dell'Opera del Duomo a Firenze presenta la videoinstallazione Eldorato (2025) di Giovanni de Gara visibile al pubblico dal 15 ottobre al 1 dicembre 2025.
Promossa dall'Opera di Santa Maria del Fiore, a cura di Antonio Natali, l’opera di De Gara è l’ultimo capitolo e parte integrante del progetto Eldorato, una serie di installazioni site-specific realizzate dall’artista impiegando dei teli isotermici dorati, semplici oggetti salva-vita normalmente utilizzati per il primo soccorso ed entrati nell’immaginario collettivo come “coperte dei migranti”. Rivestendo le porte di chiese e luoghi simbolici con questo oro salvifico, che non splende per carati ma per la bellezza e la semplicità del suo messaggio, l’artista propone una riflessione profonda sul tema dell’accoglienza verso ogni individuo, senza distinzione di razza, genere o credo.
Partito nel 2018 dalle tre porte dell’Abbazia di San Miniato al Monte, il “viaggio” di Eldorato è arrivato nel deserto di Giuda dopo aver fatto tappa in oltre settanta luoghi simbolici italiani (come le chiese e le basiliche di Lampedusa, Genova, Sant’Apollinare in Classe e Parma, il Duomo di Napoli, l’Ara Coeli a Roma, il Sacro Convento di Assisi, il carcere di Venezia, il Comune e la Cattedrale di Palermo e l’Aula Magna dell’Università di Bologna).
Nella videoperformance presentata nel Museo dell’Opera del Duomo, l’invito a immaginare e costruire un mondo diverso, con porte aperte a tutti, diventa una meditazione contemplativa sulla relazione tra uomo e divino. Tutto parte, ancora una volta, da una porta, la Porta d’Oro di Gerusalemme dove, secondo la tradizione ebraica, il divino si manifestava. Una porta murata da Solimano il Magnifico, timoroso che da lì facesse il suo ingresso il messia. Sul solco di questa tradizione, le immagini del video scorrono davanti ai nostri occhi senza bisogno di spiegazioni: l’occhio si perde sulla linea dell’orizzonte e da lì si apre a una preghiera non detta, a un dialogo intimo con l’invisibile. In questi spazi di frontiera, l’uomo si spoglia del superfluo e finalmente si ascolta. L’io si dissolve e si misura con la propria ombra e con il soffio del vento.
È qui, dove i padri del deserto cercavano Dio tra rocce e vento, che si apre la possibilità della rivelazione, evocata dallo sguardo dell’artista attraverso la contemplazione di un paesaggio - al contempo esteriore ed interiore – in cui la luce brucia, la pietra tace e il tempo si dilata fino ad annullarsi. E nel mezzo di questa liturgia del vuoto, un telo termico dorato – fragile reliquia della nostra epoca – si erge come icona di qualcosa che sfugge: un corpo, un’assenza, una figura divina o un relitto umano? Eldorato non dà risposte. Mette di fronte ai nostri occhi un’eco del sacro che richiama l’oro delle icone bizantine e la luce della Trasfigurazione e ci lascia un segno fragile che riflette la luce del sole senza mostrarne il volto.
Per Monsignor Gherardo Gambelli, Arcivescovo di Firenze, Eldorato è forse anche il termine audace che, accostando la parola ebraica El, che significa Dio, all’aggettivo italiano dorato, ci permette – con audacia evangelica – di accostare a quella di un Dio dorato che è atterrato con una veste nuova, l’immagine dei bisognosi in generale e, in particolare, quella dei migranti sopravvissuti alle acque del Mediterraneo e avvolti – quando soccorsi – nelle coperte isotermiche dorate, oggetto, appunto delle installazioni e delle videoperformance di Giovanni de Gara. Se è vero che tutto quello che avremo fatto a uno solo di questi suoi fratelli più piccoli, l’avremo fatto al Signore, allora Egli non ha cessato di bussare alle nostre porte, certo per suscitare sempre di nuovo in noi l’amore (in base al quale, peraltro, saremo giudicati), forse anche per palesarci, Egli l’El dorato, l’illusorietà idolatrica del nostro presunto Eldorado a cui dovremo sottrarci, per ottenere la nostra ricchezza «quella vera» (Lc 16,11)”.
“Giovanni de Gara sceglie la poesia - spiega Antonio Natali, storico dell’arte e consigliere dell’Opera - per indurre a una riflessione sull’abbandono, sul dolore, sulla solitudine, sullo strazio d’un popolo tradito dalla crudeltà di chi avrebbe potuto e dovuto dar loro asilo, salvandoli dalla tragedia. Nel video che ha girato, De Gara si autoritrae in luoghi disparati della terra, quasi sempre investito da un vento di burrasca che sbatte e contorce una coperta termica (simbolo di salvataggi estremi in mare); coperta che ora si lacera, ora s’appiccica, modellandosi, come fosse un sudario, sull’anatomia d’un corpo che, opponendosi al turbine del vento, s’affanna a trattenerla".
“Il Museo dell’Opera del Duomo - afferma Rita Filardi, coordinatrice del Museo e delle Collezioni - in continuità con la sua missione di offrire ai visitatori un’esperienza di coinvolgimento immersivo nell’arte e nella fede attraverso la bellezza, incoraggia – ancora una volta e con forza – il dialogo tra l’antico e il contemporaneo presentando la videoinstallazione Eldorato di Giovanni de Gara legata alle opere site-specific dei teli isotermici dorati allestiti sul portale della basilica di San Miniato al Monte e della Santissima Annunziata oltre a numerose altre chiese. Il video narra un percorso segnato dalla solitudine e dall’isolamento ed è volto a sottolineare il tema dell’accoglienza e dell’apertura verso il prossimo, con l’intento di suscitare la riflessione e il raccoglimento al fine di rafforzare e di condividere il valore di un’umanità viva che miri a ricercare il senso di fratellanza e di pace”.