Ex Gkn, niente accordo: Qf rifiuta una proroga per i licenziamenti. La Regione scrive al Governo
Fiom: 'Indignazione per comportamento azienda. Fabiani: 'Giornata drammatica ma non lasceremo da soli i lavoratori'
lunedì 31 marzo 2025 19:28
Niente proroga per la procedura di licenziamento dei lavoratori ex Gkn di Campi Bisenzio. Si è svolto questa mattina in Regione il tavolo convocato per la procedura di licenziamento collettivo tra i rappresentanti di Qf e le organizzazioni sindacali, tavolo al quale Valerio Fabiani, consigliere per lavoro e crisi aziendali di Eugenio Giani, ha chiesto una proroga dei termini prima di procedere coi licenziamenti. Qf ha rifiutato e il tavolo tecnico ha quindi registrato il “mancato accordo” fra le parti.
"In attesa del necessario pronunciamento del Giudice del Tribunale di Firenze, la procedura di ammissione al concordato di Qf è ancora pendente e con essa la definizione dei diritti (crediti da lavoro, stipendi) dei circa 120 lavoratori ancora in forza all’azienda di Campi Bisenzio", spiega la Regione.
La Regione scrive ai Ministeri. “Come Regione già nella giornata di oggi scriveremo al Mimit e al Ministero del lavoro per segnalare il mancato rispetto di una legge dello Stato, ovvero del cosiddetto decreto antidelocalizzazioni che in questo caso fu prescritto a Qf dal Tribunale del lavoro di Firenze, che prevede una precisa procedura per l’azienda – spiega Fabiani - Oggi è una giornata drammatica ma noi non lasceremo da soli i lavoratori, sia attraverso il consorzio industriale il cui iter prosegue, anche con il supporto alla cooperativa dei lavoratori, sia attraverso un piano per la ricollocazione che metteremo a disposizione di tutti i lavoratori coinvolti con i Centri per l’impiego e tutti gli strumenti di cui disponiamo come Regione, come formazione e incentivi”.
"L’azienda si è presentata senza alcuna documentazione - commenta Fiom Cgil Fi-Po-Pt - a partire da quella riguardante il piano concordatario presentato pochi giorni fa al Tribunale di Firenze il quale si è preso ulteriori 15 giorni di tempo per richiedere integrazioni e chiarimenti. Durante il precedente incontro istituzionale, lo scorso 13 marzo, l’azienda aveva informato il tavolo che dopo il 18 marzo, giorno di deposito del piano in Tribunale, ne avrebbe dato visibilità a tutti i creditori. Ciò non è avvenuto, per questo la Regione ha chiesto all’azienda di illustrarne i contenuti ma la dirigenza di QF si è rifiutata. La Regione ha chiesto allora a QF di concedere una proroga dei termini della procedura, rinviando i licenziamenti, ma l’azienda ha respinto anche questa richiesta, motivando la scelta con la già avvenuta chiusura dei conti al 31/3 e la necessità di rispettare i tempi previsti dal piano che non intendono modificare. Per avere certezza del credito spettante ai lavoratori è stata allora esortata la dirigenza a fornirci le buste paga e a darci evidenza dei soggetti che devono finanziare il debito prodotto da QF con relativa bancabilità. Ennesimo diniego".
"Quest’azienda si è dimostrata ancora una volta inaffidabile. Senza conoscere gli elementi fondamentali del piano e senza avere la sicurezza dei crediti dei lavoratori non siamo nelle condizioni di affrontare una discussione. Da domani potrebbero arrivare 121 lettere di licenziamento: inviteremo i lavoratori ad impugnarle. Con la massima indignazione condanniamo questo comportamento scorretto che ignora ogni principio di responsabilità sociale e di corrette relazioni industriali", conclude Fiom.
"Il capitale se ne va, scappa, liquida, licenzia. Noi restiamo - scrive il Collettivo Di Fabbrica Lavoratori Gkn Firenze - Trasparenza subito. I tribunali faranno il loro corso; a noi le domande sono chiare: chi c'è dietro i 2 soggetti immobiliari che possiedono oggi lo stabilimento? Perché la proprietà ha chiesto la totale secretazione del piano di liquidazione? Esiste e chi è il "grosso soggetto" economico che si dice sia dietro al pagamento di un debito da 18 milioni di euro? Pagherete fino all'ultimo euro di stipendio, perché i licenziamenti "per fame" sono forse ancora più gravi di quelli "via mail". E' un precedente che non vi permetteremo. Domani arrivano le lettere di licenziamento. Ma una storia sociale non si licenzia. Il Collettivo non ha mai chiesto il permesso di esistere. Siamo pubblica utilità, chiediamo pubblica utilità: progettiamo la ripartenza della fabbrica, i legami mutualistici con il territorio, leggi, piani industriali, conversione ecologica. Chiediamo l'intervento del consorzio industriale pubblico per rilevare l'area e metterla a disposizione di chiunque voglia reindustrializzarla. Il nostro piano industriale è minacciato dai ritardi, dalle mille difficoltà, da un sistema che vuole armi e non riconversione ecologica. Fare presto, difendere la reindustrializzazione dal basso. Il Festival di Letteratura Working Class non è un evento culturale. E' un evento di lotta: chi scrive la propria storia può essere sconfitto, ma non è un "vinto". Abbiamo un piano. L'unico. Fabbrica socialmente integrata, consorzio industriale pubblico, transizione climatica dal basso, azionariato popolare, dichiarazione di pubblica utilità sull'area, società operaia di mutuo soccorso, cooperare, non competere".
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