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Sollicciano, Nardella: 'Chiedo alla ministra Cartabia di venire a visitare il nostro carcere'

'Il carcere di Sollicciano è una vergogna dell’architettura carceraria del nostro Paese, non aiuta il detenuto'

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martedì 09 novembre 2021 09:25

Il carcere di Sollicciano è una vergogna dell’architettura carceraria del nostro Paese, per tutto il rispetto per chi l’ha disegnata. Quella struttura non è pensata per aiutare il detenuto e per la rieducazione della pena. Chiedo alla ministra Cartabia di venire a visitare il carcere di Sollicciano, sarebbe un grande gesto di attenzione”. Sono parole dure quelle usate dal sindaco di Firenze Dario Nardella, nel suo intervento in Consiglio comunale, in seguito alla comunicazione del garante dei detenuti Eros Cruccolini per la presentazione della relazione annuale.

 

A luglio il carcere era stato teatro di una protesta da parte di alcuni detenuti, che erano saliti sul tetto dell'istituto. “Noi dobbiamo avere la capacità di far vivere il carcere in costante contatto con la comunità - ha continuato il sindaco - perché più opportunità diamo al detenuto di essere reinserito, più questa persona si sentirà un minimo realizzata e utile alla comunità e il giorno in cui uscirà penserà di iniziare davvero una nuova vita. Questo è lo sforzo che deve fare la nostra amministrazione attraverso i tanti progetti culturali, sociali ed educativi. E’ fondamentale guardare all’istituto penitenziario come una forma di rieducazione e di reinserimento della persona nella società”.

 

Il sindaco Nardella ha ricordato che “ogni detenuto costa alla comunità 154 euro al giorno, di cui solo sei per il suo mantenimento e solo 35 centesimi per la sua rieducazione, quella di cui parla la Costituzione italiana”. Ha ricordato anche che la recidiva in Italia è del 68%, dato che scende al 19% quando si applicano misure alternative come la semilibertà e le forme di inserimento lavorativo. 

 

“Oltre al dato della recidiva è sconvolgente il dato delle morti - ha dichiarato Nardella -: oggi si muore di carcere. Nel 2018 ci sono stati 67 suicidi, 148 morti, 2019 53 suicidi e 143 morti, 2020 62 suicidi e 152 morti, nel 202148 suicidi e 111 morti. Ma muoiono anche le persone che lavorano in carcere: dal 1998 143 agenti penitenziari morti per suicidio”.

 

“In carcere si crea una comunità - ha spiegato - che purtroppo è afflitta da uno stato di impotenza e depressione che poi sconfina in gesti gravi, che si ripetono in tutti i carceri e anche nel nostro. La politica deve essere seria e consapevola della sfida che abbiamo di fronte e riprendere in mano la Costituzione perché è lì la soluzione per evitare il sovraffolamento, da un lato favorendo le misure alternative e ripensando le strutture carcerarie e dall'altro lato non trovarsi costretti, a causa delle violazioni sistematiche delle norme internazionali sul trattamento dei detenuti, a dover votare l'ennesimo provvedimento svuota carceri. Perchè è inutile, è un dibattito che non serve al Paese e che serve solo ad alimentare frange opposte”.

 

“Il nostro obiettivo deve essere attuare la Costituzione - ha concluso il sindaco -: la rieducazione della pena non solo ci consentirebbe di spendere molto meglio le risorse pubbliche, ma anche di dare un'opportunità ai detenuti. Qui c’è in gioco il valore etico, sociale di una società, per questo il sistema penitenziario va ripensato e ricostruito”.

 

Alle parole del sindaco fanno eco quelle dell’assessore a Welfare Sara Funaro. Sollicciano è una struttura da rifare completamente. Nel piano della sanità che abbiamo a livello territoriale stiamo spingendo molto sulla domiciliarità delle cure, ovvero sulla casa come primo luogo di cura perché è a domicilio che si fanno azioni di prevenzione. E quello che vale per i cittadini in città vale anche per i detenuti in carcere. Se il luogo in cui questi ultimi vivono temporaneamente è un luogo che non è sano e dignitoso, i detenuti fanno un passo indietro rispetto al percorso di recupero. Se a questo poi si aggiunge un carcere dove ci sono persone con problematiche diverse, provenienti da contesti culturali variegati, con complessità sociali e di pena da scontare diverse e con problematiche varie, questo rischia di creare una miscela esplosiva all’interno del penitenziario".

 

“Come amministrazione comunale possiamo agire da una parte sollecitando il governo perché venga fatto un ragionamento serio sul tema del carcere - ha dichiarato Funaro - e dall’altra parte dobbiamo continuare negli interventi che stiamo portando avanti per cercare di accompagnare le persone che fuoriescono dal carcere con percorsi di inclusione sociale e lavorativa. Inoltre, dobbiamo continuare a realizzare interventi per dare risposte anche all’interno del carcere, come stiamo facendo con le associazioni, e attraverso nuovi progetti come quello che prevede interventi di etnopsichiatria in carcere in collaborazione con il sistema sanitario”.

 

“Solo se gli interventi di prevenzione sanitaria, in particolare di salute mentale, e di prevenzione sociale si realizzano in un luogo dignitoso - ha concluso Funaro - allora si può parlare di un percorso di rieducazione serio e completo. Noi dobbiamo lavorare in questa direzione”. 

 

 

 
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