Firenze, al Museo Novecento 'Siamo natura': la mostra dell’artista e ambientalista americana Haley Mellin
L'artista ha anche collaborato con il Museo per la rigenerazione del Giardino delle Leopoldine, con la messa a dimora nel chiostro di circa 300 piante
lunedì 23 giugno 2025 18:38
"Siamo Natura": è la prima mostra personale in un museo dell’artista e ambientalista americana Haley Mellin, riconosciuta per il suo impegno nella pittura e nella salvaguardia del territorio. L’esposizione, dal 24 giugno al 29 ottobre al Museo Novecento di Firenze, apre al pubblico martedì 24 giugno, con ingresso gratuito per i residenti nella Città metropolitana in occasione della festa di San Giovanni, patrono di Firenze. Curata da Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, la mostra si sviluppa in quattro sale e approfondisce la pratica dell’artista tra pittura, disegno e attivismo ambientale.
Nel 2017 Mellin ha fondato l’iniziativa no-profit Art into Acres, che ha mobilitato artisti a sostegno della protezione di oltre 30 milioni di ettari di foreste primarie, grazie alla collaborazione con comunità indigene e locali, e a raccolte fondi guidate dal mondo dell’arte. Questi sforzi hanno contribuito alla formazione di parchi nazionali, aree protette, anche indigene, e territori di conservazione comunitaria – ovvero spazi dedicati alla tutela della biodiversità e al riconoscimento legale delle terre in favore di comunità storiche locali. Per la prima volta, il suo lavoro con Art into Acres viene presentato al pubblico come una forma di attivismo artistico, inseparabile dalla sua pratica pittorica e grafica.
Parallelamente al suo impegno nella salvaguardia del territorio, Haley Mellin realizza opere dei paesaggi stessi che contribuisce a proteggere. I suoi dipinti si caratterizzano per un’attenzione ai dettagli guidata da una pittura leggera quasi evanescente, che mette in evidenza la ricchezza e la varietà naturale degli ambienti rappresentati. "L’arte è la conservazione di un concetto, un modo di essere, una storia, una testimonianza, un’eredità - afferma l'artista - La pittura, per me, è conservare uno stato mentale particolare – un modo di stare nella e con la natura. È un omaggio, non un’alterazione. È tempo, osservazione, studio, ascolto mentre la natura parla".
La mostra fiorentina intende raccontare l’impegno costante in difesa della natura che Mellin trasferisce tanto nella sua pratica artistica quanto nei progetti ambientali. L’esposizione riunisce, infatti, una selezione di sue opere - tra cui dipinti, disegni e sketch book - e testimonianze del suo attivismo ambientale, sottolineando la loro interconnessione.
All’interno delle sue opere, Mellin documenta i paesaggi oggetto di tutela, trasformando ogni lavoro in un omaggio a quei luoghi. La sua è una pratica di osservazione attenta e profonda della natura, nel tentativo di raccontare ciò che esiste così come lei lo percepisce.
"La conservazione del territorio, quando ben fatta, è invisibile - afferma Haley Mellin - Non resta alcuna traccia del tuo passaggio: la vita continua a scorrere come ha fatto per millenni".
Il principio della sostenibilità è un elemento imprescindibile e sempre centrale di tutta la sua attività, che guida ogni sua singola azione e scelta. Dipinti e disegni, ad esempio, sono realizzati su piccola scala, in modo da poter essere trasportati facilmente in uno zaino, e nascono lavorando stagionalmente in studi all’aperto, rinunciando a spostamenti, elettricità, riscaldamento e raffreddamento.
Dipingendo lo stesso soggetto naturale da angolazioni diverse e con vari livelli di dettaglio, Mellin mette in discussione le convenzioni della prospettiva e della pittura paesaggistica tradizionale, offrendo un senso di spaesamento. Questo disorientamento è un invito a orientare nuovamente lo sguardo, aprendosi alla meraviglia dell’ignoto.
Mellin si immerge nella natura, dipingendo all’aperto nel cuore delle foreste. Nei suoi dipinti utilizza principalmente gouache, insieme ad altri elementi naturali come il carbone vegetale, l’acquerello e a volte persino il caffè, scelti per la loro semplicità e sostenibilità. Raccoglie l’acqua per diluire i colori, trasmettendo nelle sue opere non solo la vista, ma anche l’umidità e l’atmosfera vivente delle foreste in cui opera. La sua pittura è un atto di presenza e registro, che privilegia il contatto diretto con il paesaggio.
