Ritmi massacranti, macchinari pericolosi, lavoratori sfruttati: impresa sequestrata a Prato
Dodici ore di lavoro sette giorni su sette e un gruppo di lavoratori costretti a dormire sul luogo di lavoro
giovedì 06 marzo 2025 11:30
È stato eseguito il sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini preliminari Prato, delle quote sociali di un'impresa, con sede legale a Prato, operativa nel settore della stampa di tessuti per abiti da donna, gestita da imprenditori cinesi, dei locali della stessa e di quanto lì contenuto, delle possidenze immobiliari e mobiliari della medesima impresa. E' quanto si apprende dalla Procura di Prato.
Il Giudice ha convalidato il sequestro emesso in via d'urgenza dalla Procura pratese e ha emesso autonomo decreto di sequestro, ritenendo configurabili i reati di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo, nonché di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, nei confronti del titolare di fatto e del suo principale emissario nella gestione dell'impresa, già destinatari della misura cautelare personale, confermata dal Tribunale del Riesame. Ha, in particolare, sottolineato come l'esercizio dell'attività d'impresa sia stata esercitata mediante "l'impiego di lavoratori stranieri presenti sul territorio, tutti versanti in uno stato di fragilità e di bisogno e sottoposti a ritmi di lavoro massacranti in un ambiente insalubre e privo di presidi volti a garantire le condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro, la salute e l'integrità fisica dei lavoratori, ponendo in rilievo come l'attività ordinaria fosse caratterizzata da alto rischio, perché svolta attraverso l'impiego di macchinari pericolosi (quali calandre, plotter industriali, ramose, generatori di vapore), attrezzature semoventi, come carrelli elevatori, per il cui impiego i lavoratori irregolari non erano stati adeguatamente formati", si legge nella nota della Procura.
Si è individuata una "condizione di sfruttamento lavorativo nei confronti di quattordici dipendenti di nazionalità cinese privi di permesso di soggiorno e di almeno quattro ulteriori regolarmente presenti nel territorio dello Stato. La condizione di sfruttamento è consistita in dodici ore di lavoro (e in alcuni momenti anche superiore), sette giorni su sette lavorativi, con retribuzione non congrua sottosoglia minima legale (normalmente in contanti, salvo che per alcuni regolari ai quali veniva corrisposta una piccola parte con bonifico) e condizioni alloggiative e igienico sanitarie precarie, con un gruppo di lavoratori costretti a dormire sul luogo di lavoro e in un locale adiacente alla sede dell'azienda".
Un ruolo significativo nell'acquisizione delle risultanze di prova è stato svolto da dieci lavoratori che hanno assunto un atteggiamento di collaborazione con l'autorità giudiziaria, fra i quali, un lavoratore, che, dopo essere stato vittima di tentato omicidio mediante accoltellamento, avvenuto nella sede della citata società, ha intrapreso una collaborazione con la giustizia.
Sono stati nominati due amministratori giudiziari, al fine di verificare se sussistano le condizioni per riavviare l'attività e riportare alla legalità l'esercizio dell'attività d'impresa, regolarizzando la posizione dei lavoratori vittime di sfruttamento, ovvero, in caso di impossibilità di ripresa, di liquidare la stessa, in considerazione dell'ingente valore dell'azienda. Sono risultati assunti oltre ai quattordici clandestini cinquanta lavoratori, dei quali solo sei inquadrati con un contratto di lavoro a tempo pieno, mentre gli altri sono risultati assunti con un contratto part time di quattro ore al giorno per cinque giornate a settimana.
Le investigazioni si sono nutrite dell'apporto degli appartenenti al Dipartimento della Prevenzione dell'Asl Toscana Centro e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo Reparto Operativo del Comando Provinciale di Prato.