Da Londra a Firenze in bicicletta per Gaza Soup Kitchen, il viaggio di Martina
'Ho sentito che non poteva essere solo un viaggio mio ma che doveva diventare un viaggio di tutti e per tutti'
lunedì 27 ottobre 2025 12:58
Da Londra a Firenze in bicicletta, con un messaggio di solidarietà che attraversa l’Europa. E' il viaggio di Martina, che dopo sette anni vissuti nella capitale inglese, ha deciso di salutare quella città in modo speciale: pedalando verso casa per sostenere Gaza Soup Kitchen, un’organizzazione che ogni giorno distribuisce migliaia di pasti alle famiglie palestinesi colpite dalla guerra. Il suo viaggio, iniziato quasi per gioco — per non separarsi dalla sua amata bicicletta — è diventato presto un gesto politico e umano insieme: un percorso di libertà, gratitudine e connessione con gli altri.
Lungo la strada, Martina incontra persone, ascolta storie, riceve abbracci e sostegno, ricordando a tutti che anche una pedalata può trasformarsi in un atto di cura verso il mondo.
Partiamo dall’inizio: com’è nata l’idea di partire da Londra in bicicletta per arrivare fino a Firenze?
In realtà avevo già deciso di lasciare Londra dopo 7 anni, di tornare per un paio di mesi a casa mia, in Casentino, per la raccolta delle olive, e poi da gennaio di partire per il sud est asiatico. Poi quando una mia amica mi ha chiesto “Ma cosa ne fai della tua amata bicicletta?” li, ho capito che non avrei potuto mai venderla o lasciarla lì e allora ho preso la decisione di affrontare il viaggio.
C’è stato un momento preciso in cui hai deciso di trasformare questo viaggio in un’azione concreta di solidarietà?
Mentre maturavo lentamente questa decisione ho avuto l’occasione di riflettere sul fatto che tante persone non hanno nella vita questa libertà che ho io, questa facilità di scegliere, di cambiare idea e di prendere decisioni anche senza dover rendere conto agli altri. Molti sono privati di questi diritti. E quindi ho sentito che non poteva essere solo un viaggio mio ma che doveva diventare un viaggio di tutti e per tutti.
Stai raccogliendo fondi per un'organizzazione che distribuisce pasti a Gaza. Come hai conosciuto la loro attività e cosa ti ha spinta a sostenerli?
Ho conosciuto Gaza Soup Kitchen e la loro attività su Instagram dopo qualche mese dall’inizio della loro attività sul campo. Hanno iniziato in modo molto piccolo a sostenere qualche centinaio di persone con quello che potevano e poi sono arrivati a consegnare più di 3000 pasti al giorno e ad aprire questi “kitchen points” per la consegna dei pasti a Gaza. Per me è stato d'ispirazione vedere come loro da qualcosa di piccolo hanno potuto creare una cosa così grande e importante. Non si tratta solo di numeri ma della qualità di quello che fai. La cucina poi per me è sempre stata condivisione, sin da quando ero piccola. Con mia nonna passavo le giornate a giocare in cucina e con lei preparavo tanti piatti della tradizione contadina toscana. La tradizione di un popolo è anche la propria cucina ed essere privati del cibo non è solo un rischio per la vita ma è anche essere privati del diritto di mantenere le proprie tradizioni e la propria identità.
Come ti sei preparata — fisicamente e mentalmente — per affrontare un viaggio così lungo?
Io non faccio bicicletta come sport. La bicicletta è stata semplicemente il mezzo di trasporto principale che ho utilizzato in questi sette anni a Londra, quindi per una media di circa due ore al giorno. Perciò non mi sono allenata fisicamente più di tanto ma mi sento carica di adrenalina e questa come anche altre esperienze che faccio in solitaria - e che ho fatto altre volte da sola - mi fanno sentire sempre molto carica anche mentalmente.
C’è qualcosa che questo viaggio ti sta insegnando su di te e sul mondo?
Si, che la gente è bella nel mondo. La gente mi aiuta a vivere momenti unici e mi ricorda ogni giorno che quello che sono io oggi deriva da tutte le persone che ho incontrato nei miei viaggi e nelle mie due case, Firenze e Londra. Sono diventata così per la cura che gli altri mi hanno dato.
Raccontaci un momento difficile che hai affrontato lungo il percorso.
Un momento difficile è stato l 'ultimo giorno in Inghilterra quando pioveva, pioveva, pioveva e io non arrivavo più; non arrivavo più perché era tutta salita e discesa, salita e discesa e mi sono resa conto che le discese possono essere anche più difficili delle salite.
Come reagiscono le persone quando racconti loro che stai pedalando per Gaza?
Le persone quando dico che sto pedalando per Gaza mi sorprendono tantissimo perché si aprono, mi toccano, mi abbracciano e mi danno da bere, mi offrono il caffè, si complimentano, mi offrono un posto dove stare e quindi c 'è tanta accoglienza. La sto percependo proprio sia in Inghilterra che in questo primo pezzo della Francia. È molto bello. Mi sento molto apprezzata e sento che questa non è una causa mia personale ma è davvero un viaggio di tutti.
Il tuo viaggio si concluderà a Firenze: quando arriverai e cosa rappresenta per te quell’arrivo?
Firenze è stata casa mia per tre anni, ed è stato anche un momento per me importante dove ho potuto praticare anche quella solidarietà di cui avevo bisogno, grazie all'associazione Cambiamente e a tanti amici. Una città dove ho sentito casa nelle persone che ho incontrato - così come Londra - quindi sia il punto di partenza che quello di arrivo sono, in parte, un po’ le mie due case. Il mio viaggio si concluderà a Firenze però ci sarà un rush finale: infatti dovrò arrivare in Casentino, a Soci, il mio paese. Spero di arrivare tra il 30 e il 31 ottobre.
Cosa speri che le persone si portino dietro, leggendo la tua storia o donando alla tua raccolta fondi?
Spero che le persone leggendo la mia storia o donando alla mia raccolta fondi si portino dietro questo senso di connessione che sento io. Io non sento che sto pedalando da sola, anche se poi fisicamente sì. Se non avessi tutte queste persone dietro che mi supportano e mi aiutano non potrei andare avanti. Spero anche di risvegliare un senso di attivismo: la politica non è solamente andare a votare; è prendere decisioni etiche e interessarsi anche a chi nel mondo non ha i nostri stessi diritti. Dare a queste persone dei diritti non vuol dire toglierli a noi ma arrivare ad una società equa e far sì che qualcun altro, oltre a noi, viva dignitosamente.
Per chi volesse contribuire: dove può farlo e come può seguirti lungo la strada?
Questa è una bella domanda! In realtà non ho mai un piano giornaliero fisso. Questa modalità mi aiuta a vivere il viaggio in maniera più spontanea possibile e anche a fare incontri con persone che non mi aspetterei. Ho conosciuto così tantissime persone splendide. Ad ogni modo potete seguirmi sul mio profilo Instagram @wigglymarti e nella mai bio trovate il link per donare su GoFoundMe. Potete fare una donazione di qualunque tipo, per me sarà ugualmente importante e un bel segnale della vostra vicinanza. Grazie di cuore per il vostro supporto, perché da sola non pedalo!
Intervista a cura di Giulia Contini
