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Firenze, ruba i gioielli ai genitori per venderli: controlli nei compro oro

Controlli della Polizia di Stato su 20 “compro oro”

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venerdì 27 settembre 2019 19:56

Il Questore di Firenze Armando Nanei ha disposto numerosi controlli ai cosiddetti “compro oro”.

 

La Divisione Polizia Amministrativa e Sociale (P.A.S.) della Questura di Firenze, nel corso dell’intera estate, ha svolto verifiche che si sono concentrate su 20 esercizi commerciali di settore in tutta Firenze, soprattutto nei quartieri noti come Isolotto, Novoli ed in zone centrali della città.

 

I controlli delle attività, che esercitano sulla base di una licenza rilasciata dal Questore, come riporta una nota della questura, hanno riguardato il rispetto della normativa amministrativa e di quella penale.

 

I controlli amministrativi si sono concretizzati sulla verifica dell’esposizione della licenza in luogo ben visibile ai clienti, sull’identificazione dei dipendenti e degli avventori, sull’analisi del registro delle operazioni e sull’effettuata iscrizione del titolare al registro pubblico informatizzato OAM - Organismo Agenti Mediatori.

 

Proprio per quest’ultimo motivo, la violazione della normativa dell’iscrizione al registro ufficiale è stata la causa della denuncia penale all’Autorità Giudiziaria di 3 compro oro, mentre per gli altri aspetti non sono state riscontrate irregolarità nelle attività.

 

Sul posto sono state verificate le operazioni di compravendita, i beni venduti ed i clienti iscritti, identificando 622 persone che avevano lecitamente compiuto le operazioni di vendita dei preziosi. Il passo successivo è stato confrontare i beni venduti ed acquistati con quelli oggetto di denunce di furto, rapina e reati predatori in genere sul territorio nazionale.

 

E proprio questi controlli incrociati hanno portato gli Agenti a passare un pomeriggio con una coppia di coniugi anziani.

 

Tutto è partito da un bracciale in oro che era stato venduto da un giovane fiorentino ad un compro oro dietro il corrispettivo di 350 euro. Le verifiche di polizia hanno ricostruito a ritroso la storia del bracciale e permesso di scoprire che si trattava di un monile di notevole valore affettivo per i suoi genitori. Il figlio, affetto da riferiti problemi di tossicodipendenza, aveva sottratto il bracciale a loro insaputa, per ricavarne qualche centinaio di euro.

 

E questo non sarebbe stato l’unico episodio: è di qualche migliaio di euro il valore complessivo dei preziosi che sono stati riconosciuti dai genitori come propri.

 

 

 
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