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La Congiura dei Pazzi

Una data che cambiò Firenze

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martedì 13 novembre 2018 21:54

La congiura dei Pazzi ha origini più antiche del 26 Aprile 1478; ha origine con l'elezione a Papa di Francesco della Rovere, con il nome di Sisto IV.

 

Il Papa voleva, attraverso la carica ricoperta, dare nuovo lustro alla propria famiglia, per questo iniziò delicate manovre politiche ed economiche. Nominò come cardinali tutti i suoi nipoti, convinto di poter lasciare in eredità il ruolo di Papa.

 

Pietro Riario fu nominato arcivescovo di Firenze, con il compito di trovare eventuali oppositori dei Medici. Non fu un compito difficile: nel 1476 Lorenzo aveva emanato un provvedimento che aveva impedito a Giovanni de' Pazzi di ereditare i beni del suocero, in modo da indebolire la loro potenza economica. Questo fu il primo sgarro che si trasformò in una scia di sangue che cambiò per sempre il volto delle due famiglie e di Firenze.

 

Jacopo de Pazzi era l'esponente più anziano della famiglia, non aveva figli propri ma badava ai nipoti Francesco e Guglielmo.

 

Non era solo l'odio a rendere perfetti la famiglia Pazzi per questa congiura: loro si occupavano degli affari papali ed erano amici di Girolamo Riario (futuro primo marito di Caterina Sforza), il nipote prediletto del Papa che sognava di annettere Firenze al suo Regno di Imola.

 

Alleati ai Pazzi fu Francesco Salviati, l'arcivescovo di Pisa che si è visto negare dai Medici la medesima, ma più illustre carica, a Firenze.

 

I congiurati trovarono una prima ferma opposizione in Jacopo de Pazzi. L'uomo non erra favorevole all'omicidio e, sopratutto, vedeva l'impresa molto incerta. Neanche Papa IV accole l'idea del sangue versato con troppa convinzione ma oramai è deciso: la casata dei Medici doveva finire con il sangue. Lorenzo e Giuliano dovevano morire.

 

Si cercarono nuovi alleati: Giovann Battista da Montesecco, uno dei capitani delle truppe del papa; i fratelli Stefano e Bernardo Banfini, Jacopo Bracciolini.

 

Ma si cercò anche un agnello sacrificale, un uomo che potesse attirare i Medici senza destare sospetti: il cardinale Raffaello Riario era perfetto. Questo ragazzo voleva completare a Firenze i suoi studi e spinto da invisibili macchinazione, scelse la casa de Pazzi come residenza. Lorenzo, sempre pronto a conoscere gli stranieri che raggiungevano Firenze per ragioni di studio, lo invitò nella villa di Fiesole.

 

I congiurati, vedendo l'occasione perfetta, decisero di accompagnare il cardinale: Riario, Salviti e Montesecco, più una manciata di uomini, arrivarono alla villa ma Giuliano non c'era.

 

Tutto sembrava perduto, ma ecco che si apre uno spiraglio: il cardinale si recherà con i Medici alla messa che si teneva la mattina in Santa Maria del Fiore.

 

Il piano prende forma: Giuliano e Lorenzo moriranno e il popolo fiorentino appoggerà i Pazzi, griderà il loro nome.

 

Il Montesecco però si tira indietro: era un uomo legato alla chiesa e non intendeva spargere sangue in un luogo sacro. Per questo vengono assoldati i preti Stefano Bagnone e Antonio Maffei con il compito di togliere la vita al Magnifico. Bernardo Bandini e Francesco de Pazzi ucideranno Giuliano.

 

Sabato 26 Aprile 1478, questa è la data che cambierà Firenze per sempre.

 

Lorenzo si presentò alla cattedrale, puntuale. Ma Giuliano, non c'era di nuovo. Francesco de Pazzi e Bernardo Bandini decisero di andare a cercarlo, per riportarlo all'appuntamento con la morte. Lo trovano a casa e fu convinto a venire.

 

E' il momento decisivo. Le vittime sono disarmate; ad un cenno convenuto Bernardo Bandini estrasse il pugnale e colpì al cuore Giuliano che morì sul colpo, ma Lorenzo no. Venne colpito ad una spalla, riescì a scappare ai due assassini poco esperti nel maneggiare un'arma.

 


Francesco Nori, un amico fedele, gli fece scudo con il suo corpo e, con il suo sacrificio, permise a Lorenzo di chiudersi in sagrestia e salvarsi.

 

Ma come reagirà Firenze? Acclamerà la morte dei Medici? Forse non tutto è perduto. L'arcivescovo Saviati corse verso Piazza della Signoria con l'intento di occupare con la forza Palazzo Vecchio, ma la Signoria era già lì e stava deliberando sui fatti avvenuti. Chiese di poter riferire, ma venne fatto prigioniero.

 

Jacopo de Pazzi tentò di arringare la folla, ma dovette scappare. Firenze era con i Medici e vuole il sangue dei congiurati.

 

Francesco de Pazzi, l'arcivescovo Salviati e Jacopo Bracciolini furono le prime vittime, vennero impiccati e i loro corpi sono appesi con un gancio alle finestre di Palazzo Vecchio.

 

Poco dopo, Jacopo de Pazzi venne trovato in periferia insieme a Renato e subironola stessa sorte; Lorenzo scrisse agli Sforza chiedendo aiuto e tutti i congiurati vennnero trovati e giustiziati.

 

Bernardo Bandini venne consegnato dal sultano di Costantinopoli, mentre di Stefano non si ebbe traccia.

 

Girolamo Riario morirà nel 1488, assassinato dalla famiglia Orsi nel corso di una congiura, lasciando vedova Caterina Sforza che molti anni dopo sposerà proprio un esponente della famiglia Medici.

 

I Medici sono sopravvissuti ma il trauma non abbandonerà mai il Magnifico. Rimarrà sempre sospettoso, incupito, quasi paranoico.

 

Guliano sarà celebrato ed osannato in prosa e versi, arrivando quasi ad essere una divinità.

 

Papa Sisto IV scomunicò la famiglia Medici che si era macchiata dell'omicidio di un arcivescovo.

 
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