Arrestati due imprenditori, di 50 e 51 anni, di nazionalità cinese, titolari di due imprese, per i delitti di occupazione di stranieri privi di permesso di soggiorno e di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, in quanto, presso le loro imprese insediate in Prato, sono risultati impiegare lavoratori stranieri (tutti cittadini cinesi) presenti illegalmente sul territorio dello Stato italiano, tutti impegnati senza contratto di lavoro (e dunque lavoratori in nero) e, di conseguenza, privi di qualsiasi tutela retributiva, previdenziale ed assistenziale. E' quanto rende noto la Procura di Prato.

Complessivamente, nei due opifici sono stati individuati tredici lavoratori irregolari tutti in condizione di clandestinità sul territorio nazionale. Su richiesta della Procura, i due arresti sono stati convalidati dal Giudice  per le Indagini Preliminari del Tribunale di Prato, il quale ha emesso - nei confronti del cinquantunenne (classe 1974), un'ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali, per la durata di dodici mesi. 

Le investigazioni espletate, come spiega la Procura in una nota, hanno consentito di rilevare indici di sfruttamento lavorativo ai danni dei lavoratori occupati, tra i quali: retribuzioni non proporzionate e, comunque, palesemente inadeguate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato. I dipendenti delle imprese, risultati essere regolari sul territorio nazionale, hanno riferito di lavorare sino a dodici ore al giorno; violazioni in materia di orario di lavoro, con impiego del personale per un numero di ore di gran lunga superiore ai limiti previsti dalla normativa vigente (sette giorni su sette ogni settimana); mancato rispetto dei periodi di riposo giornaliero e settimanale, con turni di  lavoro prolungati senza interruzioni adeguate.  

Nello stesso stabile in cui insiste una delle due ditte è stato individuato un appartamento (al piano superiore rispetto ai locali aziendali) nel quale sono stati rilevati dei locali adibiti a dormitorio per i lavoratori. Una situazione che ha comportato una forte limitazione della libertà personale dei lavoratori, i quali, consapevoli, della loro condizione di clandestinità, di fatto erano impossibilitati allontanarsi dal luogo di lavoro.

Le attività delle imprese presso cui sono stati eseguiti gli arresti sono state immediatamente sospese per aver impiegato un numero di lavoratori "in nero" superiore al 10% dei presenti al momento dell'accesso. Nella circostanza, tra le altre, sono state riscontrate violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, quali: omessa sorveglianza sanitaria; omessa formazione e informazione dei lavoratori in materia di salute e sicurezza; omessa nomina del medico competente; luoghi di lavoro che non sono stati sottoposti a regolare pulizia e privi di condizioni igienico sanitarie.  

Nel corso dei servizi di controllo sono state anche elevate anche sanzioni amministrative pari a 88.000 euro circa e ammende per oltre 20.000 euro. Le articolate investigazioni si sono nutrite del supporto dei Carabinieri del Nucleo Operativo del Gruppo Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Roma, del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Prato, del Comando Provinciale Carabinieri di  Prato, nonché del personale dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro e dell'Ispettorato Territoriale del Lavoro di Prato-Pistoia, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Prato.  

Dal febbraio 2025, sono 168 i lavoratori di varie nazionalità (cinesi, pakistani, bengalesi, nordafricani) che hanno assunto atteggiamento di collaborazione con la Procura di Prato.  

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