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Rifiuti, la Toscana approva il Piano regionale dell’Economia circolare: 19 nuovi impianti

Soddisfazione da Legambiente con alcune perplessità: 'Squilibrio territoriale nella gestione dei rifiuti'

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giovedì 16 gennaio 2025 14:08

La Toscana ha approvato il suo primo Piano regionale dell’Economia circolare. Con il voto del Consiglio regionale toscano, è stato approvato in via definitiva il ‘Piano regionale dell’economia circolare (Prec) - Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati’, principale strumento di indirizzo, programmazione ed attuazione per la gestione del ciclo dei rifiuti.

 

“In questa legislatura – afferma il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – abbiamo già concluso i lavori ed inaugurato impianti importanti come quello di Montespertoli (Firenze), di Asciano (Siena), di Terranuova Bracciolini (Arezzo), di Peccioli (Pisa); ora con l’approvazione del Piano dell’economia circolare - Piano dei rifiuti, entro il 31 gennaio, potremo accedere a 50 milioni di euro di finanziamenti PNRR, che ci permetteranno di realizzare, in questa legislatura, il più forte e concreto intervento sullo smaltimento dei rifiuti visto in Toscana negli ultimi decenni".

 

“La Regione – aggiunge il presidente – ha abbracciato la sfida della sostenibilità attraverso un piano che ottimizza il recupero di materia prima dai rifiuti e minimizza il residuo. Questo sarà possibile grazie a 19 nuovi impianti, tra realizzati e in corso di realizzazione, che vanno dal riciclo dei rifiuti tessili a quello dei rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), fino ad arrivare a piattaforme più complesse come quella di Scarlino, che risponderà alle esigenze del distretto cartario di Lucca gestendo il pulper, oppure l’ossidatore termico che sarà previsto a Peccioli che si candida come uno degli impianti più innovativi per la chiusura del ciclo e il progressivo superamento delle discariche”.

 

“Grazie a questo patrimonio di progetti – conclude Giani - potremo raggiungere gli obiettivi comunitari della riduzione al 10% del conferimento dei rifiuti in discarica ed il progressivo incremento, fino al 65%, del riciclo di materia al 2030. Oggi vediamo il risultato di un lavoro che ha messo al centro la collaborazione istituzionale e l’innovazione tecnologica, stabilendo anche per i rifiuti speciali l’applicazione di principi generali di tutela dell’ambiente e della salute e riservando particolare attenzione al tema della legalità e del controllo”.

 

Soddisfazione da parte dell’assessora regionale all’ambiente Monia Monni. “Dopo un lavoro lungo 3 anni e 4 mesi – detto, ricordando l’inizio dell’iter nel settembre 2021 e lo straordinario percorso di ascolto e partecipazione portato avanti - la Toscana ha approvato il suo primo Piano regionale dell’Economia circolare. Con il voto di oggi manteniamo fede ad un impegno che ci eravamo presi in campagna elettorale con le toscane e i toscani, realizzando così un primario obiettivo di legislatura”.

 

“I cittadini – spiega Monni - con il proprio voto nel 2020 ci avevano chiesto di imboccare una strada concreta di sostenibilità, che puntasse ad orientare il sistema di gestione dei rifiuti verso politiche di riduzione e di riuso, nonché di sviluppo di una completa rete impiantistica di riciclo e recupero che consentisse di traguardare con serietà l’obiettivo di riduzione dei conferimenti in discarica. Oggi consegniamo ai toscani non soltanto un atto strategico che traccia con chiarezza e determinazione questa strada, ma la concretizziamo ulteriormente presentandoci a questo punto del confronto politico con 19 nuovi impianti di riciclo e recupero in corso di realizzazione e autorizzazione, a cui si sommano quelli di digestione anaerobica per il recupero dell’organico che ci consente concretamente di stoppare un export di rifiuti dalla Toscana che pesava 160.000 tonnellate all’anno. Questa è una svolta radicale e strategica, nel segno del percorso di conversione ecologica che vogliamo realizzare per la Toscana".

