Zamal, a Firenze dal Bangladesh a 16 anni: fa il carrozziere e coltiva l’orto con gli anziani delle Piagge
La storia del ragazzino accolto a Casa Silvano del Consorzio Zenit
lunedì 21 luglio 2025 12:46
Zamal è arrivato dal Bangladesh a 16 anni attraverso la tratta degli esseri umani, ingannato da una rete internazionale di trafficanti di uomini con la promessa di un permesso di soggiorno che, al momento dell’arrivo in Italia, si è rivelato fasullo. Disorientato e solo, è finito a vivere in una struttura d’emergenza per migranti. A raccontare la sua storia è il Consorzio Zenit, che ha accolto il giovane nella struttura protetta Casa Silvano, alle Piagge, una comunità residenziale a dimensione familiare che accoglie un massimo di dieci bambini e adolescenti per i quali la permanenza nella famiglia di origine sia temporaneamente impossibile e non sia immediatamente praticabile l’affido familiare.
“Quando sono arrivato a Casa Silvano – ha detto Zamal, che oggi ha 19 anni - ho chiesto agli operatori la possibilità di iscrivermi a scuola, avevo una gran voglia di imparare l’italiano e cominciare il percorso di integrazione in Italia. Il mio obiettivo principale era quello di trovare un lavoro per aiutare i miei genitori rimasti in patria che sopravvivono difficilmente facendo i contadini. Mia madre è malata e spesso non riesce a trovare i soldi per le cure”.
Il giorno dell’iscrizione a scuola, si è messo in ginocchio davanti alle operatrici e le ha ringraziato dal profondo del cuore. Ha svolto prima un corso di italiano attraverso il quale ha ottenuto la licenzia media, poi si è iscritto alle superiori, dove ha seguito un corso per diventare meccanico all’Iti Leonardo da Vinci, infine si è iscritto ad una scuola per meccanici. A scuola impara a parlare e scrivere in italiano, nonostante fosse quasi analfabeta. Oggi Zamal, dopo tanti sacrifici e con grande forza di volontà, ha trovato lavoro come apprendista in una carrozzeria di Firenze. Guadagna i suoi primi soldi in Italia, e buona parte di questi li manda in patria ai suoi genitori.
A Casa Silvano ha iniziato a curare l’orto che c’è nel giardino della struttura. Un orto di grandi dimensioni al cui interno ci sono orti urbani curati dagli anziani del quartiere. “In Bangladesh facevo l’agricoltore perché aiutavo i miei genitori, fare l’orto mi riporta alle mie radici” ha raccontato Zamal. Lo scambio con gli anziani contadini del quartiere è costante. Loro gli insegnano le tecniche di coltivazione italiane, lui quelle asiatiche. “E così, mentre zappo, mi sembra di tornare a casa”. Zucchine, cetrioli, pomodori, melanzane, peperoni, cipolle, basilico e cocomeri. L’orto di Zamal è ricchissimo e lui è felice, anche se avrebbe voglia di rivedere i suoi genitori.
Ma il suo futuro è qui in Italia, così dice lui: “Vorrei proseguire il mio percorso di vita in Italia, un Paese che mi ha accolto, stabilendomi definitivamente a Firenze, acquistando un’abitazione e costruendo una famiglia”.
“Il compito di Casa Silvano non è solo accogliere, ma accompagnare ogni giovane in un percorso individualizzato di crescita emotiva, scolastica e sociale – ha detto la direttrice della struttura Marianna Martinelli - Ogni attività qui, dal momento conviviale alla formazione scolastica, dal supporto educativo alla costruzione di relazioni responsabili, ha l’obiettivo di restituire ai ragazzi fiducia in sè stessi e nella loro capacità di inserirsi pienamente nella comunità. Interveniamo proprio in quelle situazioni in cui la famiglia, temporaneamente, non riesce a sostenere i propri figli, offrendo una progettualità educativa che guarda al futuro di ciascuno”.