Sammezzano, dieci anni di battaglie per un sogno fiorentino. Parla Francesco Esposito
Il fondatore di Save Sammezzano racconta dieci anni di impegno civile per salvare il castello: dal sogno nato per caso alla nascita della Fondazione che guiderà la rinascita
martedì 11 novembre 2025 11:30
Quando entrò per la prima volta nelle sale moresche del Castello di Sammezzano, tredici anni fa, Francesco Esposito capì che quel luogo non poteva morire. Oggi, dopo una lunga battaglia civile e anni di incertezze, il castello di Leccio (Reggello) è pronto a una nuova vita grazie alla Fondazione Sammezzano e alla proprietà della famiglia Moretti.
Fondatore e portavoce di Save Sammezzano, Esposito è stato il volto e la voce della mobilitazione che ha tenuto accesi i riflettori su uno dei beni più affascinanti e dimenticati della Toscana. Lo abbiamo intervistato per ripercorrere questa storia lunga dieci anni, tra ostacoli, emozioni e speranze.
Francesco, come nasce il tuo legame con il Castello di Sammezzano?
Ho visitato il castello 13 o 14 anni fa, con una delle ultime visite organizzate. Non conoscevo né la sua storia né la sua importanza, lo avevo visto solo dall’esterno qualche volta. Me ne sono innamorato perdutamente. All’epoca ero presidente di un’associazione del Valdarno e scrissi alla proprietà per offrirmi di aiutare, ma non ricevetti mai risposta.
Da quell’intuizione è nato il movimento Save Sammezzano. Come avete cominciato?
A ottobre 2015 è nato Save Sammezzano. Quando il castello fu messo all’asta, lanciai una raccolta fondi simbolica per provare a comprarlo e trasformarlo in un museo. Sammezzano era poco conosciuto e il nostro obiettivo è stato farlo scoprire, scrivendo a politici e giornali, italiani e stranieri.
In questi anni avete vissuto aste annullate, fallimenti e silenzi istituzionali. C’è stato un momento in cui hai pensato di mollare?
Sì, dopo il secondo fallimento della proprietà. Disse, con tanto di comunicati stampa, che si era ripresa e che aveva grandi progetti, ma poco dopo fallì di nuovo. Mi sentii preso in giro, per un attimo pensai di mollare.
Qual è stato, secondo te, il punto di svolta che ha impedito che Sammezzano sparisse davvero?
La visibilità. Molti potenziali compratori si sono avvicinati proprio grazie alle nostre campagne. Abbiamo continuato a parlare di Sammezzano, a mostrarlo, a raccontarlo. È stato quello il punto di svolta.
A distanza di tempo, come giudichi il lavoro fatto da Save Sammezzano ?
Non è mai stata fatta in Italia una campagna di sensibilizzazione per un bene privato. Noi abbiamo lavorato gratuitamente, usando i nostri soldi, per dieci anni. È stato un unicum.
A ottobre è nata la Fondazione Sammezzano e hai deciso di cedere i canali social del comitato. Un gesto forte.
È stata una decisione sofferta. Ho consegnato dieci anni di lavoro nelle mani della famiglia Moretti e mi sono lasciato a nudo, senza rete di sicurezza. Se qualcosa dovesse andare male, dovrei ricominciare da zero.
Una cosa a cui tengo molto è la fruibilità: la famiglia si è impegnata, nell’atto di donazione dei canali social, a mantenere l’apertura pubblica del castello.
Hai avuto modo di confrontarti con la famiglia Moretti?
Sì, e ho massima fiducia in loro. I primi contatti sono avvenuti nell’estate 2024, grazie a Mirko Morandi di Kairos Srl, principale creditore della precedente proprietà.
Cosa pensi del nuovo progetto di recupero e valorizzazione?
Il piano prevede la creazione di un museo al piano nobile del castello.
L’ecomostro da 9.000 metri quadrati sarà abbattuto e al suo posto nascerà una struttura ricettiva più piccola, coerente con il paesaggio e con la storia del luogo.
Il parco sarà riqualificato e reso accessibile, con ingresso a pagamento.
Cosa resta da fare, oggi?
Rafforzare l’immagine di Sammezzano, continuare a mostrarlo e a farlo conoscere. Deve diventare un luogo simbolo della Toscana e dell’Italia, come il castello di Sintra in Portogallo o Neuschwanstein in Germania.
Da evitare, ancora una volta, l’oblio.
Dopo aver lottato così a lungo, che emozione provi ora?
Emozione pura. Ho capito che ce l’avevamo fatta quando sono scaduti i termini di prelazione dello Stato. Ma aspetto il momento in cui, nel 2028, sarà finalmente accessibile a tutti.
Se potessi rivolgerti ai tanti che hanno sostenuto Save Sammezzano in questi anni, cosa diresti?
Grazie, grazie, grazie.
Soprattutto a chi ha raccolto le firme per farlo diventare un “Luogo del cuore” del FAI.
Sammezzano ha unito l’Italia: abbiamo ricevuto firme dalla Sicilia e perfino dalla California. È diventato un simbolo condiviso, che ha superato i campanilismi.
Oggi Francesco Esposito continua a collaborare con la Fondazione Sammezzano, mettendo a disposizione la sua esperienza e il legame costruito in un decennio di battaglie.
'Negli anni – ricorda – il castello ha subito vandalismi e furti, ma è ancora lì. E ora, finalmente, può rinascere. Questa volta per davvero'.
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