Il Commissario Bordelli fra ricordi, omicidi e Firenze. Intervista allo scrittore Marco Vichi
La saga del commissario è giunta al decimo libro
giovedì 09 gennaio 2020 11:00
Marco Vichi non ha bisogno di presentazioni. Fiorentino e scrittore di numerosi racconti e romanzi e padre letterario del Commissiario Bordelli. Abbiamo deciso di scoprire qualcosa di più sul commissario fiorentino, al cui saga conta dieci libri, che risolve i casi più complicati con la sua umanità nascosta sotto uno strato ruvido.
La domanda più banale del mondo: da dove nasce il Commissario Bordelli?
Nasce dalle letture di Friedrich Dürrenmatt, è tutta colpa sua. Non amo il giallo classico, tutto indagine e meccanismo e niente umanità dei personaggi, e non l’ho mai frequentato… poi ho letto questo svizzero geniale e mi è venuta voglia di giocare con il genere.
Da dove traggono origine i tuoi racconti di guerra? Sono talvolta molto crudi, ma sono uno dei dettagli migliori dei libri…
Sono cresciuto ascoltando i racconti di guerra di mio padre, grande “narratore”. Con i romanzi del commissario Bordelli, che si svolgono negli anni Sessanta, si è presentata l’occasione di salvare quei racconti orali, che altrimenti sarebbero andati perduti. Praticamente ho travasato i ricordi di guerra di mio padre nella memoria del commissario.
Perché hai scelto di ambientare le tue storie nel passato?
Non è stata una vera scelta. È scattata una scintilla e con quella ho acceso un fuoco: la ricostruzione di un mondo perduto, che – come dico sempre – è lontano e vicino al tempo stesso.
Dove e come ti informi sulla storia di Firenze per riprodurre le ambientazioni dei libri?
Parto dai miei ricordi “emotivi”, dall’atmosfera di quell’epoca – per me mitica - che ricordo molto bene. Ma ovviamente quando serve mi documento: libri, giornali, riviste, youtube, vimeo, documentari, teche Rai, e spesso anche testimonianze dirette. È appassionante.
Il Commissario inizia a sentire l'aria della pensione... cosa gli accadrà dopo? Quanti altri libri hai in programma?
Sono curioso anche io di sapere cosa farà quando andrà in pensione, lo scoprirò scrivendo il prossimo romanzo. Non progetto mai le storie, le srotolo mentre le scrivo, dunque non so ancora nulla.
Qual è il tuo rapporto con Firenze?
Casualmente, su Firenze la penso come il commissario Bordelli. È una città affascinante ma perfida, inospitale, infida, che dietro la bellezza e la sua apparente luminosità nasconde molti lati oscuri. Da fiorentino posso dirlo, non me ne voglia chi la pensa diversamente.