 

“L’approvazione del Piano – prosegue l’assessora - è il risultato di un lavoro corale che ha attraversato il territorio regionale e segna un punto di partenza avanzato che ora chiama ciascuno alle proprie responsabilità. Istituzioni ad ogni livello, forze economiche e sociali, mondo del Terzo Settore, cittadine e cittadini in forma singola e associata. Non può esistere economia circolare senza il coinvolgimento pieno e convinto dei territori ed è per questo che servirà adesso non girarsi dall’altra parte, arroccandosi dietro il “no a tutto”, bensì al contrario assumersi l’onere di affrontare ciascuno un pezzo del problema. Consapevoli, come sintetizza efficacemente da tempo Legambiente, che per avere zero rifiuti servono mille impianti”.

 

Monni ricorda inoltre le finalità “di questo primo piano regionale dell’economia circolare, che si articola su tre dimensioni. Quella industriale, perché puntiamo verso una filiera innovativa di trattamento, che si alimenta di materie riciclate e recuperate e che guarda alle operazioni ambientalmente più virtuose in termini di trattamento. Quella sociale, perché da una parte puntare sul riuso significa attivare straordinarie forme di economia collaborativa e dall’altra sviluppare una complessa rete impiantistica significa stimolare nuova e più stabile occupazione. Vi è poi la dimensione della legalità che per la prima volta trova spazio in un atto di pianificazione in materia di rifiuti, ma ritenevamo imprescindibile individuare azioni cogenti per aumentare quanto più possibile i nostri anticorpi rispetto ai tentativi di infiltrazione che in ogni parte di Italia interessano ancora il delicato e complesso settore dei rifiuti".

 

“Questo Piano – conclude l’assessora – è infine anche lo strumento con cui si dà concretezza al lavoro articolato e non semplice sul tema delle bonifiche, che vede in Toscana la presenza di siti estremamente complessi, ma che vede al contempo la determinazione dell’amministrazione regionale a sanare ferite dolorose, restituendo pezzi di territorio agli usi legittimi”.

 

 

Proposte impiantistiche

 

A seguito dell’Avviso pubblico del 2021 sono giunte alla Regione Toscana 41 proposte impiantistiche, di cui 39 sono state ritenute coerenti. Tra queste 12 risultano già realizzate o in corso di realizzazione, mentre per altri 7 impianti sono in corso le procedure di autorizzazione.

 

Realizzati o in fase di realizzazione

1) Rugi Srl - Collevaldelsa: impianto di selezione meccanica/manuale

2) AISA - Arezzo: impianto di selezione e valorizzazione imballaggi

3) Acea Ambiente - Monterotondo Marittimo: impianto di digestione anaerobica

4) Sienambiente - Asciano: impianto di digestione anaerobica FORSU e scarti ligneocellulosici

5) Reti Ambiente - Massarosa: impianto di valorizzazione degli imballaggi

6) FUTURA - Grosseto località Strillaie: nuova linea di digestione anaerobica

7) Alia - Firenze: impianto di trattamento RAEE (in foto la demolizione delle ciminiere dell’ex inceneritore di San Donnino, dove sorgerà l'impianto)

8) Iren - Scarlino: polo tecnologico composto da tre impianti, di cui uno per il trattamento di pulper di cartiera e degli scarti in plastica eterogenea plasmix

9) TB spa - Terranuova Bracciolini: impianto di valorizzazione RAEE

10) Reti ambiente - Massa: impianto di digestione anaerobica

11) Alia - Prato: impianto per la selezione delle frazioni tessili

12) AER - Selvapiana: impianto di produzione biometano da FORSU

 

In fase di autorizzazione

1) Revet - Pontedera: interventi di efficientemento e potenziamento degli impianti di selezione e riciclo plastiche;

2) Ascit - Capannori: impianti di selezione rifiuti tessili

3) Reteambiente - Peccioli: impianto di ossicombustione; ossicombustore


4) Vetro Revet - Empoli: impianti di trattamento rifiuti di vetro urbani;

5) Retiambiente - Massarosa: impianto di valorizzazione imballaggi carta e cartone;

6) Ascit - Capannori: impianto di trattamento e recupero di prodotti assorbenti ad uso personale;

7) RetiAmbiente - Cecina: impianto di trattamento dei rifiuti provenienti dallo spiazzamento delle strade e dalla pulizia degli arenili (Poseidonia spiaggiata).

