Bimbo di 13 mesi con Leishmaniosi curato al Santa Maria Annunziata: il progetto del Meyer integrato
Ha completato il complesso percorso terapeutico all’ospedale di Ponte a Niccheri senza che fosse necessario trasferirlo al Meyer
mercoledì 29 gennaio 2025 11:57
E' una storia a lieto fine quella di un bambino di 13 mesi con una grave e rara forma di Leishmaniosi viscerale, che ha ricevuto la diagnosi e ha completato tutto il suo complesso percorso terapeutico nel reparto di pediatria dell’ospedale della Santa Maria Annunziata, a Ponte a Niccheri, senza che fosse necessario trasferirlo al Meyer.
“In passato – spiega Gianpaolo Mirri, direttore della pediatria dell’Osma – un paziente così impegnativo, per storia clinica ed età, sarebbe stato sicuramente centralizzato al Meyer. Grazie invece alla collaborazione con gli specialisti dell’Infettivologia e dell’Immunologia del pediatrico fiorentino siamo riusciti a dare una risposta di elevata qualità alla sua famiglia, risolvendo una malattia sistemica potenzialmente molto grave”.
La storia del piccolo, iniziata proprio a Natale e conclusasi qualche giorno fa con le dimissioni e il rientro a casa del bambino, è uno degli esempi che rappresentano l’innovativo approccio del Meyer nei confronti delle realtà che operano nell’area fiorentina, e che prevede un continuo scambio di professionisti, competenze e informazioni: è il progetto “Meyer integrato”, esempio di vera rete ospedaliera, varato quasi un anno fa dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e che ora entra sempre più nel vivo, declinandosi in diversi ambiti.
Area materno-infantile. Uno degli snodi di questa collaborazione è la creazione di un Coordinamento interaziendale tra Asl Toscana Centro e Aou Meyer Irccs della rete materno infantile dell'Area Vasta Centro. In questo ambito la collaborazione sinergica tra l’Aou Meyer Irccs e il Dipartimento materno-infantile della Asl Toscana Centro diretto dal dottor Alberto Mattei ha permesso ad esempio alla Asl Toscana Centro di superare la difficoltà di reperimento di pediatri puntando sul ruolo cruciale della formazione e della ricerca. Come? Attraverso lo strumento del cosiddetto “comando formativo”: nei contratti dei medici assunti alla Asl è stata prevista la possibilità di effettuare una quota dell’orario lavorativo presso il pediatrico fiorentino. Questo consente ai giovani specialisti di portare avanti l’attività clinica in ospedale e al tempo stesso di occuparsi della ricerca scientifica al Meyer, ampliando il loro bagaglio di conoscenze mediche e acquisendo maggiore competenza da mettere a disposizione dei piccoli pazienti affidati alle loro cure. Il ragionamento vale anche per gli specializzandi in pediatria del Meyer che avranno la possibilità di ampliare la loro formazione in ambito neonatale. Dal quarto anno di specializzazione avranno infatti l’opportunità di lavorare nei diversi punti nascita della Asl Toscana centro, con un percorso di alcuni mesi che offrirà loro un'esperienza a diretto contatto con i piccolissimi e permetterà di conoscere i diversi punti nascita del territorio.
Tra i progetti in arrivo, uno riguarda l’ortopedia. Il Meyer è punto di riferimento extra regionale per le patologie oncologiche e anche per la traumatologia degli under 14 residenti in Toscana e in Umbria. Questo comporta inevitabilmente una forte pressione a carico della struttura. L’idea, nei prossimi mesi, è quella di aprire un ambulatorio di consulenze presso l’Ospedale della Santa Maria Annunziata, formando i professionisti in loco o prevedendo una presenza dei professionisti del Meyer con cadenza fissa.
“Questa modalità innovativa ha facilitato le assunzioni presso gli ospedali periferici della Asl Toscana Centro e ha migliorato l’efficienza e l’omogeneità dei comportamenti assistenziali della rete pediatrica regionale” commenta Rino Agostiniani, direttore dell’Area Pediatria e Neonatologia della Asl Toscana Centro. Come presidente nazionale della Società italiana di pediatria, Agostiniani conosce bene il problema della difficoltà di reperimento di giovani pediatri da parte delle strutture ospedaliere. “Ho avuto modo di condividere la nostra strategia con i colleghi di altre regioni e il modello è stato molto apprezzato”.
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