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Gkn parla di investitori, Fiom: 'Non siamo al corrente di alcuna dimostrazione di interesse'

I lavoratori: 'Se c’è qualcuno che sta trattando il futuro della nostra fabbrica sulle nostre teste, sappia che noi promettiamo rabbia'

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mercoledì 17 novembre 2021 15:46

Tre proposte di investitori per la Gkn di Campi Bisenzio, ma il sindacato mette le mani avanti. "Questa mattina Gkn ha inviato alle istituzioni e alle organizzazioni sindacali una lettera per chiedere la convocazione di un incontro urgente, motivata dal fatto che l'advisor avrebbe raccolto tre proposte di potenziali investitori e dalla necessità di giungere ad un accordo per attivare un ammortizzatore, individuato in primis nella cassa integrazione per cessazione di attività". E' quanto dichiarano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive e Daniele Calosi, segretario generale Fiom-Cgil Firenze, Prato e Pistoia.

 

La Fiom-Cgil fa sapere di non essere al corrente di alcuna dimostrazione di interesse. "Se ve ne fossero ci saremmo aspettati prima un'informativa da parte ministeriale. Il sindacato è per sua natura parte attiva di una vertenza, non svolge attività notarile. La Fiom-Cgil chiede la ripresa dell’attività produttiva per la continuità occupazionale e favorire l’apertura di una vera trattativa per garantire una soluzione industriale a tutti i lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio".

 

"L'ultimo incontro con il Governo si è svolto il 7 ottobre scorso e da allora nessun confronto è stato aperto sul decreto anti-delocalizzazioni, il Ministero non ci ha inviato il verbale con le posizioni espresse dalle parti, né ci è stato presentato da Gkn l'advisor. L’assenza del Governo in questo mese, la mancata volontà dell’azienda di aprire una reale trattativa, l’assenza di informazione e confronto rischiano di pregiudicare tutto. Gkn non ha mai messo in discussione la propria posizione in questi mesi: prima di affrontare un confronto sulle misure economiche a sostegno dei lavoratori, vogliamo aprire ad una reale contrattazione sul piano industriale e comunque non riteniamo la cassa integrazione per cessazione lo strumento idoneo alla situazione".


È irresponsabile da parte dei Ministeri competenti perdere il tempo conquistato dalla vertenza sindacale e legale senza intervenire con tutti gli strumenti necessari anche legislativi utili. Contrasteremo la scelta aziendale di chiusura con tutti gli strumenti sindacali e legali necessari. Siamo disponibili al confronto ma ribadiamo che, prima di parlare di accordi, sono condizioni necessarie la ripresa dell'attività produttiva e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro", conclude la nota congiunta di Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive e Daniele Calosi, segretario generale Fiom-Cgil Firenze, Prato e Pistoia.

 

"Il rischio di trovarsi di fronte all’ennesimo raggiro da parte di Melrose e in generale da parte di una multinazionale verso il nostro territorio è altissimo. E sarebbe grave se le istituzioni lo consentissero. Come nel 2005 all’Electrolux, come nel 2018 alla Bekaert: Firenze, hai intenzione di farti raggirare di nuovo? Chiunque abbia intenzione serie su questo stabilimento qua troverà serietà, preparazione, professionalità, conoscenza di ogni metro della fabbrica. Noi siamo per la continuità produttiva, per una discussione reale sul futuro industriale di questo stabilimento, siamo pronti a farla, la stiamo già facendo. Gli unici finora ad aver parlato concretamente dello stabilimento siamo noi. Anche perché, qua siamo. E qua rimaniamo. E nel frattempo la mobilitazione è l’unica cosa che ci salverà da eventuali raggiri.

