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Deportazione degli antifascisti toscani a Mauthausen, la commemorazione dell'81° anniversario

Giani: 'Un dovere ricordare, monito per il presente dove il rischio è di cancellare decenni di pace'

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sabato 08 marzo 2025 13:56

Questa mattina, sabato 8 marzo 2025, in piazza Santa Maria Novella a Firenze si è tenuta la cerimonia promossa dalle sezione fiorentina dell’Aned (associazione nazionale ex deportati) per la commemorazione dell’81° anniversario della deportazione per motivi politici di oltre 300 cittadini toscani, per la maggior parte lavoratori antifascisti, verso il campo di concentramento Mauthausen.


“La deportazione dell’8 marzo del 1944 fu la vile reazione dei nazifascisti al grande sciopero generale di alcuni giorni prima che vide un’altissima adesione in Toscana e in particolare nell’area di Firenze, Prato ed Empoli”, le parole di Eugenio Giani, che ha partecipato alla cerimonia. “Coltivare la memoria di quei fatti è un dovere di tutti noi verso chi ha contribuito alla nostra libertà e alla nostra democrazie, e costituisce un monito per il presente, in cui soffiano forti i venti di guerra e odio, che rischiano di cancellare decenni di pace e progresso dopo gli orrori della seconda guerra mondiale”.


Al termine della cerimonia odierna il corteo, formato da numerosi Gonfaloni dei comuni dell’area metropolitana, si è recato al binario 6 della Stazione centrale per deporre una corona davanti alla targa dei deportati apposta nel 2012. La stagione degli scioperi organizzati nel marzo del 1944 costituì uno degli eventi più straordinari della Resistenza europea a cui nazisti e fascisti reagirono con una repressione dura e indiscriminata. In Toscana furono arrestati perfino ignari passanti. Le persone fermate vennero trasferite alle Scuole Leopoldine di Firenze. Sul convoglio partito da Santa Maria Novella l’8 marzo 1944 con destinazione Mauthausen, che agganciò a Fossoli e Verona vetture provenienti da Torino e Milano cariche di altri lavoratori arrestati, viaggiarono in 597 sigillati in carri bestiame. Di loro, 341 erano toscani e solo in 64 tornarono vivi.

 

Alla cerimonia è intervenuto anche il presidente dell'Aned fiorentina Lorenzo Tombelli, il quale ha avuto modo di soffermarsi sulle proposte di riforma e sulle scelte governative. “In un ordinamento democratico, la libertà di manifestazione del pensiero costituisce la pietra angolare, mentre le annunciate riforme criminalizzano il dissenso, puniscono detenuti e migranti, svuotano la Carta costituzionale”. L’ANED ricorda le donne scioperanti che allora si opposero al nazifascismo e oggi “sono vittime a causa della sopraffazione maschile”, oppure “sfidano coraggiosamente il potere in Iran, ovverosia le troppe donne uccise perché continuano a battersi per la libertà”. Le conclusioni del presidente dell’ANED di Firenze riguardano l’Europa: “La nostra Associazione, che si fonda sui Giuramenti degli ex deportati, è preoccupata e sgomenta per le recenti affermazioni di Ursula von der Leyen e dei principali leader europei. L’Europa delle armi non è l’Europa che vogliamo: così si tradiscono gli ideali di Ventotene”.

 

È intervenuta anche Giulia Romagnoli, consigliera ANED Firenze, ricordando il partigiano Moreno Cipriani, che “aveva 16 anni quando vide suo padre partire e non tornare più quel pomeriggio dell’8 marzo. La sua è una tra le tante storie che potremmo raccontare in questa giornata”.

 

Carico di entusiasmo è stato l’intervento di Matteo Mazzoni, direttore dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea, secondo il quale “dopo ottant’anni, senza più testimoni, conoscere la storia della deportazione politica conferma quanto fu giusta, ma dolorosa e dura la lotta contro la guerra fascista e nazista”.

 

Infine, la cerimonia si è conclusa con una lettera del Sindaco di Mauthausen, impossibilitato a presenziare. Thomas Punkenhofer ha sottolineato che “le persone che hanno scioperato l’8 marzo 1944 volevano un mondo senza fame e senza guerra; un mondo di solidarietà e non di egoismo; un mondo in cui tutti possano avere accesso all’istruzione, alle cure mediche, a case dignitose e a posti di lavoro che permettano di mantenere una famiglia. Quello di oggi – ha concluso – non è il mondo per il quale i nostri antenati hanno combattuto”. La cerimonia è terminata con il canto Bella ciao, suonato da Letizia Fuochi.

 

 
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