Alcuni titoli riportano le coordinate geografiche dei luoghi in cui i dipinti sono stati realizzati altri, invece, come il Golden Lion Tamarin raccontano l’incontro con una specie in via d’estinzione la cui popolazione è stata ripristinata grazie alla difesa e alla protezione. La mostra include inoltre disegni, anche di grandi dimensioni, intensi e quasi drammatici nella loro cruda rappresentazione di una natura violata e alcuni sketch book, veri e propri diari visivi che documentano un esercizio manuale di osservazione e concentrazione quasi quotidiano, che dal generale procede verso il particolare, dall’astrazione ricerca la figurazione.
All’interno dell’esposizione, un’intera sala racconta ‘l’attivismo collaborativo’ di Art into Acres. Per la prima volta l’iniziativa ambientale no-profit viene presentata in un contesto museale, raccontando i tanti progetti, conclusi o ancora in corso, portati avanti grazie alla collaborazione con artisti, collezionisti, gallerie, musei, ambientalisti, amministratori e comunità. Al centro del progetto vi è il concetto di eredità, ovvero pensare a ‘ciò che lasciamo’. Si tratta di uno sforzo a lungo termine per sostenere la creatività e proteggere gli ultimi paesaggi selvaggi del pianeta. "Un’opera d’arte è la fotografia di un momento nel tempo - afferma l’artista - la terra selvaggia conserva la memoria di ciò che è stato, dall’origine fino ad oggi. Entrambe sono testimonianze di un valore che perdura".
A tal proposito in mostra è esposta l’opera Parable, realizzata dal duo rosenclaire (Rose Shakinovsky e Claire Gavronsky) originario del Sudafrica ma residente in Toscana da diversi anni. Attraverso Art into Acres, la vendita dell'opera ha contribuito alla tutela di centinaia di migliaia di ettari di terreno.
La sostenibilità è un elemento centrale del lavoro di Mellin, non solo nei contenuti, ma in tutte le attività legate alla sua pratica artistica e al suo impegno. In occasione della mostra, l’artista ha collaborato con il Museo Novecento nell’avvio del calcolo delle emissioni di carbonio legate alle sue attività e nello sviluppo di programmi di educazione alla sostenibilità, proseguendo il lavoro già realizzato in passato con istituzioni internazionali come documenta e in musei come il Metropolitan Museum of Art.
Anche le scelte logistiche e di produzione (come trasporti, imballaggi, cornici, stampe grafiche etc.) legate alla mostra sono state fatte valutando di ridurre l’impatto ambientale e le emissioni di CO2, ad esempio ottimizzando i trasporti transatlantici, optando per casse riutilizzabili e materiali ecologici negli imballaggi, utilizzando carta riciclata e carta da parati riverniciabile per il materiale di comunicazione, realizzando le cornici in partnership con One Tree Planted che ha piantato un albero per ciascuna di esse. Le opere sono state spedite in casse riutilizzabili ROKBOX, attraverso la rete ROKBOX LOOP, con un risparmio di 127 kg di rifiuti e 2,3 tonnellate di CO2 rispetto all'utilizzo di una cassa di legno tradizionale. Queste casse riutilizzabili riducono fino al 90% l’impatto del carbonio e dei rifiuti legati alle spedizioni di opere d'arte, migliorando al contempo la protezione delle opere in deposito e in transito. I partner di trasporto Dietl e Butterfly hanno collaborato come consulenti per la sostenibilità.
In parallelo alla mostra, Haley Mellin ha avviato una collaborazione con il Museo Novecento per la rigenerazione del Giardino delle Leopoldine. Il progetto, che inaugura il 24 giugno, ha visto la messa a dimora nel chiostro storico del museo di circa 300 piante autoctone o legate storicamente e culturalmente al paesaggio toscano, frutto di una ricerca sull’assetto originario e sugli usi del giardino. Questo intervento restituisce al chiostro la sua funzione secolare, introducendo arbusti e alberi dalle radici profonde. Il cuore del museo si trasforma così uno spazio verde che cattura le emissioni di carbonio e offrirà un rifugio rinfrescante.
In occasione della conferenza stampa di lunedì 23 giugno, Haley Mellin ha ricevuto il riconoscimento “Colibrì d’Onore” dalla Presidente Elena Stoppioni dell’Aps Save The Planet, prestigioso premio assegnato a figure di rilievo internazionale per il loro contributo alla salvaguardia ambientale. Mellin entra a far parte di un ristretto gruppo di personalità che hanno saputo coniugare arte ed ecologia in modo profondo e trasformativo.