Firenze, ristoranti e riciclaggio: sequestrati beni per 2 milioni di euro, tra cui due Ferrari e gioielli
L'indagine su un'associazione per delinquere dedita all'acquisizione di locali di ristorazione nel centro di Firenze
mercoledì 10 luglio 2024 15:31
Questa mattina la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze, con l'ausilio dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze, ha eseguito il decreto preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Firenze, emesso nell'ambito del procedimento penale inerente a una presunta associazione per delinquere, costituita da cittadini albanesi e italiani, finalizzata all'appropriazione indebita aggravata e all'autoriciclaggio, dedita all'acquisizione di locali di ristorazione nel centro di Firenze.
E' quanto si apprende dalla Procura fiorentina. Il sequestro è indirizzato verso beni per un valore di circa 2 milioni di euro, provento dell'appropriazione indebita e frutto del reinvestimento di proventi illecitamente accumulati. L'esecuzione ha interessato le province di Firenze, Napoli e Modena. Oggetto del decreto di sequestro preventivo sono auto di lusso (due Ferrari del valore di 6.000.000 euro), denaro contante per un ammontare pari a 476.200 euro, collane, bracciali d'oro, preziosi e quote di società di due S.R.L. con sede a Firenze, proprietarie del ramo di azienda di un ristorante e di un Bar-gelateria-caffetteria.
Contestualmente, sono in fase di esecuzione in Firenze decreti di perquisizione e sequestro, emessi dal pubblico ministero, nei confronti di ulteriori 14 attività economiche riconducibili agli indagati, i quali, abusando del loro ruolo di amministratori e soci, avrebbero cagionato un ingente danno patrimoniale alle loro stesse società.
Le risultanze delle attività eseguite saranno vagliate dal Giudice preposto e, dunque, la responsabilità delle persone sottoposte alle indagini dovrà essere vagliata nelle successive fasi del procedimento penale. Il principio di non colpevolezza che vige nel nostro ordinamento impone di ritenere accertata la responsabilità solo in esito all'intervento di una sentenza definitiva.