Prato waste, indagine sui rifiuti tessili
I rifiuti tramite false certificazioni venivano abbandonati nei capannoni
martedì 30 luglio 2019 15:37
Vengono contestati reati di attività organizzata volta al traffico illecito di rifiuti anche verso l’estero (transfrontaliero) a seguito dell ’ordinanza di Misura Cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Firenze , su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia fiorentina in seguito ad indagini che hanno interessato il territorio Pratese, la Provincia di Pistoia, Rovigo, Mantova e Reggio Emilia.
L' indagine è nata nel 2018 su attività di iniziativa della Polizia Municipale di Prato inerente la gestione dei rifiuti prodotti da alcune confezioni di abbigliamento e pronto moda a conduzione cinese, con particolare riferimento al ritiro degli scarti tessili effettuata ad opera di soggetti di nazionalita’ cinese risultati dalle verifiche compiute, non iscritti all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. Già dai primi accertamenti, secondo quanto riporta una nota del comune, emergeva immediatamente una vera e propria organizzazione dedita alla gestione illecita di rifiuti anche a scapito dei soggetti titolari delle aziende cinesi che sostenevano comunque dei costi per il regolare smaltimento.
I trasporti venivano effettuati, nella maggioranza dei casi, da soggetti totalmente non abilitati al trasporto dei rifiuti o di quella specifica categoria di rifiuto , che si avvalevano di false iscrizioni all’Albo Nazionale Gestori Ambientali al fine di poter eludere un primo controllo operato sulla strada da parte di organi di polizia. Il successivo conferimento intermedio dei rifiuti avveniva presso impianti di recupero fittizi, dove gli stessi, invece di essere sottoposti alle previste operazioni di cernita, selezione ed igienizzazione, venivano semplicemente privati dell’involucro originario (sacco nero) oppure pressati con all’interno gli stessi sacchi neri solo per ottimizzare la successiva fase di trasporto ma senza alcun trattamento.
Successivamente venivano gestiti mediante due diversi flussi, sotto un sistema di regia ben definito dotato di numerose ramificazioni sul territorio, in varie regioni del nord e del centro Italia, all’interno di capannoni fatiscenti ed in disuso, saturandoli ed abbandonandoli, così come accertato compiutamente durante l’attività investigativa svolta.
I proprietari di tali immobili, molte volte inconsapevoli, si vedevano pagata la sola prima rata del contratto di locazione per poi trovarsi alle prese con soggetti “fantasma” ed immobili stracolmi di rifiuti .
I vari soggetti componenti l’organizzazione traevano quindi indubbi vantaggi economici, derivanti dal risparmio dei costi per il rilascio delle autorizzazioni, nonché dal mancato costo di smaltimento per l’invio degli stessi alla corretta gestione presso impianti autorizzati, vantaggi ad oggi in corso di analisi da parte della P.G. operante.
All’esito delle operazioni di stamani sono state eseguite 6 misure cautelari, una custodia in carcere e cinque agli arresti domiciliari.