 

"Il corteo di sabato 20 mattina diventa ancora più fondamentale: a partire dalle h 9 in Piazza San Marco. Firenze, mostra i muscoli, perché nessuno osi portare avanti una trattativa farsa alle tue spalle. Ci chiedete se siamo felici delle manifestazioni di interesse per lo stabilimento? Ovviamente sì, ma anche Pinocchio mentre seppelliva le monete d’oro era contento. Noi non sentiamo il Ministero dal 7 ottobre. Per quanto ci riguarda finora non c’è stata nessuna trattativa. Se c’è stata, noi ne siamo completamente tagliati fuori. Se c’è qualcuno che sta trattando il futuro della nostra fabbrica sulle nostre teste, sappia che noi promettiamo rabbia. E chiediamo sin da ora scusa al territorio per ogni eventuale disagio futuro".

 

"La lettera che Gkn ci ha mandato questa mattina è già su tutti i giornali. Non ci stupiamo. Quella lettera ha un compito prettamente mediatico. Quello che vogliono dire è che già tutto cucinato, tutto deciso: basta che firmiamo la cassa integrazione di cessazione d’attività. Cioè il disimpegno totale e definitivo di Gkn. E che, se non accettiamo questo ricatto, riparte la procedura di licenziamento. La cassa integrazione per cessazione d’attività non è lo strumento per la continuità produttiva. E’ lo strumento per far scappare Gkn in cambio di vaghe promesse. Un compratore serio e con un piano chiaro non ha nessun interesse alla cassa per cessazione d’attività ma può comprare lo stabilimento e attivare una cassa ordinaria per riorganizzazione. Ricordiamo inoltre che Gkn può rimetterci a lavorare in qualsiasi momento e con la dovuta serietà e tranquillità portare avanti la vendita dello stabilimento. La scelta di tenerci fermi e bruciare liquidità è totalmente da ascrivere alla stessa Gkn. La cassa per cessazione interessa quindi solo a Melrose. Non ai futuri compratori. Ed è lo strumento di un ricatto, non di una trattativa".

 

"Basta leggere attentamente ciò che scrive l’azienda: “abbiamo, come noto, nominato un advisor specializzato di comprovata fama, il quale ha approntato un piano di reindustrializzazione sottoposto con positivi riscontri a potenziali investitori raccogliendo alla data odierna ben tre proposte che necessitano di una due diligence del sito produttivo ed una verifica delle competenze delle persone dei lavoratori, di modo che ciascun interessato sia posto nelle condizioni di elaborare il proprio piano di investimento (…). Per scongiurare il ritiro di tali proposte, occorre agire con la massima tempestività (…) a partire dalla verifica sullo strumento per la cassa integrazione per la cessazione attività che consentirebbe un instradamento immediato del percorso.” Un advisor, quindi, riceve un mandato da un liquidatore che a malapena conosce l’azienda e in qualche settimana trova tre compratori che nemmeno hanno visto lo stabilimento. E perché il futuro si realizzi, noi dobbiamo firmare la cessazione d’attività. E non solo, ma anche di corsa. Abbiamo già visto tutto questo, abbiamo già mangiato la foglia".

 

"Il 7 ottobre l’incontro al Ministero non è stato nemmeno verbalizzato. Siamo stati gli unici, con la Cgil-Fiom, a mandare un verbale con le nostre posizioni. E da allora non abbiamo saputo più nulla. L’azienda è di fatto ferma alle posizioni di agosto. Ribadiamo perciò quanto abbiamo detto decine e decine di volte: - chiarezza sul mandato di vendita da parte di Gkn - l’advisor deve essere Invitalia - continuità occupazionale e dei diritti: stessi posti di lavoro, stessi contratti, stessi accordi - chiarezza sul piano produttivo e occupazionale e sui suoi tempi di attuazione - vendita dello stabilimento in continuità produttiva e in base a questo eventualmente attivazione di un ammortizzatore integrato economicamente per traghettare la riconversione - intervento pubblico, anche in caso di arrivo di un compratore privato, a garanzia di un vero ponte verso lo scenario produttivo futuro. Queste sono le regole di ingaggio di una trattativa seria. Basta giocare con la vita dei lavoratori Gkn e dare credibilità a soggetti improbabili".

 

 

 
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