 

Sono stati inoltre già realizzati extra avviso pubblico due impianti di biodigestione anaerobica che consentiranno di trattare la frazione organica in Toscana evitandone il trasporto al di fuori dei confini regionali:

1) Alia Montespertoli

2) Albe Peccioli

 

 

“L’approvazione del Piano Regionale dell’Economia Circolare non può che essere salutata con soddisfazione,” dichiara Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana. “Promosso dall’assessora Monia Monni, il nuovo Piano mette in grado la Regione, gli ATO e le imprese, cominciando da quelle pubbliche, di mettere a terra i progetti annunciati, misurando così anche l’effettiva intenzione del “sistema” di chiudere davvero il cerchio della gestione dei propri scarti. È di fondamentale importanza, tuttavia, che il nuovo Piano spinga in misura più forte sull’obiettivo della riduzione, la prima delle 4 R, facendo penetrare con più efficacia nell’ordinamento regionale stesso la cultura dell’economia circolare, superando la logica, ormai vecchia, della mera gestione dei rifiuti”.

 

Legambiente Toscana esprime una soddisfazione che non si traduce però in un’adesione acritica. “Sottolineiamo ad esempio un certo squilibrio territoriale, che porta a una migrazione di fatto dei rifiuti urbani dal centro verso la costa,” spiegano Maria Rita Cecchini e Stefano Donati, responsabili della Commissione Economia Circolare di Legambiente Toscana, “O anche la carenza di un’adeguata impiantistica di chiusura del ciclo gestionale, ciclo che, nonostante tutti gli sforzi compiuti, continua a vedere come prevalente il ricorso alla discarica e agli inceneritori, mettendo in secondo piano e in subordine lo sviluppo di tecnologie, nuove ed alternative, per il trattamento dei decadenti (i rifiuti che eccedono dall’esclusivo trattamento meccanico)”.

 

Relativamente alla costruzione degli impianti, Legambiente sottolinea però "come ad oggi la maggior parte delle manifestazioni d’interesse per impianti di riciclo chimico sono state abbandonate dagli stessi proponenti, talvolta anche per la complessiva incapacità delle istituzioni e delle aziende di affrontare il tema del consenso e della sostenibilità sociale degli impianti, restando ostaggio in molti luoghi delle diverse sindromi NIMBY e NIMTO", si legge in una nota di Legambiente.

 

Tra i limiti Legambiente segnalaa quello relativo al fatto che "il PREC non sembra prestare troppa attenzione alla differenza che sussiste fra “percentuale di raccolta differenziata” e “percentuale effettiva di riciclo o recupero”, che ancora fa registrare un significativo scarto da colmare per i processi preliminari di preparazione per il recupero che generano le raccolte stesse. Pochi sanno infatti che la stessa raccolta differenziata genera scarti e il riciclo effettivo ancor di più. Si tratta di un gap culturale prim’ancora che tecnico che richiede un duplice slancio in avanti. Il primo sull’impiantistica innovativa, che porti davvero alla transizione ecologica, il secondo relativo a una sempre più necessaria attenzione e cura non solo alle quantità di differenziata ma anche – e soprattutto – alla loro qualità".

 

Secondo Legambiente Toscana queste considerazioni relative ai limiti del nuovo Piano, non cancellano la soddisfazione di fondo ma vogliono rappresentare uno stimolo – una volta approvata la legge – a mantenere alta l’attenzione sulla messa in opera del Piano, che monitoreremo con rigore nel tempo. Chiedendo inoltre che siano finanziate buone pratiche di riciclo e una sempre più diffusa attività di educazione ambientale e che gli obiettivi di crescita delle raccolte differenziate siano sostenuti da opportuni incentivi premianti sulla Tassa sui rifiuti (TARI).

 

 

 
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