Maxi frode fiscale da 2,5 milioni con crediti fantasma a Prato, scatta il sequestro preventivo
Coinvolto un commercialista già al centro di un’inchiesta nazionale
sabato 19 luglio 2025 09:30
Avrebbe creato un complicato giro di frodi fiscali per un valore di circa 2,5 milioni di euro, il commercialista 56enne di Lucera finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Prato che ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo.
Il professionista, secondo quanto riporta una nota della Procura di Prato, sarebbe la figura centrale di una rete già coinvolta in un’inchiesta più ampia, che nel 2023 aveva portato al sequestro di altri 6 milioni di euro e all’arresto di tre persone, coinvolgendo oltre quaranta soggetti in tutta Italia.
Il commercialista avrebbe costituito una società edilizia intestandola a un pensionato foggiano ormai deceduto, aperto un conto online e persino attivato PEC, email e numero di telefono a nome suo. Poi, per aggirare i controlli del Fisco, avrebbe “spalmato” i crediti – sotto i 10.000 euro ciascuno – su oltre 500 persone, in gran parte ignare, tra cui anche minorenni e altri deceduti, molti residenti a Lucera.
I crediti così creati sarebbero poi stati usati da una società a lui riconducibile oppure venduti ad altre aziende, che li avrebbero utilizzati per compensare i propri debiti col Fisco. I soldi ricavati sarebbero finiti su un conto intestato al defunto, ma in realtà controllato dallo stesso commercialista. Tra gli acquisti fatti con quei fondi, spunterebbe anche un Rolex da 20.000 euro, sequestrato poco prima che venisse spedito da una gioielleria di Sarnico a un destinatario fittizio.
Il giudice per le indagini preliminari di Prato ha disposto il sequestro preventivo dei crediti fiscali fraudolenti, bloccando la loro circolazione. La Procura ha anche richiesto l’applicazione della misura cautelare del carcere per il professionista, per i reati di truffa ai danni dello Stato, di emissione di fatture per operazioni inesistenti, di autoriciclaggio e di compensazione indebita di crediti inesistenti
Le indagini sono ancora in corso, e la responsabilità dell’indagato potrà considerarsi accertata solo in presenza di una sentenza definitiva.